Un accanimento paesaggistico mai visto

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Riccardo Gelichi

PIOMBINO 9 feb­braio 2019 — Iniziamo col dire che instal­lare un impianto foto­voltaico in zone coltivabili sig­nifi­ca fare un pas­so indi­etro ver­so la polit­i­ca ecososteni­bile, in quan­to lim­iterebbe le zone fruibili per la pro­duzione di prodot­ti ali­men­ta­ri. Aggiun­giamo che non è un prob­le­ma di tipo di impianto, ma dell’equilibrio dell’area dove potrebbe essere istal­la­to, un ambito, anche agri­co­lo, che sarà comunque investi­to da numerose attiv­ità impat­tan­ti come la mega dis­car­i­ca, la nuo­va siderur­gia, sei pale eoliche enor­mi. A tut­to questo, come se non bas­tasse, vogliamo riem­pire i campi in Boc­ca di Cor­nia, per ben ottan­ta ettari, di pan­nel­li solari ? Piom­bi­no sem­bra diven­ta­to ter­ri­to­rio di con­quista. Il fat­to che l’assessore Car­la Maestri­ni liq­ui­di la ques­tione come pre­matu­ra non ci ras­si­cu­ra affat­to, così come la cor­ret­ta oppo­sizione del­la Cia al riguar­do. L’art.12, set­ti­mo com­ma, del decre­to leg­isla­ti­vo n.387 del 29/12/2003 con­sente la dero­ga alla costruzione in zona agri­co­la di impianti da fonti rin­nov­abili che per loro natu­ra sareb­bero incom­pat­i­bili con ques­ta; inoltre esistono impeg­ni pre­cisi pre­si dall’Italia nei con­fron­ti dell’Unione Euro­pea, riguardan­ti lo svilup­po di sud­dette energie, che riten­gono pos­si­bile instal­lare impianti a energie rin­nov­abili per la pro­duzione di ener­gia elet­tri­ca, nel rispet­to del­la nor­ma­ti­va det­ta­ta da quest’ultima, con la richia­ma­ta diret­ti­va 2001/77/CE. Quin­di, dopo il dan­no, rischi­amo la bef­fa: è pos­si­bile che tut­ti gli impianti di rin­nov­abili, dall’eolico fino al solare, cui si aggiun­gono, il trat­ta­men­to dei rifiu­ti e gli even­tu­ali forni, si deb­bano inserire tut­ti in un faz­zo­let­to di ter­ra? Per giun­ta, all’ingresso di Piom­bi­no. Sono tutte attiv­ità pesan­te­mente impat­tan­ti sot­to tut­ti i pun­ti di vista, soprat­tut­to quel­lo visi­vo. Invece di pen­sare a bonifi­care l’esistente e dar­gli una des­ti­nazione d’uso con­grua, assis­ti­amo ad un accani­men­to pae­sag­gis­ti­co mai vis­to. Ma che immag­ine vogliamo dare di Piom­bi­no? E soprat­tut­to, per cosa ?

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