Crisi: non basta solo Piombino

Niccolò Pini

PIOMBINO 15 novem­bre - Rossana Sof­frit­ti (nel­la foto), pri­ma asses­sore e poi  sin­da­co di Campiglia Marit­ti­ma, delin­ea  un quadro del­la situ­azione eco­nom­i­ca del­la Val di Cor­nia e del suo Comune, da tem­po lega­to social­mente ed anche strut­tural­mente  all’e­cono­mia preva­lente delle acciaierie di Piom­bi­no.

La crisi del­la Luc­chi­ni è arriva­ta ormai ad un pun­to criti­co, l’ipote­si più rosea prevede un forte ridi­men­sion­a­men­to del per­son­ale. Che effet­ti avrà questo even­to nel Comune di Campiglia Marit­ti­ma?

Pri­ma di tut­to spero che non sia così, spero che ci sia anco­ra lo spazio per una soluzione diver­sa. E’ chiaro però che se lo sce­nario dovesse essere quel­lo del ridi­men­sion­a­men­to del­la pro­duzione e del licen­zi­a­men­to del per­son­ale questo avrebbe un forte impat­to anche sul nos­tro Comune. Infat­ti sono anco­ra molte le pic­cole e medie imp­rese che orbi­tano nel­l’in­dot­to del­la Luc­chi­ni, anche se c’è da dire che nel cor­so degli anni molte di queste han­no cer­ca­to di dif­feren­ziare la loro pro­duzione e di essere meno dipen­den­ti dal­lo sta­bil­i­men­to.

La chiusura del­lo sta­bil­i­men­to Luc­chi­ni è un’ ipote­si nota già da decen­ni, quale sono le inizia­tive prese durante la sua leg­is­latu­ra su questo tema, e crede che le risposte del­la polit­i­ca di questo ter­ri­to­rio siano state suf­fi­ci­en­ti per affrontare questo prob­le­ma?

Cre­do che questo ter­ri­to­rio abbia fat­to tan­to per cer­care di dare delle risposte ai prob­le­mi del­lo sta­bil­i­men­to; un esem­pio con­cre­to è sta­to l’im­peg­no spe­so per cer­care di ammod­ernare le infra­strut­ture come l’ Autostra­da e la vari­ante 398, il por­to e il lavoro costante del Sin­da­co di Piom­bi­no, del­la Regione e dei nos­tri Par­la­men­tari. Fino al 2008 la stra­da intrapre­sa sul­la siderur­gia sem­bra­va lin­eare, dopo di che la crisi del ter­ri­to­rio, con­seguen­za di quel­la mon­di­ale, ha fer­ma­to questi pro­ces­si.

Sem­bra ormai chiaro che la dimen­sione comu­nale sia insuf­fi­ciente per risol­vere i prob­le­mi di un sin­go­lo comune, negli ulti­mi anni la coop­er­azione tra i comu­ni del­la Val di Cor­nia sem­bra esser­si raf­fred­da­ta; in vista delle nuove elezioni che ci saran­no ad aprile quali sono le inizia­tive che intende pro­porre per rilan­cia­re questo ter­ri­to­rio?

E’ chiaro ormai che sia i prob­le­mi che le politiche super­a­no i con­fi­ni ter­ri­to­ri­ali del sin­go­lo comune e che quin­di le risposte deb­bano venire anche da ambiti ter­ri­to­ri­ali più gran­di. Un pas­so impor­tate , dal pun­to di vista del tur­is­mo e del­la pro­mozione del ter­ri­to­rio, è il prog­et­to “Alta marem­ma”. Con le altre ammin­is­trazioni ave­va­mo inizia­to un per­cor­so di politiche con­di­vise che avrebbe dovu­to portare alla for­mazione del­l’u­nione dei comu­ni del­la Val di Cor­nia, ci siamo resi con­to però stra­da facen­do, dato che si trat­terebbe di creare un nuo­vo ente, che questo tipo di soluzione sarebbe sta­ta trop­po pesante sia dal pun­to di vista del­la macchi­na ammin­is­tra­ti­va sia dal pun­to di vista dei costi. La fusione Campiglia-Suvere­to pote­va essere l’inizio di un per­cor­so vir­tu­oso. Non so se ripren­der­e­mo la via del del­l’u­nione con le altre ammin­is­trazioni, di sicuro serve un coor­di­na­men­to tra ammin­is­tra­tori per avere una strate­gia comune in questo ter­ri­to­rio a pre­scindere dal­la for­ma giuridi­ca.

