Coronavirus: noi e la crisi sanitaria ed economica

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PIOMBINO 12 aprile 2020 — L’ impat­to del­la Covid–19 è molto pesante dal pun­to di vista san­i­tario e sarà pesan­tis­si­mo dal pun­to di vista eco­nom­i­co e sociale.
I tem­pi delle mis­ure piu’ restrit­tive (“tut­ti a casa”) saran­no verosim­il­mente anco­ra lunghI e l’uscita dalle restrizioni sarà molto grad­uale. Le riu­nioni e le assem­blee ridi­ver­ran­no “legali” forse in autun­no, se i para­metri epi­demi­o­logi­ci avran­no anda­men­to benig­no.
E’ nec­es­sario riva­l­utare ori­en­ta­men­ti ed oper­a­tiv­ità alla luce delle nuove, inedite e pesan­ti con­dizioni che si sono deter­mi­nate.

Le mis­ure adot­tate con­tro l’ epi­demia sono anche ogget­ti­va­mente mis­ure restrit­tive delle lib­ertà cos­ti­tuzion­ali, sono anche mis­ure con­tro la parte­ci­pazione polit­i­ca e sono state usate persi­no in fun­zione anti-sciopero: intro­ducono rischi ele­vati per la democrazia che non bisogna sot­to­va­l­utare. La scelta di puntare, come misura di pre­ven­zione, pres­soché esclu­si­va­mente e con for­ti con­no­tati coerci­tivi, sul “dis­tanzi­a­men­to sociale” è sta­ta con­seguen­za delle gravi caren­ze con cui il Sis­tema San­i­tario Nazionale si è pre­sen­ta­to all’ appun­ta­men­to con la Covid-19; ma è sta­ta anche una scelta polit­i­ca di auto­tutela delle clas­si dom­i­nan­ti. Attra­ver­so il “main stream” il Gov­er­no ci sus­sur­ra quo­tid­i­ana­mente che “siamo sul­la stes­sa bar­ca”: lo fa per allon­tanare il ris­chio di reazioni di mas­sa ver­so le politiche di dis­oc­cu­pazione e mis­e­ria, di sman­tel­la­men­to del wel­fare e dei servizi pub­bli­ci essen­ziali, san­ità com­pre­sa, con gli effet­ti letali che oggi sono sot­to gli occhi di tut­ti .

L’ impat­to delle attiv­ità pro­dut­tive sul­la dif­fu­sione del­la Covid-19 è sta­to forte­mente e volu­ta­mente sot­to­va­l­u­ta­to, a causa di una “mano pub­bli­ca” inerte e sub­or­di­na­ta alle logiche del prof­it­to, por­tan­do a ritar­di e numero­sis­sime eccezioni alle chiusure soprat­tut­to nel­la man­i­fat­tura e par­ti­co­lar­mente nei gran­di com­p­lessi indus­tri­ali. La chiusura delle fab­briche, per essere effi­cace misura di pre­ven­zione, deve essere di dura­ta pari alle mis­ure di “dis­tanzi­a­men­to sociale” per la popo­lazione gen­erale, chec­chè ne dicano l’ azien­da e Con­find­us­tria; in par­ti­co­lare per la siderur­gia, set­tore si strate­gi­co, ma non di pri­maria neces­sità a breve ter­mine per la soprav­viven­za. La chiusura, nec­es­saria per il “con­teni­men­to”, deve servire anche a pre­dis­porre e real­iz­zare tutte le mis­ure nec­es­sarie alla ripresa del lavoro in sicurez­za. Le mis­ure da pre­dis­porre sono com­p­lesse e rive­stono carat­tere infor­ma­ti­vo, for­ma­ti­vo, adde­stra­ti­vo, logis­ti­co, tec­no­logi­co, orga­niz­za­ti­vo, igien­i­co e san­i­tario: è nec­es­sario un tem­po con­gruo per svilup­par­le. Il con­trol­lo finale sul­la loro attuazione non puo’ essere solo intra-azien­dale ma deve essere anche pub­bli­co e sociale. Attual­mente non esistono le con­dizioni per ripren­dere a breve il lavoro in sicurez­za, pena il met­tere in grave ris­chio la salute ( e la vita) di lavo­ra­tori e cit­ta­di­ni. Il virus non si fer­ma, né in entra­ta né in usci­ta, ai can­cel­li dal­la fab­bri­ca, per cui il prob­le­ma investe tut­ta la col­let­tiv­ità.

