I volti della speranza e il volto della crisi

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Redazione

PIOMBINO 15 novem­bre 2013 — Volti solari da un lato, numeri cat­a­strofi­ci dal­l’al­tro. È sul supera­men­to di ques­ta con­trad­dizione che si gio­ca il futuro di ques­ta zona. I volti annun­ciano bisog­ni, aspet­ta­tive, poten­zial­ità men­tre i numeri denun­ciano in maniera inequiv­o­ca­bile una pro­gres­si­va cresci­ta di assen­za di lavoro e sopratut­to di prospet­ti­va. Tra gli uni e l’al­tra un pos­si­bile, forse inevitabile, cor­to­cir­cuito.
In mez­zo c’è la polit­i­ca che ha il dovere di pren­dere atto del­la con­trad­dizione e di impedire l’e­s­plodere di una situ­azione al ter­mine del­la quale tutte le energie si pos­sono speg­nere.
E non solo la polit­i­ca, anche la soci­età intera.
Ciò che sta succe­den­do purtrop­po non reca questo seg­no.
giovaneDi fronte ad una crisi gravis­si­ma del­la siderur­gia piom­bi­nese che ha già bru­ci­a­to risorse immense si stan­no man­i­fe­s­tando purtrop­po due atteggia­men­ti che già nel pas­sato sono sta­ti fori­eri di dan­ni. L’uno è la con­vinzione che in fin dei con­ti alla base del­la crisi non ci siano inter­na­mente fat­tori ogget­tivi che pon­gono il ciclo siderur­gi­co piom­bi­nese così fuori mer­ca­to da aver bru­ci­a­to risorse ingen­ti e pot­er bru­cia­re anco­ra altre risorse, che a questo pun­to per­al­tro non ci sono più, l’al­tro, che dal pri­mo sca­tur­isce, è la pre­sun­zione che con la retor­i­ca e la comu­ni­cazione estrosa i prob­le­mi pos­sano essere can­cel­lati.
Il tut­to nat­u­ral­mente con­di­to con una stuc­chev­ole sal­sa munic­i­pal­is­ti­ca tan­to più fas­tidiosa quan­to più con­trad­dit­to­ri­a­mente pro­nun­ci­a­ta insieme a dichiarazioni di tenore oppos­to decla­man­ti visioni europee per­al­tro fan­ta­siose.
No questo non è il com­pi­to né del­la polit­i­ca né del­la soci­età. C’è bisog­no di infor­mazione, di pre­sa d’at­to di ciò che è pos­si­bile e di ciò che è impos­si­bile, di pas­sag­gi e di tappe e c’è bisog­no di las­ciar perdere final­mente la filosofia del­l’in­ter­ven­to salv­i­fi­co e tau­matur­gi­co dal quale sca­tur­isce tut­to il bene immag­in­abile. Come se quel­la filosofia non stesse pro­ducen­do, ormai da anni ripetu­ta­mente, l’in­con­clu­den­za dopo la glo­ri­fi­cazione.
Inutile dire che, dato il pun­to al quale la situ­azione è arriva­ta, quel­la del rilan­cio pro­dut­ti­vo ed occu­pazionale di ques­ta zona è un’im­pre­sa titan­i­ca ma pro­prio per questo sarebbe meglio elim­inare sog­ni impos­si­bili e per­cor­rere la stra­da tor­tu­osa di una paziente ricer­ca di energie pos­si­bili e pro­dut­tive per­ché ritenute tali da attori reali, per prog­et­ti reali, in con­dizioni reali, per remu­ner­a­tiv­ità reali.
Sen­za di che i sor­risi di quei volti potreb­bero trasfor­mar­si in pianti e le aspet­ta­tive in delu­sioni.

(Foto di Pino Bertel­li)

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