Ilio Barontini, internazionalista e partigiano

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Pino Bertelli

Ilio Baron­ti­ni è una figu­ra di comu­nista, inter­nazion­al­ista, par­ti­giano che all’avvento del fas­cis­mo fu costret­to all’esilio e da fuo­rius­ci­to si tro­vò a com­bat­tere in diverse par­ti del mon­do. Fabio Bal­das­sar­ri (1) ne trac­cia la vita peri­colosa, cor­ag­giosa, deter­mi­na­ta alla con­quista di una soci­età migliore. Lo descrive come un uomo che ragion­a­va con la “tes­ta sua”, sor­ret­to da una forte iden­tità, mai prono a medi­azioni o com­pro­mes­si, segui­va la sua incli­nazione polit­i­ca a sof­feren­za anche dei pro­pri affet­ti. Ci sono sta­ti tem­pi nei quali l’amore dell’uomo per l’uomo sig­nifi­ca­va met­tere a fuo­co con esat­tez­za il cuore del­la trage­dia e parte­ci­pare alla vita polit­i­ca per il bene comune.
Barontini 1Baron­ti­ni nasce a Ceci­na in una famiglia di matrice anar­chi­ca, appe­na quindi­cenne lavo­ra nel Cantiere Orlan­do di Livorno, poi fer­roviere. Dalle file del social­is­mo pas­sa a quelle del comu­nis­mo e diven­ta respon­s­abile del­la Cam­era del Lavoro del­la CGIL di Livorno. Bal­das­sar­ri, col piglio sin­teti­co del gior­nal­ista e il rit­mo asciut­to dell’amministratore (è sta­to redat­tore de L’Unità, sin­da­co di Piom­bi­no), ci rac­con­ta le sue ges­ta con l’amorevolezza del­lo stori­co di parte. Baron­ti­ni figu­ra tra i fonda­tori del Par­ti­to Comu­nista d’Italia (1921), per sfug­gire a una con­dan­na del tri­bunale Spe­ciale fascista espa­tria in Fran­cia, in Rus­sia, dove fre­quen­ta i cen­tri di adde­stra­men­to dell’Armata Rossa e viene invi­a­to in Cina a fian­co del­la guer­riglia di Mao Tse-tung. Parte­ci­pa alla Guer­ra Civile di Spagna (1936), come sos­ti­tu­to di Ran­dol­fo Pac­cia­r­di alla gui­da del Battaglione Garibal­di nel­la battaglia di Guadala­jara.
Non è ques­ta la sede per dis­sentire sull’operato del PCI di Togli­at­ti con­tro anar­chi­ci e Trotzk­isti, né tan­tomeno adden­trar­ci nei cri­m­i­ni di Stal­in e nelle ver­ità (tra­dite) del­la scon­fit­ta di quel­la riv­o­luzione sociale. Bal­das­sar­ri, del resto, incen­tra il suo lavoro sul mag­net­ismo sovver­si­vo del per­son­ag­gio e a ragione lo proi­et­ta oltre le fazioni politiche o gli sche­mi di par­ti­to. Tut­tavia conoscere la bellez­za del “gius­to” è dare a cias­cuno ciò che gli è dovu­to e la ver­ità, come la bellez­za, è la for­ma vis­i­bile del­la gius­tizia.
Il Com­intern man­da Baron­ti­ni — scrive Bal­das­sari — sul fronte del­la guer­ra di Etiopia, in appog­gio alla resisten­za locale. Richiam­a­to in Fran­cia, orga­niz­za grup­pi clan­des­ti­ni con­tro i nazisti e il gov­er­no col­lab­o­razion­ista di Petain. Dopo l’armistizio e la cadu­ta del fas­cis­mo tor­na in Italia, assume il nome di battaglia “Dario” e prende parte alla lot­ta di lib­er­azione. Bal­das­sar­ri qui spende le sue pagine più belle e dense di fra­ter­nità con l’uomo mai stan­co di bat­ter­si per un’idea di lib­ertà, con­di­vi­sione, rispet­to di un popo­lo insor­to per ripren­der­si la dig­nità per­du­ta. Saran­no più di ses­san­tami­la i mor­ti, molti dei quali poco più che ragazzi, che si strin­sero uno “strac­cet­to rosso” al col­lo, scrive Pier Pao­lo Pasoli­ni,
Barontini etiopiaandarono alla mac­chia per con­quistare una “pri­mav­era di bellez­za” e deter­mi­narono la nasci­ta del­la democrazia. Gli atten­tati alla Car­ta del­la Cos­ti­tuzione (tra le più belle mai scritte) venu­ti dopo e da molte par­ti, atten­gono agli affari sporchi del­la par­ti­tocrazia e van­no ad insu­di­cia­re la memo­ria stor­i­ca di un intero Paese. Bal­das­sar­ri ricor­da inoltre che Baron­ti­ni fu dec­o­ra­to con la Bronze Star Medal dagli Sta­ti Uni­ti e l’Ordine del­la Stel­la Rossa dall’Unione Sovi­et­i­ca. Diviene sen­a­tore del­la Repub­bli­ca sug­li scran­ni del PCI. Muore in un inci­dente stradale a Scan­dic­ci nel 1951.
Questo è ciò che disp­ie­ga Bal­das­sar­ri nel suo libro, con notev­ole franchez­za e pas­sion­al­ità let­ter­aria den­sa di appun­ti e rifer­i­men­ti stori­ci… la fasci­nazione del per­son­ag­gio è avvol­gente, sin­go­lare, avvin­cente, a trat­ti sem­bra di assis­tere a un film west­ern di buona fat­tura… tante sono le anno­tazioni, le curiosità, i ricor­di di un uomo che ha fat­to del­la pro­pria vita polit­i­ca e delle sue ombre (ad esem­pio poco o nul­la sap­pi­amo del­la sua opin­ione riguar­do all’atteggiamento del PCI nei con­fron­ti dell’emarginazione di Gram­sci, fuori e den­tro il carcere fascista), anche una sor­ta di esem­pio epi­co con­tro la sopraf­fazione e l’ingiustizia, utile alla rif­les­sione delle gio­vani gen­er­azioni, per non dimen­ti­care.

(1) Fabio Bal­das­sar­ri, Ilio Baron­ti­ni, Fuo­rius­ci­to, inter­nazion­al­ista e par­ti­giano, Robin Edi­zioni, 2013, pp. 194, Euro 13

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