A Piombino non deve spengersi la musica

· Inserito in Teoria e pratica
Stefano Ferrini

PIOMBINO 2 mag­gio 2019 — La comu­ni­cazione del Comune a vari eser­cizi com­mer­ciali del cen­tro degli avvenu­ti esposti di alcu­ni cit­ta­di­ni per la musi­ca è sicu­ra­mente un atto dovu­to e niente si può dire agli uffi­ci che han­no fat­to il loro dovere. Due con­sid­er­azioni però sono d’ob­bli­go. Piom­bi­no deve e vuole cam­biare per­ché si è rot­to un equi­lib­rio sociale, eco­nom­i­co e politi­co incen­tra­to sul­la cen­tral­ità del­la fab­bri­ca. Questo non vuol dire che l’in­dus­tria non c’è più o non ci sarà, ma che accan­to ad essa dovran­no crescere altre economie con mag­giore forza. Tra queste sen­z’al­tro ed in prim­is il tur­is­mo. Una cit­tà sen­za musi­ca non è una cit­tà tur­is­ti­ca. Non bas­ta da sola, ma serve anch’es­sa ad offrire al tur­ista momen­ti di diver­ti­men­to e spen­sier­atez­za, quel­lo che si vuole quan­do si è in vacan­za. Questo impli­ca che anche noi cit­ta­di­ni dob­bi­amo gio­co­forza cam­biare approc­cio. Se dob­bi­amo diventare sem­pre più una cit­tà tur­is­ti­ca, dob­bi­amo abit­u­ar­ci a perdere un po’ di sovran­ità sul­la cit­tà stes­sa, che diven­ta anche di altri, di col­oro che dob­bi­amo saper e vol­er accogliere sapen­do che da questo ne trar­rem­mo ric­chez­za ed occu­pazione per noi e per i nos­tri figli. La sec­on­da con­sid­er­azione, che è indi­ret­ta­mente dipen­dente dal­la vicen­da degli esposti, riguar­da il piano di zoniz­zazione acus­ti­ca, cioè lo stru­men­to che rego­la tut­ta la mate­ria del­la musi­ca dal vivo nei bar, ris­toran­ti, ecc. Esiste un ordine del giorno, per­al­tro pre­sen­ta­to dal Pd e vota­to da qua­si tutte le forze politiche di mag­gio­ran­za ed oppo­sizione, com­pre­so la mia, cioè Spir­i­to Libero, che impeg­na­va il sin­da­co a rivedere tale piano dan­do anche indi­cazioni pre­cise sulle mod­i­fiche da fare. È rimas­to let­tera mor­ta. Chi­unque diven­terà sin­da­co dovrà ripren­der­lo per­ché il piano attuale è figlio di una impostazione di chiusura non più accetta­bile per una cit­tà che vuol cam­biare, trovan­do nat­u­ral­mente un nuo­vo equi­lib­rio tra cit­ta­di­ni e tur­isti.

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