"GIULIANI MI HA CHIESTO DI LASCIARE PER FAR POSTO A UN'ALTRA PERSONA"

Tiemme, bufera Torlai. Si dimette ed accusa

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PIOMBINO 29 set­tem­bre 2015 - Nel­la eter­na cor­sa alle poltrone, all’interno del Pd e delle isti­tuzioni che il Par­ti­to gov­er­na, non si riesce a prevedere chi pos­sa spun­tar­la e chi invece impi­etosa­mente soc­combe. L’unica rego­la, det­ta­ta dall’abitudine e dall’esperienza, con­siglia di non fidar­si dei vinci­tori annun­ciati le cui can­di­da­ture fan­no qua­si sem­pre una brut­ta fine.
È suc­ces­so per due volte all’ex con­sigliere regionale Mat­teo Tor­toli­ni, indi­ca­to come politi­co esper­to e affid­abile alla vig­ilia del voto e scar­ta­to sen­za indu­gio in prossim­ità dell’apertura dei seg­gi, per poi venire accan­to­na­to anche come pos­si­bile pres­i­dente del­la Parchi, stra­punti­no per una con­so­lazione che alla fine non è parsa neanche nec­es­saria. A pie­di, pun­to e stop.
Spa TiemmeÈ suc­ces­so alla ren­ziana dell’Elba Antonel­la Giuzio, scelta, a dis­pet­to degli stes­si ren­ziani, dal­la fed­er­azione per far quadrare in con­ti nel listi­no elet­torale per le region­ali, e defen­es­tra­ta in dirit­tura di arri­vo.
Suc­cede ora al vicepres­i­dente di Tiemme Car­lo Tor­lai. La vicen­da, che ha già gen­er­a­to infi­nite polemiche doc­u­men­tate dal­la stam­pa locale (al riguar­do potete trovare nel­la rubri­ca delle “let­tere” i comu­ni­cati con le varie prese di posizione), pre­sen­ta ris­volti grotteschi, dif­fi­cil­mente digeri­bili dal­la gente nor­male che è oggi alle prese con ben altri dif­fi­cili prob­le­mi.
Come al soli­to si par­la di cam­bi­a­men­ti di rot­ta e di ripen­sa­men­ti sen­za log­i­ca e plau­si­bili spie­gazioni, mat­u­rati nel giro di un las­so di tem­po assai breve. Ovvero, nel caso speci­fi­co, due mesi. Era infat­ti il 29 luglio quan­do si riunì l’assemblea dei soci dell’Atm, l’azienda piom­bi­nese dei trasporti pub­bli­ci. Per la cronaca i soci di Atm sono i Comu­ni di Piom­bi­no (52,43% del cap­i­tale sociale), di Campiglia (18,39%), di San Vin­cen­zo (8,38%), di Suvere­to (5,40%), di Mon­tero­ton­do (3,22%), di Castag­ne­to (11,01%), di Mon­tever­di (0,76%) e di Sas­set­ta (0,41%).
In quel mer­coledì alla fine di luglio si pre­sen­tarono all’incontro solo i prin­ci­pali rap­p­re­sen­tan­ti dei comu­ni: Piom­bi­no con il vicesin­da­co Ste­fano Fer­ri­ni, Campiglia con l’assessore Jacopo Bertoc­chi, San Vin­cen­zo con il sin­da­co Alessan­dro Ban­di­ni e Suvere­to con il sin­da­co Giu­liano Par­o­di.

Carlo Torlai

Car­lo Tor­lai

A pre­siedere l’assemblea fu l’allora pres­i­dente del Cda di Atm, Car­lo Tor­lai il quale, come da ordine del giorno, relazionò sulle pro­prie dimis­sioni, pre­sen­tate qualche giorno pri­ma, e mise anche a dis­po­sizione dell’assemblea il pro­prio manda­to di rap­p­re­sen­tante di Atm in seno alla spa Tiemme.
Al momen­to del­l’avvi­cen­da­men­to a Tor­lai, inser­i­to al sec­on­do pun­to all’ordine del giorno, solo il sin­da­co di Suvere­to Par­o­di espresse le pro­prie per­p­lessità sul­la “sos­ti­tuzione dei com­po­nen­ti del Cda almeno fino alla fine del 2015” in con­sid­er­azione del par­ti­co­lare momen­to con una gara in cor­so per l’aggiudicazione dei servizi di trasporto pub­bli­co a liv­el­lo regionale. Gli altri rap­p­re­sen­tan­ti dei Comu­ni soci pre­sero invece atto e si acco­darono alla pro­pos­ta del vicesin­da­co di Piom­bi­no Fer­ri­ni il quale, ringrazi­a­to Tor­lai per “otti­mo lavoro svolto”, indicò il nome di Mar­co Mac­chioni per la pres­i­den­za a cui ven­nero aggiun­ti quel­li di Vale­rio Rossi e di Rosaria Lom­bar­do come con­siglieri in seno al Cda.
Qualche giorno dopo dove­va scop­pi­are il caso del pen­sion­a­to Vale­rio Rossi che, in forza del­la legge Madia, non avrebbe potu­to essere scel­to se non per un anno e con attiv­ità gra­tui­ta (nell’atto assun­to il 29 luglio si par­la invece di com­pen­si e di dura­ta per un tri­en­nio per tut­ti i mem­bri del nuo­vo con­siglio di ammin­is­trazione).
In quel­la assem­blea però degli imped­i­men­ti per Rossi non si fece men­zione men­tre — ter­zo pun­to all’ordine del giorno – si dis­cusse del rap­p­re­sen­tante dell’Atm nel Cda di Tiemme.
Anche in questo caso la pro­pos­ta venne dal Comune-socio di mag­gio­ran­za e seg­nata­mente da Ste­fano Fer­ri­ni la cui indi­cazione di “con­fer­mare la fidu­cia a Tor­lai” rac­colse l’unanimità dei con­sen­si.