In questi ulti­mi 10 anni abbi­amo vis­to che il tur­is­mo non può essere l’u­ni­ca rispos­ta alla crisi del set­tore siderur­gi­co di questo ter­ri­to­rio, quali sono sec­on­do lei , i set­tori su cui il comune di Campiglia dovrebbe inve­stire?

Non cre­do che il tur­is­mo sia la rispos­ta in sen­so asso­lu­to alla crisi del set­tore siderur­gi­co. Un ter­ri­to­rio come il nos­tro non può pre­scindere da avere un set­tore indus­tri­ale mod­er­no e la rispos­ta va cer­ca­ta nell’investimento sul­l’in­no­vazione. Il tur­is­mo si è svilup­pa­to molto negli ulti­mi decen­ni ma non può essere l’u­ni­co set­tore trainante. Il set­tore agri­co­lo è un altro ambito su cui bisogna inve­stire: questo ter­ri­to­rio può diventare un cen­tro di lavo­razione e trasfor­mazione dei prodot­ti ortofrut­ti­coli attra­ver­so il poten­zi­a­men­to del­la fil­iera.

Avete imp­ie­ga­to un bel po’ di tem­po sul­la pos­si­bile fusione tra i Comu­ni di Campiglia e Suvere­to; a Piom­bi­no si è spe­so molto tem­po sul dis­cor­so del pas­sag­gio sot­to Gros­se­to. Non pen­sate che, invece, in questi tem­pi la pri­ma pri­or­ità sia il lavoro e comunque la ricer­ca di pro­poste con­di­vise per evitare il ris­chio di anni di involuzione e di sof­feren­za anche e soprat­tut­to eco­nom­i­ca?

Tut­to il tem­po spe­so per cer­care soluzioni che punti­no a miglio­rare il fun­zion­a­men­to e il poten­zi­a­men­to delle ammin­is­trazioni va nel­la direzione di pot­er miglio­rare le risposte ai cit­ta­di­ni anche nel­l’am­bito del lavoro e dei servizi. La fusione Campiglia- Suvere­to pote­va essere un pri­mo pas­so con­cre­to in ques­ta direzione, che avrebbe dato una grande pos­si­bil­ità ai due comu­ni pro­prio di dare delle risposte ai prob­le­mi. Purtrop­po ques­ta oppor­tu­nità è sta­ta per­sa e ne sono dispiaci­u­ta per­ché ha preval­so la pau­ra del cam­bi­a­men­to rispet­to alla prospet­tive che la fusione avrebbe por­ta­to. Devo dire che se tor­nas­si indi­etro rifarei la stes­sa scelta per­ché i tem­pi in cui inter­venire era­no stret­ti, era un treno che non pote­va non essere sfrut­ta­to, dove­vo dare la pos­si­bil­ità ai cit­ta­di­ni di cogliere l’op­por­tu­nità dei ben­efi­ci che la fusione pote­va dare.

 

Quan­to pen­sate pos­sa incidere il cam­bio del nome di Ven­tu­ri­na in Ven­tu­ri­na Terme sul­la reale pos­si­bil­ità di inserir­si in un set­tore eco­nom­i­co come quel­lo del ter­mal­is­mo?

La rac­col­ta di firme per il cam­bi­a­men­to del nome sta proce­den­do bene, cre­do che questo sia un pas­so con­se­quen­ziale rispet­to agli impeg­ni eco­nomi­ci che come Comune abbi­amo sostenu­to in questo set­tore: mi riferisco ai tan­ti inves­ti­men­ti real­iz­za­ti nel par­co ter­male con la pista cicla­bile e di altri inves­ti­men­ti che ver­ran­no fat­ti in quel­la zona per ren­der­la anco­ra più qual­i­fi­ca­ta. In un mon­do dove il nome di un luo­go incide molto sul­la sua qual­i­fi­cazione e deter­mi­nazione, ad esem­pio attra­ver­so il web, il cam­bio del nome è sicu­ra­mente un aspet­to nec­es­sario per l’i­den­tità di Ven­tu­ri­na come un paese in cui il ter­mal­is­mo è impor­tante.