La crisi met­terà a dura pro­va il sis­tema glob­ale neoliberista.
La pan­demia sta aggra­van­do una reces­sione eco­nom­i­ca preesistente. Su scala mon­di­ale, la crisi sarà ben più pesante di quel­la esplosa nel 2008 e prob­a­bil­mente peg­giore di quel­la del ‘29. Se si puo’ sper­are di uscire dal­la emer­gen­za san­i­taria in autun­no (non dal prob­le­ma coro­n­avirus, che tra foco­lai residui e di ritorno ci trasciner­e­mo ben oltre, sino alla vac­ci­nazione di mas­sa), per l’ econo­mia gli effet­ti neg­a­tivi si trascin­er­an­no per anni .
La crisi accentuerà le con­trad­dizioni tra masse popo­lari e grande cap­i­tale monopolistico-finanziario,tra economie nazion­ali e strate­gie glob­ali delle multi­nazion­ali, tra poli impe­ri­al­isti e, nel­la UE, tra inter­es­si degli sta­ti mediter­ranei da una parte e di Ger­ma­nia e satel­li­ti dal’ altra.
I Pae­si più a ris­chio sono quel­li con deb­ito pub­bli­co ele­va­to (come l’ Italia) e che han­no sof­fer­to mag­gior­mente dell’ingresso in una area a mon­e­ta forte, come i pae­si mediter­ranei dell’ area UE e i pae­si africani dell’ area del fran­co CFA.
Pae­si e clas­si dom­i­nan­ti cercher­an­no di per­sis­tere in politiche reces­sive che pro­teggano il val­ore (e la ren­di­ta) dei gran­di cap­i­tali finanziari; ma i Gov­erni saran­no costret­ti, dalle preved­i­bili ten­sioni a liv­el­lo delle masse popo­lari, a fare qualche con­ces­sione a chi, da posizioni sub­or­di­nate, chiederà iniezioni tem­pes­tive e dirette di liq­uid­ità nei sis­tema, ind­i­riz­zate a sal­va­guardare la pro­duzione di beni reali , le pic­cole e le medie imp­rese, la doman­da inter­na, i posti di lavoro, nonché gli inves­ti­men­ti in deficit per infra­strut­ture .

L’UE risponde con disponi­bil­ità ed aper­ture tem­po­ra­nee e parziali al supera­men­to di alcu­ni vin­coli eco­nomi­ci dell’Unione e con garanzie per presti­ti ban­cari final­iz­za­ti alla ripresa eco­nom­i­ca. L’ entità degli inter­ven­ti appare asso­lu­ta­mente insuf­fi­ciente, soprat­tut­to in ter­mi­ni di liq­uid­ità pronta­mente disponi­bile per i sin­goli Sta­ti dell’ Unione. Per l’Italia sara’ fon­da­men­tale evitare di cadere nel­la trap­po­la del MES e di finanziare la ripresa con mon­e­ta a deb­ito, pena pre­cip­itare rap­i­da­mente in una situ­azione di tipo gre­co. Tut­tavia è ipo­tiz­z­abile un peri­o­do con qualche disponi­bil­ità di finanzi­a­men­ti pub­bli­ci europei (e forse ital­iani) per inves­ti­men­ti anti­ci­cli­ci. Si apre un peri­o­do in cui per le ammin­is­trazioni locali sarà ancor più impor­tante che nel recente pas­sato la capac­ità di mon­i­torare, inter­cettare e uti­liz­zare le even­tu­ali oppor­tu­nità di finanzi­a­men­to per lo svilup­po e quin­di di elab­o­rare piani di set­tore e prog­et­ti cred­i­bili.

Il set­tore siderur­gi­co, già in depres­sione pri­ma dell’epidemia, subirà un ulte­ri­ore calo di ven­dite e di pro­duzione a liv­el­lo glob­ale. La situ­azione non favorisce cer­ta­mente ulte­ri­ori inves­ti­men­ti nel set­tore per gli anni a venire. Dob­bi­amo insis­tere per­ché il Gov­er­no ela­bori e gestis­ca un Piano Siderur­gi­co Nazionale per­ché non si puo’ affrontare una crisi pro­fon­da sen­za sapere cosa devi difend­ere del tuo appa­ra­to pro­dut­ti­vo. Nelle con­dizioni gen­er­ali attuali è impens­abile che JSW inves­ta 1 MLD a Piom­bi­no, vista anche la rilut­tan­za dimostra­ta sin’ora. Non è da esclud­ere del tut­to una chiusura e sven­di­ta con spez­zati­no, ma la cosa piu’ prob­a­bile è che la multi­nazionale cercherà di tenere occu­pa­ta la casel­la Piom­bi­no, nel gio­co inter­nazionale del­la con­cor­ren­za siderur­gi­ca , pro­l­un­gan­do la polit­i­ca attuale: risparmi­are all’osso e sfruttare al mas­si­mo CIG, sus­si­di e incen­tivi pub­bli­ci, ten­tan­do di lim­itare le perdite con la lam­i­nazione ( es. rotaie FFSS). In quest’ottica anche la CIG Covid gli potrebbe essere utile. La nos­tra pre­vi­sione è che non pre­sen­terà il “Il Piano Indus­tri­ale” né allo scadere dei 4 mesi di rin­vio accor­dati, né dopo, per lun­go tem­po.

