Per i Consigli di quartiere ora servirebbe la politica

· Inserito in Teoria e pratica
Riccardo Gelichi

PIOMBINO 12 feb­braio 2016 — Nel peri­o­do in cui sono sta­to seg­re­tario del Pd comu­nale di Piom­bi­no, ricor­do che fu affronta­to il tema dei Quartieri.
Il DL 267/2000, di fat­to, sop­prime­va le cir­co­scrizioni di decen­tra­men­to, las­cian­do in ogni modo facoltà ai Comu­ni di pro­muo­vere i Quartieri, organ­is­mi di parte­ci­pazione popo­lare, attra­ver­so fun­zioni di carat­tere con­sul­ti­vo e propos­i­ti­vo. All’epoca, la dis­cus­sione polit­i­ca verte­va sul­la neces­sità di creare comunque organ­is­mi col­le­giali di sup­por­to alla Giun­ta, con l’obiettivo di pro­muo­vere un’ampia parte­ci­pazione dei cit­ta­di­ni alla vita polit­i­ca di quartiere, ponen­do come car­dine, la col­lab­o­razione rispet­to a tut­ti i temi sociali e cul­tur­ali. Fu una dis­cus­sione appas­sion­a­ta, si decise che i quartieri dove­vano esser­ci.
Non nascon­do che si dis­cusse di come isti­tuire la cor­ret­ta rap­p­re­sen­tan­za polit­i­ca nei quartieri; qual­cuno, ad esem­pio, prop­ug­na­va elezioni a parte, diver­sa­mente dall’attuale ripar­tizione pro­porzionale, rispet­to all’andamento delle ultime elezioni.
Ascol­ta Piom­bi­no, dopo la mes­sa in evi­den­za del non rispet­to rego­la­mentare da parte del Pd, ha da subito sug­ger­i­to un per­cor­so politi­co dove lo stes­so, riconoscesse l’errore di ritar­do del­la con­seg­na dei nom­i­na­tivi sen­za min­i­miz­zare e il M5S, con­sen­tisse ragionevol­mente una cor­ret­ta for­ma di rap­p­re­sen­tan­za di tutte le forze politiche den­tro i quartieri. Per noi sarebbe ed è para­dos­sale la cos­ti­tuzione di quartieri sen­za un’ampia rap­p­re­sen­tan­za polit­i­ca. Altresì non pos­si­amo biasi­mare il per­cor­so scel­to dal M5S. È evi­dente che il per­cor­so diplo­mati­co dove­va essere caldeg­gia­to e segui­to dal par­ti­to fal­lace, per fare questo sarebbe sta­to nec­es­sario una buona dote di com­pos­ta umiltà e lungimi­ran­za. Andare alle prove di forza non è mai un guadag­no, nem­meno quan­do hai i numeri per gov­ernare tran­quil­la­mente, ma soprat­tut­to, quan­do sono mes­si in dis­cus­sione quegli stru­men­ti che tu stes­so hai cal­da­mente legit­ti­ma­to. Rite­ni­amo che dopo due sen­ten­ze non ci pos­sano essere mar­gi­ni d’interpretazione, ma soltan­to atti di disponi­bil­ità; sarebbe un bel seg­nale politi­co in una fase così dif­fi­cile, dare val­ore a quell’unità più volte richi­es­ta alle oppo­sizioni, predili­gen­do, nell’interesse comune, almeno per una vol­ta il mer­i­to delle cose. Saper perdere, alcune volte inseg­na molto.

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