massimo-giuliani

Mas­si­mo Giu­liani

Tra strane voci poco con­fer­mate ed indi­cazioni incerte si è giun­ti così alla mat­ti­na­ta del 28 set­tem­bre quan­do, al ter­mine di un con­siglio di ammin­is­trazione di Tiemme tenu­tosi a Siena, Car­lo Tor­lai ha pos­to sul tavo­lo la pro­pria let­tera di dimis­sioni. Un ful­mine a ciel sereno del quale il pres­i­dente del Cda di Tiemme, Mas­si­mo Ron­cuc­ci ha potu­to solo pren­dere conoscen­za rin­vian­do ad una prossi­ma sedu­ta il dibat­ti­to e l’eventuale sos­ti­tuzione.
Per com­pren­dere il gesto di Tor­lai bisogna rimet­tere l’orologio indi­etro di qualche giorno quan­do,  cioè, l’amministratore prese car­ta e pen­na  e scrisse ai sin­daci dei comu­ni soci di Atm una let­tera-denun­cia nel quale è con­tenu­to un pas­sag­gio perfi­no inim­mag­in­abile. Scrisse infat­ti Tor­lai: “ Oggi mi viene richiesto dal sin­da­co di Piom­bi­no, che di Atm è l’azion­ista di mag­gio­ran­za asso­lu­ta, di non tenere con­to del­la delib­era del­l’assem­blea e di dimet­ter­mi subito per­ché è nec­es­sario fare pos­to ad altra per­sona. Lo fac­cio per il mio grande rispet­to delle Isti­tuzioni ma con­sen­tite­mi di esprimere forte ram­mari­co: la gara uni­ca regionale del­la Toscana è la pri­ma espe­rien­za in Italia che va in por­to. Da anni abbi­amo lavo­ra­to, con i col­leghi delle aziende pub­bliche di tut­ta la Toscana, per fare squadra, per elab­o­rare un’of­fer­ta che siamo con­vin­ti sia com­pet­i­ti­va, per sal­va­guardare il pat­ri­mo­nio pub­bli­co, le espe­rien­ze di più di 30 anni delle nos­tre aziende,  i liv­el­li di servizio e,  non ulti­mo, i posti di lavoro”.
I gior­nali locali han­no risolto l’enigma dell’ “altra per­sona a cui far pos­to”, indi­can­do il nome del pres­i­dente di Atm, Mar­co Mac­chioni, suben­tra­to nell’azienda piom­bi­nese a Tor­lai, e, — sem­br­erebbe – sostenu­to dal sin­da­co di Piom­bi­no ed evi­den­te­mente anche da almeno una parte del Pd.

Macchioni

Mar­co Mac­chioni

L’avvicendamento in Tiemme non è però cosa auto­mat­i­ca. Infat­ti la spa con sede ad Arez­zo ha l’obbligo, in forza del suo stes­so statu­to, di sos­ti­tuire Tor­lai con un nuo­vo con­sigliere indi­ca­to da Atm. D’altra parte, pero, appe­na due mesi fa, l’or­gan­is­mo sovra­no di Atm ha scel­to, con un atto uffi­ciale, di ricon­fer­mare Tor­lai. Ne con­segue che la deci­sione adot­ta­ta nell’assemblea del 29 luglio potrà essere riv­ista solo pas­san­do per un nuo­vo atto adot­ta­to in una nuo­va riu­nione del­la stes­sa assem­blea dei Comu­ni soci nel­la quale — trasparen­za e chiarez­za vor­reb­bero – si dovreb­bero anche chiarire i motivi del ripen­sa­men­to. Al riguar­do c’è da dire che regge assai poco la gius­ti­fi­cazione indi­ca­ta, tra le altre, dal sin­da­co di Piom­bi­no Giu­liani (“due ammin­is­tra­tori dis­tin­ti e pagati con i sol­di dei cit­ta­di­ni per fare lo stes­so mestiere”) dal momen­to che non si vede per­ché il sos­ti­tu­to di Tor­lai non deb­ba avere lo stes­so com­pen­so sia in Atm che in Tiemme e soprat­tut­to per­ché non si capisce come ques­ta tesi non abbia avu­to val­ore quan­do il vicesin­da­co Fer­ri­ni pro­pose la ricon­fer­ma di Tor­lai appe­na 60 giorni fa.
Bisogna riconoscere che è abbas­tan­za sco­mo­do il pas­sag­gio attra­ver­so una nuo­va riu­nione dell’assemblea di Atm per mod­i­fi­care una deci­sione adot­ta­ta solo poche set­ti­mane fa. Al pun­to che alcune voci, per ora for­tu­nata­mente non con­fer­mate, riferiscono dell’intenzione di giun­gere alla nom­i­na del sos­ti­tu­to di Tor­lai, scav­al­can­do l’assemblea attra­ver­so un atto del nuo­vo Cda, pre­siedu­to da Mac­chioni. Un per­cor­so che ci auguri­amo neanche ven­ga pre­so nel­la dovu­ta con­sid­er­azione pre­sen­tan­do lim­i­ti enor­mi che ravvis­erebbe anche l’ultimo degli stu­den­tel­li di dirit­to. Per non par­lare delle evi­den­ti, preved­i­bili e non aus­pi­ca­bili riper­cus­sioni politiche per­ché davvero a tut­to c’è un lim­ite.

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