APPURATO CHE IL PIANO INDUSTRIALE DI AFERPI NON ESISTE

Ma il Comune di Piombino gioca con la variante

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Redazione

PIOMBINO 1 gen­naio 2017 — La sot­toseg­re­taria all’am­bi­ente Sil­via Velo (foto a sin­is­tra)  infor­ma (La Nazione 30 dicem­bre 2016), ulti­ma in ordine di tem­po, che il min­istro Cal­en­da sta aspet­tan­do da parte di Afer­pi la pre­sen­tazione di un piano indus­tri­ale con alle­ga­to il piano finanziario e con un crono­pro­gram­ma. Del resto è la stes­sa sot­toseg­re­taria a derubri­care quel­lo del­l’aprile 2015 a un bel prog­et­to che, oltre alla riqual­i­fi­cazione del­la parte siderur­gi­ca, prevede­va la logis­ti­ca e l’agroalimentare. Un bel prog­et­to più sim­i­le ad una eserci­tazione let­ter­aria che a un piano indus­tri­ale, si potrebbe dire, ma di quel­lo ci si è fidati (com­pre­si i fan­ta­sci­en­tifi­ci tem­pi di attuazione lì pre­visti) e su quel­lo non sono state richi­este garanzie: la con­clu­sione è evi­dente agli occhi di tut­ti e così non res­ta che atten­dere un altro vero piano indus­tri­ale.
Nel frat­tem­po però il Comune di Piom­bi­no ha adot­ta­to una pesante “Vari­ante urban­is­ti­ca per l’at­tuazione del Piano Indus­tri­ale Afer­pi” e dunque sorge spon­tanea la doman­da su quale piano indus­tri­ale si basi il Comune stes­so. Dagli atti si capisce che il rifer­i­men­to è quel­lo che viene chiam­a­to “Piano di svilup­po indus­tri­ale Afer­pi MASTERPLAN”  che si ispi­ra al piano del­l’aprile 2015 (quel­lo derubri­ca­to dal­la sot­toseg­re­taria), anche se se ne dif­feren­zia in maniera non pic­co­la, ad esem­pio per quel che riguadra le pre­vi­sioni siderur­giche ed anche i tem­pi di real­iz­zazione. Non deve essere piaci­u­to molto al min­istro Cal­en­da (ammes­so nat­u­ral­mente che lo conosca) forse per­ché, di nuo­vo ad esem­pio, non ci sono pre­vi­sioni di cop­er­tu­ra finanziaria e le pre­vi­sioni per l’a­groal­i­menta­re ed il com­mer­ciale sono chia­mate sola­mente “Cen­ni sui com­par­ti Agro ali­menta­re e Com­mer­ciale”. Per non par­lare poi dei tem­pi di attuazione (il cosidet­to crono pro­gram­ma) in parte superati in parte solo immag­i­nati già all’at­to dell’ adozione del­la vari­ante:

  • polo siderur­gi­co 28 mesi dal­l’aprile 2016,
  • polo logis­ti­co dicem­bre 2023,
  • dis­mis­sioni e demolizioni dicem­bre 2020,
  • polo agroal­i­menta­re dicem­bre 2022,
  • polo com­mer­ciale-arti­gianale feb­braio 2025.

E così il min­istro ne chiede uno vero.
In sostan­za nel­l’aprile 2015 il pri­mo piano indus­tri­ale non c’era, nel gen­naio 2017 il sec­on­do piano indus­tri­ale non c’è, il ter­zo futuro piano indus­tri­ale è di là da venire.
Eppure il Comune di Piom­bi­no man­da avan­ti la “Vari­ante urban­is­ti­ca per l’at­tuazione del Piano Indus­tri­ale Afer­pi” che così rischia di fare la fine del­la vari­ante per le aree indus­tri­ali del 2008, basa­ta sul piano di svilup­po Luc­chi­ni, che è lì vigente e inat­tua­ta come quel piano. Ma il ter­ri­to­rio è impeg­na­to, eccome.
La doman­da sem­plice sem­plice è: “Non sarebbe meglio, pri­ma di lan­cia­r­si in deci­sioni urban­is­tiche così impeg­na­tive, oltre­tut­to basate su pro­poste pri­vate, fare qualche pre­lim­inare ver­i­fi­ca?”.

Una risposta a “Ma il Comune di Piombino gioca con la variante”

  1. Paolo Luppoli says:

    Era il 2 dicem­bre 2014 e la stam­pa ripor­ta­va sot­to il tito­lo
    “Luc­chi­ni: Lan­di­ni, bene accor­do con Cevi­tal, è un ‘sign­or piano’ ”
    le seguen­ti dichiarazioni:
    “L’ac­cor­do rag­giun­to per il pas­sag­gio del­la Luc­chi­ni alla Cevi­tal dimostra che “in Italia c’è la com­pe­ten­za nec­es­saria” per lo svilup­po del­la siderur­gia, favorita anche dal­la “posizione strate­gi­ca” del Paese. E’ il com­men­to del seg­re­tario gen­erale del­la Fiom, Mau­r­izio Lan­di­ni, che giu­di­ca il piano del grup­po algeri­no “un sign­or pro­gram­ma indus­tri­ale”, con 400 mil­ioni di inves­ti­men­to e il poten­zi­a­men­to del polo logis­ti­co di Piom­bi­no. Sec­on­do Lan­di­ni, a questo pun­to, “sarebbe nec­es­sario che il gov­er­no con­vo­casse un tavo­lo per il rilan­cio di tut­to il set­tore siderur­gi­co”.

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