I CONTI IN TASCA AI DIPENDENTI ANCORA ALLA EX LUCCHINI O AD AFERPI

Cassa integrazione o solidarietà: buste paga leggère

PIOMBINO 6 aprile 2016 — Quan­do anco­ra era Luc­chi­ni la pianta organ­i­ca del per­son­ale con­ta­va 2.183 addet­ti che Afer­pi, sec­on­do l’accordo di pro­gram­ma del 30 giug­no 2015, si è impeg­na­ta ad assumere alle pro­prie dipen­den­ze entro il 6 novem­bre 2016 e a man­tenere a libro paga per almeno due anni. Di fat­to gli accor­di tra la soci­età alge­ri­na ed i sin­da­cati han­no pre­so poi in con­sid­er­azione 23 dipen­den­ti in meno, ovvero 2.160, dei quali, a far data dal pri­mo luglio 2015, 1080 sono pas­sati alla nuo­va soci­età con un con­trat­to di sol­i­da­ri­età difen­si­va al 60 per cen­to e del­la dura­ta di 24 mesi, pro­ro­ga­bile per altri 24. Teori­ca­mente quin­di il regime di sol­i­da­ri­età potrebbe giun­gere fino al pri­mo luglio 2019. Ben oltre il ter­mine ulti­mo indi­ca­to negli impeg­ni di Afer­pi per man­tenere a libro paga tut­ti i dipen­den­ti rias­sun­ti (due anni che scad­ran­no il pri­mo luglio 2017). Pre­scinden­do da tut­ti i prob­le­mi e da tutte le incertezze riguardan­ti i ritar­di nell’attuazione del crono­pro­gram­ma degli algeri­ni (vedi al riguar­do un nos­tro prece­dente arti­co­lo), si deve ril­e­vare che già oggi è assai pesante la ges­tione dei bilan­ci famil­iari per molti dipen­den­ti sia Luc­chi­ni in cas­sa inte­grazione che Afer­pi in sol­i­da­ri­età.

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Abbi­amo prova­to ad effet­tuare alcune sim­u­lazioni pren­den­do a rifer­i­men­to le ret­ribuzioni medie sia per i dipen­den­ti rimasti alla Luc­chi­ni che per i nuovi in Afer­pi. Ovvi­a­mente com­pi­lare la tabel­la che pre­sen­ti­amo non è sta­to facile e va da sé che i con­teg­gi non pos­sono ten­er con­to delle moltepli­ci situ­azioni indi­vid­u­ali che si pre­sen­tano nelle ret­ribuzioni. Così, per esem­pio, per le voci “in entra­ta” non è sta­to pos­si­bile con­teggia­re gli even­tu­ali asseg­ni famil­iari ero­gati in fun­zione del red­di­to com­p­lessi­vo del nucleo famil­iare. E, tra le trat­tenute, non sono state ovvi­a­mente inserite quelle rel­a­tive alle quote sin­da­cali, alla cas­sa mutua inte­gra­ti­va, al servizio men­sa, alle assi­cu­razioni auto in con­ven­zione ecc.). Chiara­mente per la tas­sazione Irpef il rifer­i­men­to è ai red­di­ti dell’anno che pre­cede quel­lo del rilas­cio delle buste paga. Sia per la cas­sa inte­grazione che per i lavo­ra­tori in regime di sol­i­da­ri­età abbi­amo con­sid­er­a­to due posizioni “cam­pi­one”, quel­la di un dipen­dente sen­za asseg­ni famil­iari e quel­la di un dipen­dente con moglie e un figlio a cari­co. Per la Luc­chi­ni la sim­u­lazione ha riguarda­to una paga base di quin­to liv­el­lo con cinque scat­ti di anzian­ità; i rifer­i­men­ti sono sta­ti ad una ret­ribuzione a tem­po pieno e di una cor­rispon­dente bus­ta in cas­sa inte­grazione nei due mas­si­mali di rifer­i­men­to pre­visti dal­la legge. I risul­tati por­tano per ogni cas­sain­te­gra­to ad un decre­men­to negli asseg­ni men­sili che oscil­la tra 475,54 e 606,45 euro per un dipen­dente sen­za famil­iari a cari­co e tra i 444,41e i 630,25 per chi ha moglie e un figlio a cari­co. Ne derivano dimin­uzioni com­p­lessive per tut­ti i dipen­den­ti in cas­sa inte­grazione che van­no men­sil­mente dai 513 mila ai 680 mila euro. Ovvero, in un anno, tra i 6,5 e gli 8,6 mil­ioni di euro che man­cano, per questo solo aspet­to, all’economia del com­pren­so­rio.

