La Giunta avvia l'accordo di pianificazione per le aree Aferpi

Ma il piano va valutato prima della variante

Redazione

PIOMBINO 17 luglio 2016L’avvio del­l’ac­cor­do di piani­fi­cazione per l’at­tuazione del piano indus­tri­ale Afer­pi, approva­to recen­te­mente dal­la Giun­ta comu­nale di Piom­bi­no, si basa su un assun­to fon­da­men­tale: il nuo­vo mas­ter­plan delle aree indus­tri­ali è con­seguente al piano indus­tri­ale a suo tem­po pre­sen­ta­to da Afer­pi, quel­lo alle­ga­to all’ac­cor­do di pro­gram­ma del 30 giug­no 2015 che Afer­pi si era impeg­na­ta a real­iz­zare nei tem­pi e nelle modal­ità lì descritte.
Dunque si potrebbe ritenere che tra il piano indus­tri­ale ed il mas­ter­plan, sia pure solo per la parte siderur­gi­ca, vi sia coin­ci­den­za. Così non è e questo cos­ti­tu­isce un prob­le­ma politi­co ed isti­tuzionale enorme.
C’è una dif­feren­za fon­da­men­tale che non può essere sci­ol­ta buro­crati­ca­mente.
Il piano approva­to nel giug­no prevede fon­da­men­tal­mente

  • l’in­stal­lazione di un forno elet­tri­co e di due colate con­tin­ue;
  • l’ instal­lazione nuo­vo treno rotaie l’in­stal­lazione di un sec­on­do forno elet­tri­co e di una terza cola­ta con­tin­ua.

Il mas­ter­plan, invece, al di là del­l’e­nun­ci­azione di prin­ci­pio che ricor­da “la costruzione di una nuo­va acciaieria ottimiz­za­ta fino a due forni elet­tri­ci, met­al­lur­gia in siviera e colate con­tin­ue e un nuo­vo treno rotaie “, in realtà prevede

  • l’in­stal­lazione di un forno elet­tri­co e di due colate con­tin­ue; l’ instal­lazione nuo­vo treno rotaie.

Anche i tem­pi non tor­nano per­ché

nel piano indus­tri­ale si col­lo­cano

  • tra il 2015 e il 2017 l’ instal­lazione di un forno elet­tri­co e di due colate con­tin­ue,
  • tra il 2017/2019 l’ instal­lazione del nuo­vo treno rotaie, del sec­on­do forno elet­tri­co e del­la terza cola­ta con­tin­ua;

nel mas­ter­plan, par­tendo dal­la data di fir­ma del con­trat­to con SMS del 30 aprile 2016, si col­lo­ca

  • nel­l’agos­to 2018 il ter­mine del forno elet­tri­co e delle due colate con­tin­ue, nel­l’agos­to 2019 del nuo­vo treno rotaie.

Per la ver­ità anche questi ulti­mi, come abbi­amo vis­to in prece­den­ti arti­coli, sono tem­pi irre­al­is­ti­ci per molti motivi.

Il prob­le­ma politi­co ed isti­tuzionale che si pone è il seguente: dato che un accor­do di pro­gram­ma non è un qual­si­asi pro­to­col­lo che si può o non si può rispettare (in realtà la rego­la è che anche i pro­to­col­li van­no rispet­tati ma evi­den­te­mente è una rego­la desue­ta), gli enti pub­bli­ci che l’han­no fir­ma­to sono dis­posti ad accettare che esso sia così snat­u­ra­to?
C’è di mez­zo l’ac­quis­to del­la ex Luc­chi­ni, la con­ces­sione delle aree dema­niali anche del demanio marit­ti­mo, gli inves­ti­men­ti a suo tem­po dichiarati, la bonifi­ca delle aree, i finanzi­a­men­ti pub­bli­ci, gli ammor­tiz­za­tori sociali garan­ti­ti, insom­ma la valen­za pub­bli­ca di quel­l’ac­cor­do di pro­gram­ma che, non a caso, si chia­ma attuazione del prog­et­to inte­gra­to di mes­sa insi­curez­za, ricon­ver­sione indus­tri­ale e svilup­po eco­nom­i­co e pro­dut­ti­vo nel­l’area dei com­p­lessi azien­dali di Piom­bi­no cedu­ti dal­la Luc­chi­ni in A.S..
La cosa ovvi­a­mente ha anche a che fare con l’oc­cu­pazione pre­vista a meno che non si riten­ga che con un forno elet­tri­co si può far lavo­rare lo stes­so numero di lavo­ra­tori che in due.
Cosa ovvi­a­mente dif­fi­cile da sostenere.
Ma non si può dimen­ti­care che nel­lo stes­so accor­do di pro­gram­ma c’è l’im­peg­no di Afer­pi ad assumere e quin­di trasferire alle pro­prie dipen­den­ze, nei ter­mi­ni pre­visti dal­l’ac­cor­do sin­da­cale e comunque entro e non oltre il 6 novem­bre 2016, tut­ti i 2183 lavo­ra­tori dipen­den­ti dei com­p­lessi azien­dali Luc­chi­ni Piom­bi­no, del ramo Vertek Piom­bi­no e del ramo Luc­chi­ni servizi e man­tenere alle pro­prie dipen­den­ze cias­cuno dei 2183 lavo­ra­tori per un peri­o­do di almeno due anni da com­putar­si, con rifer­i­men­to a cias­cuno di essi, a decor­rere dal­la data di assun­zione alle dipen­den­ze di Afer­pi. Nat­u­ral­mente sono fat­ti salvi i casi di forza mag­giore (per tali inten­den­dosi dis­as­tri nat­u­rali, ter­re­moti, incen­di, guerre, som­mosse, atti del Gov­er­no o di ogni altra autorità pub­bli­ca non derivan­ti da inadem­pi­men­ti, neg­li­gen­za o illeciti di Afer­pi che com­porti­no l’im­pos­si­bil­ità per Afer­pi di pros­eguire l’at­tiv­ità impren­di­to­ri­ale).
In con­clu­sione il prob­le­ma non è solo e non tan­to quel­lo di accel­er­are buro­crati­ca­mente gli stru­men­ti urban­is­ti­ci vigen­ti. Il prob­le­ma pre­lim­inare è quel­lo del man­ten­i­men­to o meno di ciò che è sta­to scrit­to nel­l’ac­cor­do di pro­gram­ma su cui si basa la gius­ti­fi­cazione di sosteg­ni finanziari pub­bli­ci notevoli e tan­to altro. E poiché si trat­ta di un pez­zo ril­e­vante degli asset­ti eco­nomi­ci del­la Val di Cor­nia non si può non pre­tendere oggi la mas­si­ma chiarez­za di inten­ti, volon­tà e pos­si­bil­ità sull’ inves­ti­men­to che si vuol fare e sul­la sua sosteni­bil­ità tem­po­rale e finanziaria da parte di Afer­pi, A meno che gli enti pub­bli­ci che fir­marono  quel­l’ac­cor­do non se la sen­tano di sostenere che ciò che non c’era già nel giug­no 2015 (ma loro dis­sero che c’era tut­to e che tut­to era bel­lo e cred­i­bile) non si può pre­tendere ora.
Allo­ra alle isti­tuzioni è richi­es­ta chiarez­za polit­i­ca già pri­ma che effi­cien­za buro­crat­i­ca, che non fa male ma non è suf­fi­ciente.

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