Sette sistemi elettorali ma il voto non è eguale

· Inserito in Da non perdere, Elezioni 2015
Nicola Bertini

SAN VINCENZO 29 mag­gio 2015 — Il 31 mag­gio si vota in sette regioni tra le quali la Toscana. Se qual­cuno rius­cisse a far­ci capire cos’è un voto di questi tem­pi, ren­derebbe a tut­ti noi un gran servizio.
Tralas­ci­amo per bre­vità il fat­to che la Cos­ti­tuzione del­la Repub­bli­ca Ital­iana (tutt’ora in vig­ore) costru­isce un sis­tema demo­c­ra­ti­co che ha nel voto soltan­to uno degli ele­men­ti – forse nep­pure il più impor­tante– che cos­ti­tu­is­cono l’impianto del­la soci­età e le regole del­la con­viven­za civile nel nos­tro Paese. Sen­za i dirit­ti, i doveri, il lavoro, la scuo­la pub­bli­ca, la gius­tizia ecc … hai voglia di votare, la democrazia viene meno, sia per­ché non puoi rac­con­tare che chi muore di fame parte­ci­pa al gov­er­no del­la soci­età nel­la stes­sa misura del mil­iar­dario, sia per­ché i vari ele­men­ti citati si intrec­ciano influen­zan­dosi rec­i­p­ro­ca­mente. Se non c’è gius­tizia e lavoro, se non si riconoscono i dirit­ti fon­da­men­tali sarà impos­si­bile par­lare di “voto libero”.
Ma sof­fer­mi­amo­ci sul momen­to delle votazioni. I padri cos­tituen­ti han­no scel­to poche e chiare parole per fis­sare palet­ti rigi­di e tute­lan­ti ad even­tu­ali scellerati leg­is­la­tori nel­la manipo­lazione del­la volon­tà popo­lare: il voto è per­son­ale ed eguale, libero e seg­re­to.
In effet­ti non servirebbe null’altro per com­pren­dere quale sia un sis­tema elet­torale demo­c­ra­ti­co e quale rispon­da ad altri cri­teri. Negli ulti­mi vent’anni è avan­za­ta l’idea per la quale ciò che con­ta non è che le Isti­tuzioni siano lo spec­chio del­la volon­tà popo­lare, ma che ci sia una mag­gio­ran­za asso­lu­ta riconosci­bile. Questo sarebbe nec­es­sario al fine di garan­tire la sta­bil­ità, con­cet­to assai stra­no se si pen­sa che con il pro­porzionale l’I­talia ha avu­to per qua­si mez­zo sec­o­lo, sostanzial­mente la stes­sa mag­gio­ran­za.
Ma se, comunque finis­ca lo scru­ti­nio, deve esser­ci una mag­gio­ran­za asso­lu­ta, come può il voto essere “eguale”?
Par­rà stra­no ma con questo agget­ti­vo i padri cos­tituen­ti non inten­de­vano che tut­ti doves­si­mo votare allo stes­so modo, loro che ave­vano conosci­u­to diret­ta­mente il dram­ma del fas­cis­mo sape­vano che non era la stra­da gius­ta. Inten­de­vano invece che il mio voto per il par­ti­to “X” dove­va avere egual rap­p­re­sen­tan­za rispet­to al tuo voto al par­ti­to “Y”.
Sul lem­ma “libero” gioverà qui schema­tiz­zare e sin­te­tiz­zare in modo estremo. Per libero è nec­es­sario inten­dere libero da con­dizion­a­men­ti impro­pri. Ciò che deve con­dizionare il voto per­son­ale è l’adesione ad un sis­tema di val­ori, ad un prog­et­to politi­co e la fidu­cia nei rap­p­re­sen­tan­ti che lo incar­nano.
