Fumata nera dopo altre fumate nere

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pervenuta in redazione

PIOMBINO 5 agos­to 2016 — Un’altra fuma­ta nera. Ieri molti lavo­ra­tori Afer­pi ed ex Luc­chi­ni era­no sot­to la sede del MISE nel­la trep­i­dante atte­sa di rice­vere un seg­nale, una novità di qual­si­asi tipo, una nuo­va sper­an­za a cui aggrap­par­si, ma dopo ore di atte­sa sono sta­ti mes­si di fronte all’ennesimo rin­vio. Anche noi erava­mo lì, con­vin­ti che dopo più di un anno si sarebbe fat­ta un min­i­mo di doverosa chiarez­za sul­la vicen­da, ma niente di tut­to ciò è avvenu­to. Tut­to rimanda­to a metà set­tem­bre, tut­to rimanda­to all’ennesimo tavo­lo, dove per­al­tro, non si par­lerà di tem­p­is­tiche, di impianti e finanzi­a­men­ti, ma di come gestire gli ammor­tiz­za­tori sociali per rius­cire a man­tenere in forza tut­to il per­son­ale, in prat­i­ca di come tenere in vita il mala­to. In questo momen­to così dram­mati­co ci sen­ti­amo di riv­ol­gere un appel­lo a tutte le par­ti in causa: bas­ta trin­cer­ar­si dietro posizioni di ren­di­ta. Qual­cuno con­tin­uerà a dire che noi scom­met­ti­amo politi­ca­mente sul fal­li­men­to del prog­et­to, che siamo gufi, nov­el­le cas­san­dre e chi più ne ha più ne met­ta, ma a questi sig­nori ci sen­ti­amo di dire che è il momen­to di sapere sem­plice­mente la dovu­ta ver­ità. E che sia chiaro. Ver­ità non cer­to dovu­ta a noi, né ad altra parte polit­i­ca o sin­da­cale, ma a migli­a­ia di lavo­ra­tori che non han­no, ad oggi, alter­na­tive con­crete. Lavo­ra­tori, molti dei quali, in una fas­cia di età e con for­mazione pro­fes­sion­ale, che li pone net­ta­mente fuori dal mer­ca­to del lavoro. Ver­ità dovu­ta soprat­tut­to ai lavo­ra­tori dell’indotto, che da mag­gio han­no esauri­to anche la NASPI e presto fini­ran­no in mez­zo ad una stra­da. Se, come rib­a­di­to anche ieri, l’azienda con­fer­ma la volon­tà di andare avan­ti con il prog­et­to e chiede la fide­jus­sione del­la Cas­sa deposi­ti e Presti­ti, è ormai indero­ga­bile che rispon­da chiara­mente ad alcune domande. Cer­ta­mente non deve rispon­dere a noi, ma al MISE con la mas­si­ma trasparen­za. Come pen­sa di finanziare il prog­et­to? Intera­mente tramite finanzi­a­men­to ban­car­io o in parte con cap­i­tali pro­pri? Ed in che per­centuale? Quan­ti oneri finanziari pro­dur­rà questo indeb­ita­men­to, quali saran­no i liv­el­li pro­dut­tivi nec­es­sari a coprire gli oneri e quali mer­cati si pen­sa di aggredire? Come si pen­sa di coprire gli oneri nel peri­o­do che inter­corre fra l’accensione del finanzi­a­men­to e la fatidi­ca pri­ma cola­ta di acciaio? Quest’ultima doman­da risul­ta anco­ra più attuale alla luce dell’ultima relazione trimes­trale del com­mis­sario Nar­di. Insom­ma, occorre un banalis­si­mo piano eco­nom­i­co-finanziario, cosa che viene richi­es­ta dalle banche anche per aprire una sem­plice attiv­ità com­mer­ciale. La soli­ta rispos­ta, che non ci sono alter­na­tive o piani B, non è più accetta­bile. Ora occorre capire se il piano è sosteni­bile o meno, e non solo come atto dovu­to ai lavo­ra­tori, ma per­ché in bal­lo c’è anco­ra molto: svilup­pi por­tu­ali e 398. L’unica cosa che questo ter­ri­to­rio non si può per­me­t­tere è di com­pro­met­tere altre poten­zial­ità dietro ad un prog­et­to irre­al­iz­z­abile e sia ben chiaro che come chi­unque altro spe­ri­amo il con­trario, ma non vor­rem­mo mai morire di sper­an­za. Vale la pena di sot­to­lin­eare l’assenza del Sin­da­co Giu­liani in una fase così del­i­ca­ta e soprat­tut­to ci chiedi­amo per­ché il gov­er­na­tore Rossi, che su Piom­bi­no ha scommes­so la sua attiv­ità polit­i­ca, non si è deg­na­to di scen­dere a par­lare con i lavo­ra­tori a lui tan­to cari al ter­mine dell’incontro. Intan­to atten­di­amo fiduciosi che i min­istri com­pe­ten­ti si deg­ni­no di rispon­dere alle inter­rogazioni pre­sen­tate dai nos­tri por­tav­oce in Sen­a­to, inter­rogazioni alle quali evi­tano sis­tem­ati­ca­mente di rispon­dere.

MoVi­men­to 5 Stelle Piom­bi­no

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