PER I MEDIA AFRICANI IL NOSTRO GOVERNO AVREBBE AVUTO RASSICURAZIONI

Banca d’Algeria pronta a sbloccare i capitali Cevital

PIOMBINO 10 feb­braio 2016 – Il gov­er­no ital­iano avrebbe avu­to garanzie dalle autorità alger­ine cir­ca lo sbloc­co, da parte del­la Ban­ca d’Algeria, dei cap­i­tali di Cevi­tal. Lo scrive il gior­nale Maghreb emer­gent in un arti­co­lo fir­ma­to da una delle sue cro­niste di pun­ta, Sel­ma Kas­mi. Addirit­tura, sec­on­do il gior­nale, che riprende fonti ital­iane ed anche i recen­ti arti­coli di Cor­riere del­la sera e Sole 24 ore, la min­is­tra Fed­er­i­ca Gui­di andrebbe al prossi­mo incon­tro rin­vi­a­to al pri­mo mar­zo, forte delle ras­si­cu­razioni del gov­er­no algeri­no e quin­di si atten­derebbe da Cevi­tal una altret­tan­to val­i­da ras­si­cu­razione sui prog­et­ti Afer­pi per il polo di Piom­bi­no. Con tut­ta la pru­den­za del caso pare quin­di di essere di fronte ad una buona notizia anche se alcu­ni rifer­i­men­ti ed alcu­ni dis­tin­guo giun­gono dall’Algeria e non pos­sono essere sottaciu­ti.
Le indi­cazioni che Maghreb emer­gent par­lano di 600 mil­ioni di euro “nec­es­sari per il recu­pero delle acciaierie di Piom­bi­no”. Nell’articolo non si fa invece cen­no al polo logis­ti­co e alla real­iz­zazione delle inizia­tive nel set­tore agro ali­menta­re.
È la pri­ma vol­ta, da diver­si mesi a ques­ta parte, che un gior­nale algeri­no si riferisce in modo esplic­i­to alle inizia­tive impren­di­to­ri­ali di Issad Rebrab in Italia. Fino­ra si era par­la­to di tut­to, dal­la Fran­cia alla Spagna, dal Brasile, a numerosi altri pae­si africani, ma mai, neanche un cen­no, per Piom­bi­no. E quin­di colpisce anco­ra di più l’articolo del­la Kas­mi che per­al­tro è sta­to anche com­men­ta­to da let­tori algeri­ni, alcu­ni dei quali sem­bra­no piut­tosto preparati e sicu­ra­mente parte­cipi delle vicende del mon­do impren­di­to­ri­ale. In queste loro note si spazia dal­la pun­tu­al­iz­zazione sec­on­do cui l’autorizzazione all’utilizzo dei fon­di da parte del­la Ban­ca d’Algeria si riferisce solo “agli inves­ti­men­ti logis­ti­ci riguardan­ti prodot­ti real­iz­za­ti in Alge­ria, più o meno 60 mil­ioni di euro, che non han­no nul­la a che vedere con l’acciaio”, alla sen­sazione che “dietro ci sia qualcos’altro”, non con­vin­cen­do l’ipotesi che Rebrab (“non è un paz­zo”) si butti nell’impresa-acciaio sen­za val­u­tarne le prospet­tive. Quest’ultima tesi viene sostenu­ta da un let­tore che si fir­ma TRUC e che appare tutt’altro che sprovve­du­to in mate­ria. Egli non ipo­tiz­za un’operazione indus­tri­ale da parte di Rebrab dal momen­to che “tutte le fab­briche siderur­giche  — stan­no chi­u­den­do in Europa e non c’è futuro a breve o medio ter­mine e per capire l’avvenire di questo set­tore basti vedere la situ­azione di Arcelor Mit­tal o l’ul­ti­ma usci­ta dei france­si sul dump­ing cinese”.
La situ­azione è chiara­mente molto com­p­lessa, i rif­lessi anche sug­li inves­ti­men­ti piom­bi­ne­si sono evi­den­ti e non sem­pre si han­no gli stru­men­ti, le sen­sazioni e anche le com­pe­ten­ze per com­pren­dere fino in fon­do. Ce lo ricor­da un altro let­tore, che si fir­ma Moho e che scrive: “Si vede che la stam­pa ital­iana non conosce l’Algeria. Il bloc­co dei cap­i­tali non è dovu­to alla con­giun­tu­ra o al calo del prez­zo del petro­lio. È solo un rego­la­men­to di con­ti”. Come rifer­i­men­to egli indi­ca in pri­mo luo­go il più volte cita­to min­istro Bou­chouareb e poi col­oro “che vogliono abbat­tere Rebrab ad ogni cos­to”.

 

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