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Per i 1.080 dipen­den­ti già pas­sati ad Afer­pi, c’è da ril­e­vare che la sol­i­da­ri­età difen­si­va è al 60 per cen­to, ovvero, nel monte ore com­p­lessi­vo delle ore di attiv­ità, il 40 per cen­to deve essere lavo­ra­ti­vo e viene paga­to dall’azienda, l’altro 60 per cen­to del monte ore lavo­ra­ti­vo, ma non lavo­ra­to, viene con­sid­er­a­to in sol­i­da­ri­età difen­si­va al 60 per cen­to e viene ret­ribuito dal­lo Sta­to. Suc­cede che, essendo il rifer­i­men­to del 40 per cen­to al monte ore com­p­lessi­vo, può accadere che, fer­mo restando il rispet­to di questo para­metro, alcu­ni lavo­ra­tori presti­no un’attività assai infe­ri­ori di altri. Non è fuori luo­go l’esempio del­la media dei pol­li di Trilus­sa dove il risul­ta­to sta­tis­ti­co è un pol­lo a tes­ta anche se qual­cuno ne man­gia due e qual­cun altro nes­suno. Ad esem­pio si può riferire il caso dei lavo­ra­tori rien­trati in fab­bri­ca con le ultime assun­zioni di aprile. Molti di loro, infat­ti, non lavor­eran­no nep­pure un giorno e saran­no col­lo­cati in con­trat­to di sol­i­da­ri­età per­manete fino a nuove dis­po­sizioni. Con le con­seguen­ze del caso in bus­ta paga: 1.126,85 euro per chi ha moglie e un figlio a cari­co, 1.025,96 chi è invece sen­za carichi famil­iari.
Il 60 per cen­to delle ore non lavo­rate viene paga­to dal­lo Sta­to nel­la misura del 60 per cen­to per ogni dipen­dente. Quin­di, in questo caso, come emerge dal­la tabel­la, la bus­ta paga di ogni lavo­ra­tore in sol­i­da­ri­età con­s­ta di due par­ti (appun­to il 40 per cen­to paga­to dall’azienda per le ore lavo­rate ed il resto che giunge attra­ver­so gli ammor­tiz­za­tori sociali del­la Sta­to). In caso di attiv­ità a tem­po pieno da Afer­pi un dipen­dente di quin­to liv­el­lo con cinque scat­ti per­cepirebbe 1.455,87 sen­za asseg­ni famil­iari e 1.563,92 con moglie e figlio a cari­co. In sol­i­da­ri­età al 40 per cen­to la dimin­uzione in bus­ta paga è di cir­ca 250 euro, ovvero di poco più di 3.200 euro all’anno. Com­p­lessi­va­mente per tut­ti i 1.080 dipen­den­ti si ha quin­di un minore ret­ribuzione annua di cir­ca 3,5 mil­ioni di euro che, anche in questo caso, man­cano all’e­cono­mia del­la zona.
Va infine sot­to­lin­eato che, a segui­to degli accor­di per il pas­sag­gio ad Afer­pi, si han­no riduzioni in bus­ta paga con con­seguen­ti cospicue perdite nel­la mat­u­razione del TFR e nel mon­tante del cal­co­lo del­la pen­sione.

(Foto di Pino Bertel­li)

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