Il Centro antiviolenza di Piombino venti anni dopo

· Inserito in Spazio aperto
Maria Concetta Mondello

PIOMBINO 10 mar­zo 2019 — Ho parte­ci­pa­to alla fes­ta per l’an­niver­sario dei ven­ti anni di aper­tu­ra del Cen­tro antiv­i­o­len­za di Piom­bi­no.
Un cen­tro nato non cer­ta­mente per caso.
Ci siamo fotografate, Maria Con­cetta Mon­del­lo, Raf­fael­la Bia­gi­oli, Rossana Sof­frit­ti (vedi la foto in alto a sin­is­tra, ndr), per­ché ven­ti anni fa noi tre lo abbi­amo volu­to con forza quel cen­tro e, gra­zie alla col­lab­o­razione e all’im­peg­no del­la Regione Toscana e delle numerose donne che ne face­vano parte, quelle che  han­no ani­ma­to i lavori  del­la pri­ma com­mis­sione per le pari oppor­tu­nità del Comune di Piom­bi­no pre­siedu­ta da Raf­fael­la, il cen­tro è nato.
La parte­ci­pazione delle donne apparte­nen­ti alle asso­ci­azioni fem­minili, UDI in pri­ma fila, ha con­tribuito a portare ric­chez­za ad un grup­po numeroso e moti­va­to di donne. Non a caso una tar­ga con il nome di Nicla Bar­di­ni appare oggi sul­la pareti del cen­tro. Pec­ca­to aspettare che certe donne non ci siano più per ved­erne riconosci­u­to il loro val­ore.
Donne delle asso­ci­azioni che, con un gesto, sono state can­cel­late dai lavori del­la com­mis­sione per le pari oppor­tu­nità: scelta dis­cutibile, miope, det­ta­ta da chissà quali ragioni cer­ta­mente sconosciute al mon­do del volon­tari­a­to per il quale la parte­ci­pazione è sem­pre indice di ric­chez­za e non di dif­fi­coltà.
Per noi con­sigliere di allo­ra, che abbi­amo vis­su­to ques­ta ric­chez­za di donne che han­no ded­i­ca­to la vita ad altre donne, è sta­to un piacere conoscer­le, cam­minare con loro, scam­biare opin­ioni e conoscer­ci rec­i­p­ro­ca­mente: Nor­ma Menicagli, Nicla Bar­di­ni, Grazia Noc­chi, Irene Tron­ci Balzi­ni e tante, tante altre.
Il lavoro di noi con­sigliere comu­nali parti­va  dal­l’u­so di un lin­guag­gio scel­to anche in con­siglio comu­nale, dove vol­e­va­mo essere chia­mate con­sigliere e non con­siglieri, per­chè la dec­li­nazione del genere non era per noi un vuo­to con­tenu­to di ipocrisia, ma la base da cui par­tire per costru­ire un modus operan­di dove la diver­sità fos­se col­ta, apprez­za­ta e val­oriz­za­ta.
Abbi­amo orga­niz­za­to, inizial­mente un pò scettiche, un cor­so di for­mazione di 100 ore  che alla fine ci ha dato tan­to, trasfor­man­do­ci, alla fine del per­cor­so, in donne più con­sapevoli, così  come ha dichiara­to la sin­da­ca di Campiglia.
Un’es­pe­rien­za bel­lis­si­ma che auguri­amo di vivere con affet­to  alle gio­vani ragazze di oggi.

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