L’immobilismo di JSW è diven­ta­to un osta­co­lo al rilan­cio di Piom­bi­no e del­la Val di Cor­nia.
Un impor­tante fat­tore locale di aggrava­men­to del­la situ­azione è il nos­tro essere con­tem­po­ranea­mente area di crisi siderur­gi­ca, area di crisi com­p­lessa e SIN.
L’ attendis­mo pro­l­un­ga­to di JSW è causa non solo di degra­do degli impianti e degra­do del­la posizione di mer­ca­to dell’ azien­da; ma anche di tor­pore indot­to nelle Ammin­is­trazioni Locali rispet­to alla costruzione di alter­na­tive eco­nomiche; di raf­forza­men­to del ricat­to dell’ impren­di­tore sia ver­so i lavo­ra­tori (appe­si al filo sem­pre più cor­to del­la CIG ) sia ver­so la Cit­tà, che non esprime anco­ra alter­na­tive cred­i­bili.
Jin­dal deve pre­sentare un vero Piano Indus­tri­ale entro mag­gio, sen­za ulte­ri­ore dilazioni: la Covid-19 non puo’ essere un ali­bi a cop­er­tu­ra dell’ immo­bil­is­mo dell’ azien­da. Il Piano deve essere in ver­sione defin­i­ti­va, com­pren­dente tut­to cio’ che era sta­to inizial­mente pre­ven­ti­va­to ( 3 forni let­tri­ci, 2 nuovi treni, revamp­ing dei treni esisten­ti, sman­tel­la­men­to degli impianti dismes­si). Altri­men­ti sia rimes­so in dis­cus­sione l’ Accor­do di Pro­gram­ma e suben­tri lo Sta­to con le pro­ce­dure e le modal­ità nec­es­sarie, sen­za esclud­ere la nazion­al­iz­zazione.

In sostan­za, la Covid-19 costringe a definire in maniera piu’ chiara e rig­orosa le pri­or­ità su cui i lavo­ra­tori, le OOSS, il C.CIG, le asso­ci­azioni , i par­ti­ti e le ammin­is­trazioni cit­ta­dine devono spendere impeg­no ed energie nel nuo­vo dif­fi­cile quadro sca­tu­ri­to dal sovrap­por­si del­la crisi eco­nom­i­ca preesistente con la crisi san­i­taria, eco­nom­i­ca, sociale e polit­i­ca da Covid-19.

L’ alter­na­ti­va pos­si­bile si deve basare su una visione del futuro, piani di set­tore e prog­et­ti costru­iti con larga parte­ci­pazione del­la cit­tad­i­nan­za. Abbi­amo già in pas­sato prospet­ta­to la neces­sità dell’ usci­ta dal mod­el­lo mono­cul­tur­ale, ver­so il poten­zi­a­men­to di infra­strut­ture, l’effettuazione delle boni­fiche e la real­iz­zazione del­la diver­si­fi­cazione eco­nom­i­co-pro­dut­ti­va, com­pren­si­va di una siderur­gia mod­er­na meno inva­si­va, eco­com­pat­i­bile , il tut­to con la forte parte­ci­pazione del­la mano pub­bli­ca. Lo abbi­amo fat­to anche por­tan­do all’attenzione del­la cit­tà la neces­sità di un Piano di Rinasci­ta per Piom­bi­no basato su quei cri­teri, piano che ora diven­ta urgen­za asso­lu­ta, in un cli­ma gen­erale che rende più evi­dente la neces­sità di inter­ven­ti pub­bli­ci per la “ricostruzione post bel­li­ca” ex Covid-19, Se alla sca­den­za di mag­gio JSW Steel non uscirà dall’attendismo che ha volu­to impor­ci, nei suoi con­fron­ti occor­rerà ingag­gia­re una guer­riglia usan­do ogni stru­men­to cul­tur­ale, politi­co, sin­da­cale , ammin­is­tra­ti­vo e legale per accel­er­are sul­la diver­si­fi­cazione indipen­den­te­mente dal­la sua pre­sen­za, riducen­dole al min­i­mo le pos­si­bil­ità di uti­liz­zo di spazi, infra­strut­ture e agevolazioni sul nos­tro ter­ri­to­rio.

Coor­di­na­men­to Art.1 Camp­ing CIG

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