In Toscana vige, da poco, un sis­tema elet­torale a doppio turno mag­gior­i­tario pluri­nom­i­nale con ripar­tizione pro­porzionale dei seg­gi all’interno degli schiera­men­ti. Almeno io lo clas­si­ficherei così. In prat­i­ca si elegge diret­ta­mente il Pres­i­dente se ottiene almeno il 40% dei voti vali­di, altri­men­ti van­no al bal­lot­tag­gio i due più votati.
La ripar­tizione dei seg­gi è rigi­da­mente fis­sa­ta. Se chi vince supera il 45% si por­ta a casa il 60% dei seg­gi, altri­men­ti il 57,5%. Sbar­ra­men­ti alla moda, ovvero diver­si­fi­cati per le coal­izioni (10%), per i par­ti­ti all’interno di coal­izioni (3%) e per i par­ti­ti non coal­iz­za­ti (5%).
Par­ti­amo dal pre­mio di mag­gio­ran­za. Teori­ca­mente può ottenere il 57,5% dei con­siglieri region­ali una forza che non rap­p­re­sen­ta nem­meno un dec­i­mo dei voti vali­di. Cer­ta­mente, stan­do alle stime sull’affluenza, chi otter­rà il pre­mio di mag­gio­ran­za rap­p­re­sen­terà forse un quin­to dei toscani aven­ti dirit­to al voto. A pre­scindere da questo, var­rà la pena di sot­to­lin­eare che il pre­mio di mag­gio­ran­za nega con ogni evi­den­za il prin­ci­pio cos­ti­tuzionale del voto eguale.
Ammet­ti­amo che Pin­co Pal­lo e Caio Lucia ottengano il 35% e il 28% e vadano al bal­lot­tag­gio, dietro Calpurnio Bes­tia col 27% e Tal dei Tali col 10%. Al bal­lot­tag­gio Caio Lucia ottiene il 51% e diven­ta pres­i­dente. Fac­cio notare che il 51% al sec­on­do turno può essere un numero di voti non diver­so dal 28% al pri­mo turno a causa di un calo dell’affluenza. Il fat­to che si con­sid­eri ormai ogni dato elet­torale sul­la base di per­centu­ali e non del numero di voti è una dis­tor­sione che pro­duce effet­ti nefasti sul fun­zion­a­men­to delle nos­tre isti­tuzioni.
In tal caso Caio Lucia, col 28% dei voti, otter­rà 23 seg­gi men­tre Pin­co Pal­lo si fer­merà a 8 con­siglieri pur aven­do total­iz­za­to il 35% dei voti al pri­mo turno, Calpurnio Bes­tia, che pure ha ottenu­to pochi con­sen­si in meno del­la neo­pres­i­dente Caio Lucia, otter­rà 7 seg­gi anziché 23 e Tal dei Tali 2.
Ciò sig­nifi­ca che il voto di chi ha scel­to la vin­cente, nel­l’e­sem­pio di cui sopra, var­rà 4,6 volte rispet­to all’elet­tore di Caio Cai, 3,2 volte quel­lo di chi ha vota­to Calpurnio Bes­tia e 3,6 volte quel­lo del­l’elet­tore di Pin­co Pal­lo.
La sim­u­lazione sopra ripor­ta­ta non è nep­pure trop­po strav­a­gante, potreb­bero pre­sen­tar­si situ­azioni anco­ra più dis­tor­sive del prin­ci­pio per il quale il voto deve essere eguale. Infat­ti, purché riesca ad arrivare al bal­lot­tag­gio e a vin­cer­lo, Caio Lucia avrebbe potu­to avere per­centu­ali molto basse al pri­mo turno e si ritro­verebbe comunque 23 seg­gi su 40.
Gli sbar­ra­men­ti per le liste poi, sono un cap­ola­voro di dis­tor­sione del voto popo­lare. Una coal­izione ha bisog­no del 10% per essere rap­p­re­sen­ta­ta, un par­ti­to sin­go­lo del 5% e un par­ti­to all’in­ter­no di una coal­izione del 3%. Ammet­ten­do che i voti vali­di siano cen­to, il voto di chi sceglie un par­ti­to non coal­iz­za­to, vale un quin­to di seg­gio, il voto di chi sceglie un par­ti­to all’in­ter­no di una coal­izione vale un ter­zo di seg­gio. Ciò sig­nifi­ca che, ai fini del­la rap­p­re­sen­tan­za, il voto del sec­on­do cit­tadi­no è uguale a qua­si due voti del pri­mo, con buona pace del­la coal­izione.