 

Qual è la rispos­ta dei Comu­ni di fronte ad una crisi come quel­la che sti­amo attra­ver­san­do? E’ chiaro che la risoluzione non pas­sa per gli enti locali ma essi una pro­pos­ta a medio e anche lun­go ter­mine la devono indi­care.

Bisogna pros­eguire sulle infra­strut­ture e lo svilup­po dell’industria in otti­ca mod­er­na. Inve­stire su un prog­et­to comune per miglio­rare l’attrattività tur­is­ti­ca del­la nos­tra parte di Toscana e puntare alla real­iz­zazione di un polo per la trasfor­mazione dei prodot­ti agri­coli.

Con una grave situ­azione nazionale a cui si unisce una grave situ­azione locale, con le famiglie che davvero arran­cano, come pen­sate di coni­u­gare l’imposizione fis­cale, già molto alta, con la richi­es­ta di man­tenere almeno i servizi essen­ziali?

Il pri­mo aspet­to da sot­to­lin­eare è la grande dif­fi­coltà che trovano gli ammin­is­tra­tori a fare il bilan­cio del pro­prio comune quan­do le politiche statali cam­biano con­tin­u­a­mente. Siamo costret­ti a rivedere e ritoc­care il bilan­cio più volte nel­l’ar­co del­l’an­no. Occor­rerebbe trovare una soluzione che per­me­t­ta agli ammin­is­tra­tori di pro­gram­mare con una sta­bil­ità nor­ma­ti­va pluri­en­nale. Pro­prio in prospet­ti­va di ques­ta babele di nor­ma­ti­va fis­cale sono sod­dis­fat­ta di avere approva­to il bilan­cio a giug­no e di non avere atte­so il ter­mine del 30 novem­bre, in questo modo abbi­amo lavo­ra­to in modo cor­ret­to. Cer­to, sono con­vin­ta che non si pos­sa rin­un­cia­re ad offrire servizi che qual­i­f­i­cano la vita dei nos­tri cit­ta­di­ni.

E’ in cor­so l’iter per l’ammodernamento del por­to di Piom­bi­no. Sono pre­viste opere che richiedono l’impiego di mil­ioni di metri cubi di mate­ri­ali. Se venisse chiesto anco­ra una vol­ta l’uso delle cave del vostro ter­ri­to­rio comu­nale, quale sarebbe la vos­tra rispos­ta?

Sicu­ra­mente per i lavori al por­to ver­ran­no usati mate­ri­ali di cava pre­sen­ti sul nos­tro ter­ri­to­rio, questo però non inciderà sui piani di colti­vazione, per­ché la crisi ha col­pi­to anche il set­tore estrat­ti­vo e le estrazioni sono indi­etro rispet­to ai piani. Di sicuro ci sarà una con­cen­trazione tem­po­rale dei lavori che potrebbe portare dei dis­a­gi dal pun­to di vista del traf­fi­co dei mezzi pesan­ti che aumenterà sen­si­bil­mente; su questo aspet­to però abbi­amo vieta­to il traf­fi­co dei camion nel cen­tro di Ven­tu­ri­na, che avrebbe potu­to creare ulte­ri­ori dis­a­gi.

Sin­ce­ra­mente come pen­sa pos­sa finire?

Io spero che pos­sa finire bene, non bas­ta sicu­ra­mente la sper­an­za, ci vuole impeg­no, met­tere in cam­po tutte le oppor­tu­nità che ci ven­gono di fronte. Spero che si pos­sa tornare ad essere un luo­go sim­bo­lo dove c’è un buon con­nu­bio tra inno­vazione e tec­nolo­gia, tra ambi­ente e lavoro che sono le sfide del futuro. Occorre provare ad andare avan­ti pro­po­nen­do sfide nuove sen­za avere tim­o­ri di nes­sun genere, la gente si aspet­ta risposte dal­la polit­i­ca e la polit­i­ca deve provare a dar­le. Cre­do infine, che ci sia bisog­no di un legame mag­giore tra polit­i­ca e soci­età lega­mi che devono essere ripen­sati rispet­to al pas­sato.

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