Promesse che non sono state mantenute

· Inserito in Teoria e pratica
Niccolò Pini

Per i gio­vani in val di Cor­nia si può par­lare, purtrop­po, di poco e cat­ti­vo lavoro.
Lo dice il Rap­por­to del 1°trimestre 2012 del­l’Osser­va­to­rio del lavoro del­la Provin­cia di Livorno che, per il cen­tro per l’impiego di Piom­bi­no, evi­den­zia un aumen­to rispet­to al peri­o­do prece­dente degli avvi­a­men­ti dei con­trat­ti a tem­po deter­mi­na­to (+8,2%) , dei tiroci­ni (+123%), del­l’ap­prendis­ta­to (+2,4%), dei con­trat­ti co.co.co/co.co.pro e una dimin­uzione di quel­li a tem­po inde­ter­mi­na­to (-13%). Con­tem­po­ranea­mente reg­is­tra un’ aumen­to del­la dis­oc­cu­pazione e una dimin­uzione delle nuove assun­zioni soprat­tut­to nei set­tori del­l’in­dus­tria (-17,6%) e del­l’edilizia (-9,5%) rispet­to allo stes­so peri­o­do .
Cer­ta­mente influisce la gravis­si­ma situ­azione eco­nom­i­ca nazionale e non solo, ma in Val di Cor­nia c’é anche una par­ti­co­lar­ità in qualche modo para­dos­sale.
Da quan­do fu chiaro negli anni ’80 che la crisi occu­pazionale del­l’ac­ciaio era irre­versibile le ammin­is­trazioni del­la Val di Cor­nia iniziarono un proces­so di con­ver­sione dei posti di lavoro che l’in­dus­tria siderur­gi­ca perde­va in posti di lavoro legati allo svilup­po del tur­is­mo.
Spi­agge e siti arche­o­logi­ci era­no sem­pre sta­ti sot­to gli occhi degli abi­tan­ti di queste zone ma in quel peri­o­do s’iniz­iò a per­cepire che pote­vano rap­p­re­sentare anche una risor­sa eco­nom­i­ca ed occu­pazionale.
Queste aspet­ta­tive e prog­et­ti sono sta­ti in parte rispet­tati; la Val di Cor­nia ha svilup­pa­to con­tem­po­ranea­mente, rispet­to a quegli anni, una coscien­za del­la sal­va­guardia del ter­ri­to­rio e del pae­sag­gio e con­seguente­mente sono nate attiv­ità di servizio che han­no dato occu­pazione a centi­na­ia di per­sone. Ciò che non era sta­ta pre­vista è la qual­ità del lavoro e dei con­trat­ti che sono nati da queste nuove imp­rese. Infat­ti il tur­is­mo, a forte con­no­tazione sta­gionale, ha deter­mi­na­to sì molti posti di lavoro, ma nel­la mag­gio­ran­za dei casi con con­trat­ti a ter­mine. Ques­ta situ­azione, per­me­s­sa anche dalle norme sul lavoro a liv­el­lo nazionale, ha prodot­to un sem­pre minor numero di con­trat­ti a tem­po inde­ter­mi­na­to e un fiorire di con­trat­ti sta­gion­ali, a tem­po deter­mi­na­to e di apprendis­ta­to dove non sono man­cati gli abusi.

 

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