Sarebbe da inda­gare anche la ragione per cui il leg­is­la­tore ha ritenu­to nec­es­sario intro­durre lo sbar­ra­men­to al 3% quan­do, essendo i seg­gi disponi­bili 40, la soglia di sbar­ra­men­to implici­ta è al 2,5%, ma qui siamo nel­la rubri­ca curiosità e strav­a­ganze.
Per aggiun­gere un ulti­mo ele­men­to a ques­ta dis­am­i­na tut­t’al­tro che esaus­ti­va del “toscanel­lum”, piac­erebbe sapere per­chè la soglia da super­are per non andare al bal­lot­tag­gio dovrebbe essere il 40% dei voti vali­di.
In Italia conos­ci­amo il bal­lot­tag­gio per­ché è pre­sente nel sis­tema elet­torale dei comu­ni supe­ri­ori ai 15.000 abi­tan­ti ed è lega­to ad una neces­sità di mag­giore rap­p­re­sen­tan­za del­l’elet­tora­to. Essendo infat­ti il sin­da­co investi­to di poteri enor­mi dal nos­tro ordi­na­men­to e stante l’at­tuale sis­tema mag­gior­i­tario vigente nelle elezioni degli Enti Locali, il leg­is­la­tore ha sen­ti­to la neces­sità di rial­lac­cia­re la figu­ra del sin­da­co ad un ampio con­sen­so popo­lare, almeno nei Comu­ni medio — gran­di. Se non si rag­giunge la mag­gio­ran­za asso­lu­ta dei voti vali­di 50%+1, occorre una “ripro­va”.
In tal sen­so è com­pren­si­bile la soglia del 50%+1 per­ché trat­tasi del­la mag­gio­ran­za asso­lu­ta dei voti vali­di (non degli elet­tori, ma è già qual­cosa). Ciò sig­nifi­ca che se la mag­gio­ran­za asso­lu­ta dei votan­ti ha scel­to tal can­dida­to, cos­tui evi­den­te­mente incar­na le esi­gen­ze di rap­p­re­sen­tan­za di un numero mag­giore di elet­tori rispet­to alla som­ma degli altri can­di­dati.
Il 40%, soglia sopra la quale si evi­ta il bal­lot­tag­gio per il Pres­i­dente del­la Regione Toscana, che cos’è? Sig­nifi­ca che un can­dida­to ha una mino­ran­za di voti vali­di, embè? Chi assi­cu­ra che cos­tui rap­p­re­sen­ti meglio di altri le esi­gen­ze di rap­p­re­sen­tan­za dei cit­ta­di­ni? Per­ché è nec­es­sario un bal­lot­tag­gio per chi rag­giunge una mino­ran­za del 39,9% dei voti vali­di e non per chi rag­giunge una mino­ran­za del 40,1%?
Altrove non va molto meglio. Nelle altre 6 regioni al voto il mod­el­lo è sostanzial­mente lo stes­so sen­za il bal­lot­tag­gio. In Vene­to il pre­mio di mag­gio­ran­za è al 60% se il can­dida­to ha super­a­to il 50%. al 57,5% se il can­dida­to ottiene tra il 40 e il 50% e al 55% se non ottiene nep­pure il 40%. Se il can­dida­to ottiene un suf­fra­gio ampio, il pre­mio è lim­i­ta­to, se il can­dida­to è rap­p­re­sen­ta­ti­vo di una mino­ran­za il pre­mio è ampio. Se il can­dida­to arri­va pri­mo con il 30% il rega­lo è di un quar­to sul totale dei seg­gi. Anche in questo caso l’o­bi­et­ti­vo non è che le isti­tuzioni rap­preenti­no i cit­ta­di­ni ma che qual­cuno pos­sa avere una mag­gio­ran­za così ampia da non dover medi­are le pro­prie posizioni. Soglia di sbar­ra­men­to al 5% per tut­ti.
