La Concordia è a Genova per essere smantellata

Un’impresa umana e tecnologica su cui riflettere

· Inserito in Editoriale
Redazione

PIOMBINO 27 luglio 2014 — E dunque la Con­cor­dia è a Gen­o­va, sal­da­mente a Gen­o­va, alla fine un viag­gio dall’ Iso­la del Giglio svoltosi così come pro­gram­ma­to dopo ideazioni, prog­et­tazioni, lavori par­ti­ti da un even­to più che tragi­co deter­mi­na­to da imper­izia e irre­spon­s­abil­ità umane. Le vit­time, addirit­tura il cor­po di una per­sona non anco­ra trova­to, il ricor­do che a loro deve essere garan­ti­to e l’o­mag­gio che deve essere loro trib­u­ta­to non pos­sono non per­me­t­ter­ci di riflet­tere un poco su ciò che è davvero avvenu­to in ques­ta impre­sa, che passerà sicu­ra­mente alla sto­ria del­la tec­nolo­gia e delle capac­ità umane di cre­ativ­ità e di orga­niz­zazione. Il lavoro per lo smal­ti­men­to del­la Con­cor­dia com­porterà nuo­vo lavoro non meno impeg­na­ti­vo di quel­lo già real­iz­za­to e c’è da augu­rar­si che tut­to vada come in questi due ulti­mi anni, ma già oggi vi sono ele­men­ti di appro­fondi­men­to da non dis­perdere.
Lo stu­dio, le idee nuove, gli stru­men­ti, tal­vol­ta anch’es­si nuovi, da uti­liz­zare, insom­ma la mes­sa in val­ore del pat­ri­mo­nio di conoscen­ze e delle metodolo­gie per acquisir­le sono alla base del lavoro fat­to fino ad oggi. Se la Con­cor­dia è sal­da­mente a Gen­o­va e ciò è avvenu­to sen­za con­seguen­ze neg­a­tive dal pun­to di vista tec­ni­co ed ambi­en­tale lo si deve al fat­to che si è uti­liz­za­to un pat­ri­mo­nio di cul­tura i cui sin­goli pezzi si sono fat­ti coer­ente­mente inter­a­gire. Non è poco nel momen­to in cui con­tin­u­ano a sof­fi­are ven­ti di anti­sci­en­tismo e di antitec­nolo­gia che impedis­cono di affrontare dram­mi umani altri­men­ti irri­solvi­bili. E non si trat­ta solo di situ­azioni episodiche, si trat­ta spes­so di con­dizioni di vita e di morte di mil­ioni di per­sone che per ques­ta rilut­tan­za non si aggre­dis­cono. Il cor­ag­gio del pen­siero razionale, del­la prog­et­tazione intel­li­gente, del­l’u­ti­liz­zazione degli stru­men­ti sec­on­do fini chiari e defin­i­ti e con­frontabili è alla base di ques­ta sec­on­da fase del­la vicen­da Con­cor­dia. La stu­pid­ità è alla base del­la trage­dia a suo tem­po provo­ca­ta.
Ma tut­to questo non sarebbe bas­ta­to se non ci fos­se sta­ta la con­vinzione che i gran­di prob­le­mi si affrontano con logiche di sis­tema, non con la log­i­ca del­la som­ma­to­ria, insom­ma con la con­vinzione che pos­sono essere risolti anche prob­le­mi più che impeg­na­tivi e dif­fi­cili ma che l’u­ni­co modo è dotar­si di una capac­ità di impostar­li sis­tem­ati­ca­mente, non per spez­zoni ed episo­di. Oggi sem­bra sem­plice dir­lo dopo l’es­pe­rien­za che si sta real­iz­zan­do nel caso del­la Con­cor­dia ma in realtà è pro­prio questo uno del prob­le­mi veri e irrisolti che spes­so abbi­amo e cioè quel­lo di rin­un­cia­re a impostare e risol­vere gran­di prog­et­ti per scegliere di rin­ser­rar­ci in un provin­cial­is­mo asfit­ti­co. Lo stes­so pic­co­lo è bel­lo, anche quel­lo davvero bel­lo, sen­za una log­i­ca di sis­tema è del tut­to impro­poni­bile. Del tut­to inutile la retor­i­ca del­l’i­den­ti­tario locale, sarebbe meglio dire del­l’an­gus­to locale, sen­za logiche e costruzioni e pre­sen­ze e con­vinzioni sis­tem­atiche. Si sceglierebbe sola­mente lo Stra­paese che tan­ti dan­ni ha già fat­to in abbon­dan­za.
Sì sec­on­do scopi chiari e defin­i­ti e con­frontabili: por­tane via la Con­cor­dia nel minore tem­po pos­si­bile nel­la mag­giore sicurez­za pos­si­bile, sicurez­za per le per­sone, per l’am­bi­ente, per tut­ti e per tut­to. Moti­vazioni, dimostrazioni, ragion­a­men­ti, argo­men­tazioni fon­date su dati e su fat­ti era­no gli stru­men­ti da uti­liz­zare, non cer­to altri, ed insieme a questi la fer­ma volon­tà polit­i­ca e tec­ni­ca di val­utare, giu­di­care, assumer­si la respon­s­abil­ità di decidere nel­l’in­ter­esse gen­erale. Per for­tu­na si sono rifi­u­tati gri­da, velleità, riven­di­cazioni inca­paci di con­frontar­si sul­la util­ità e sul­la real­iz­z­abil­ità. Quest’es­pe­rien­za dimostra che quan­do si vuole uti­liz­zare, mag­a­ri per risol­vere altri prob­le­mi del tut­to legit­ti­mi e gravi, stru­men­ti e per­cor­si solo riven­dica­tivi, a volte persi­no bru­tal­mente riven­dica­tivi, va a finire di non pot­er garan­tire il rag­giung­i­men­to dei risul­tati ed anzi di impedire di aggredire persi­no quel­lo che si vor­rebbe. Dici­amo­lo chiara­mente, è quel­lo che è accadu­to in ques­ta ripetu­ta propo­sizione  di Piom­bi­no come alter­na­ti­va pos­si­bile a Gen­o­va ed alla Turchia.
Ha vin­to un’al­tra log­i­ca.
Sarebbe bene farne occa­sione di una pro­fon­da rif­les­sione.

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