La soglia mag­i­ca del 40% appare anche in Puglia dove si otten­gono il 58% dei seg­gi se si supera il fatidi­co 40%, il 56% se ci si fer­ma tra il 35 e il 40% men­tre ci si deve accon­tentare di un 54% dei seg­gi se non si rag­giunge il 35%. Se non è com­pren­si­bile la scelta delle per­centu­ali nel toscanel­lum, appare persi­no più mis­te­riosa quel­la pugliese. Lo sbar­ra­men­to è all’8% per liste non coal­iz­zate, al 4% per le liste in coal­izione. Buf­fo che in Puglia in lin­ea teor­i­ca chi ottiene un 10% dei voti pos­sa ottenere la mag­gio­ran­za del 54% dei seg­gi, ma chi ottiene il 7% dei voti e non ha avu­to l’ac­cortez­za di coal­iz­zarsi, non pos­sa ottenere nep­pure un seg­gio.
Nel­la ver­sione marchi­giana si ottiene il 60% se si è rag­giun­to il 40% dei con­sen­si, il 56,6% se si è rag­giun­to il 37% e il 53,3% dei seg­gi se si è rag­giun­to il 34%. Sem­bra di gio­care i numeri al lot­to.
Anche in Cam­pa­nia si garan­tisce il 60% dei seg­gi a chi vince come in Umbria dove sem­plice­mente, chi arri­va pri­mo, a pre­scindere dal­la per­centuale ottenu­ta, ottiene il 60% dei seg­gi.
Abbi­amo vis­to come i sis­te­mi elet­torali region­ali si impeg­ni­no a garan­tire la “gov­ern­abil­ità” o meglio una larga mag­gio­ran­za alle mino­ranze che arrivano prime ma non si cura­no di fare una rap­p­re­sen­tan­za fedele del­la volon­tà popo­lare. Il prob­le­ma è enorme per­ché se da un lato il recente pas­sato ha dimostra­to in modo incon­tro­vert­ibile che la sta­bil­ità e la gov­ern­abil­ità non si costru­isce attra­ver­so mec­ca­n­is­mi elet­torali, dal­l’al­tro la prat­i­ca di sva­l­utare il voto indi­vid­uale negan­dogli la rap­p­re­sen­tan­za, allon­tana il cor­po elet­torale e lo costringe in una ragion­a­ta asten­sione.
Si spie­ga in tal modo sia il crol­lo del­l’af­fluen­za, sia la grande ingovern­abil­ità che i sis­te­mi mag­gior­i­tari han­no deter­mi­na­to nelle Regioni ital­iane. Nel 1995 e nel 2000 si vota­va per il rin­no­vo dei con­sigli region­ali di 15 regioni. Pro­gres­si­va­mente le regioni sono state tra­volte da scan­dali più o meno ecla­tan­ti e oggi riescono ad andare al voto solo 7 regioni con­tem­po­ranea­mente. Un seg­nale allar­mante che col­le­ga la sta­bil­ità degli esec­u­tivi all’ir­risol­ta ques­tione morale.
Riman­dan­do a ulte­ri­ori appro­fondi­men­ti la dis­cus­sione di questi dati, occorre spendere un’ul­ti­ma paro­la sul fat­to che in questo nos­tro bel Paese si riesce ad andare a votare con sette sis­te­mi elet­torali dif­fer­en­ti per il rin­no­vo di sette con­sigli region­ali. Pos­si­amo affer­mare sen­za tim­o­ri d’essere smen­ti­ti che anche in questo sen­so il voto dei cit­ta­di­ni ital­iani non è eguale.

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