Dal Comitato cittadino alla Cevalco spa

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Mario Valentini

«…Con i tagli delle risorse ai Comu­ni – anda­va ripe­tendo il sin­da­co Sil­via Velo, alla fine del 2005 – o bisogn­erà tagliare i servizi o aumentare i trib­u­ti locali…».
Non si sape­va bene da dove com­in­cia­re per gli effet­ti del­la legge finanziaria del gov­er­no Berlus­coni. Tra gli ammin­is­tra­tori del­la mag­gio­ran­za polit­i­ca dell’epoca aleg­gia­va una vera e pro­pria dis­per­azione.
Negli ulti­mi otto anni il ritor­nel­lo
non è cam­bi­a­to. A ripeter­lo recen­te­mente è sta­ta la sin­da­ca Rosan­na Sof­frit­ti che ha det­to: «Con gli ulti­mi tagli delle risorse effet­tuati dal Gov­er­no cen­trale agli Enti locali ci man­cano 800 mila euro per com­pi­lare il bilan­cio di pre­vi­sione dell’anno in cor­so».
Ci si dimen­ti­ca però o si preferisce non ricor­dare gli sprechi delle risorse negli anni di mag­giori disponi­bil­ità.
Per com­in­cia­re, alla chiusura del bilan­cio, il 31 dicem­bre 2006, si sco­prì un bel gruz­zo­lo all’attivo: 1milione e 577.333,07 euro per l’esattezza.
Due era­no le ipote­si che si ponevano per spie­gare la pos­i­ti­va sor­pre­sa: o l’amministrazione comu­nale ave­va sbaglia­to le pre­vi­sioni oppure c’erano state entrate impre­viste ed impreved­i­bili. Invece risul­tarono esat­te entrambe le ipote­si. Chi ha scarsa dimes­tichez­za con i con­ti pub­bli­ci si chiede: «Ma nel cor­so dell’anno, con le diverse e con­tin­ue vari­azioni di bilan­cio, sia i tec­ni­ci che i politi­ci non pote­vano aggiustare l’andamento dei con­ti?»
Come fu uti­liz­za­to il tesoret­to?
Non fu ridot­ta l’Ici, non furono abo­lite le addizion­ali, nem­meno in parte, non furono acquis­ta­ti allog­gi popo­lari da des­tinare alle famiglie bisog­nose o per altre impor­tan­ti neces­sità del­la cit­tad­i­nan­za. Non si fecero impianti foto­voltaici per il risparmio ener­geti­co (bas­ta­va rico­prire le super­fi­ci dei capan­noni del­la Cav­al­co, il boc­cio­dro­mo, lo sta­dio S. Lucia, le Scuole del Comune, il depos­i­to comu­nale e sos­ti­tuire tutte le lam­pa­dine con quelle a risparmio ener­geti­co). Niente di tut­to questo, il tesoret­to fu uti­liz­za­to per rip­i­anare i deb­iti del­la Cav­al­co Spa.
La Ceval­co con­tin­u­a­va a nav­i­gare nei deb­iti nonos­tante il mil­ione e 80mila euro incas­sati con la ven­di­ta alla Bic Toscana del capan­none H e del parterre anti­s­tante, pari a cir­ca il 40% del suo pat­ri­mo­nio immo­bil­iare.
«Dopo il dimez­za­men­to delle aree espos­i­tive, — osservò Pao­lo Pon­si­ni, pres­i­dente pro tem­pore del­la Ceval­co — non siamo in gra­do di val­utare appieno quale potrà essere il risul­ta­to eco­nom­i­co del­la fiera mostra, pur facen­do ogni sfor­zo di miglio­ra­men­to e di inno­vazione». Al con­trario, invece dei miglio­ra­men­ti e delle inno­vazioni, seguirono la chiusura defin­i­ti­va di Etruri­arte, una man­i­fes­tazione di liv­el­lo inter­nazionale, diret­ta da Ren­zo Mez­za­capo, che dopo 10 edi­zioni ave­va rag­giun­to la rag­guarde­v­ole cifra di oltre 400 artisti parte­ci­pan­ti e “Cav­al di Cor­nia” che si svol­ge­va sul parterre anti­s­tante il capan­none H, e così via. Quin­di meno spazi disponi­bili, meno inizia­tive, meno entrate e di con­seguen­za mag­giori dif­fi­coltà per pagare i mutui e i rel­a­tivi inter­es­si ban­cari.
In defin­i­ti­va, cosa fa da tem­po la Ceval­co? Orga­niz­za, a fine mag­gio, un mer­ca­to per una set­ti­mana. Gli addet­ti ai lavori la definis­cono “fiera di pri­mav­era”, men­tre la mag­gior parte del­la gente la con­sid­era invece — né più né meno — un insieme di ban­car­elle, di mer­ce comune, di oper­a­tori e com­mer­cianti che si vedono nor­mal­mente nei mer­cati set­ti­manali del­la zona e din­torni. A parte i mezzi agri­coli e le tante auto­mo­bili parcheg­giate nel piaz­za­le che si pos­sono ammi­rare esposte tut­to l’anno nelle fil­iali delle rispet­tive case auto­mo­bilis­tiche. Nel­la sec­on­da metà di agos­to, come da tradizione, gli spazi fieris­ti­ci ven­gono dati in affit­to agli orga­niz­za­tori del­la “fes­ta dell’Unità”, men­tre un paio di inizia­tive, come aero­mod­el­lis­mo e “natu­ra e cuci­na” ven­gono orga­niz­zate e gestite dal Comi­ta­to Cit­tadi­no. Una soci­età per azioni, con questo lim­i­ta­to uti­liz­zo delle strut­ture non potrà cer­to soprav­vi­vere, né può andare lon­tano. Al mas­si­mo potrà andare in Tri­bunale a depositare i lib­ri sociali. Ma non è sta­to così per­ché da sem­pre è arriva­to il soc­cor­so del mag­gior azion­ista di rifer­i­men­to, cioè il Comune di Campiglia (con il 47,216% del cap­i­tale sociale) a sovven­zionare buona parte delle perdite.
Ma la travagli­a­ta sto­ria del­la Fiera Mostra con­tin­ua e il capi­to­lo più inter­es­sante sarà scrit­to nel 2007, quan­do, dopo 18 anni di vicende giudiziarie, il sign­or Gino Maz­zarri vince la causa inten­ta­ta nei con­fron­ti del Comune di Campiglia Marit­ti­ma per l’esproprio dell’area di oltre 16mila mq. cedu­ta alla Ceval­co per la costruzione dei capan­noni. La sen­ten­za n° 898, emes­sa dal­la Corte di Appel­lo di Firen­ze il 25 mag­gio 2007, sancì e con­dan­nò defin­i­ti­va­mente il Comune di Campiglia al paga­men­to di € 1.958.546,33 a favore di Maz­zarri oltre a € 46.000 per spese legali.
Chi sborsò gli oltre i due mil­ioni di euro per ris­ar­cire Gino Maz­zarri? Come avrebbe fat­to a pagare più di due mil­ioni di euro la Ceval­co, sull’orlo del fal­li­men­to, se non era in gra­do di pagare i mutui che grava­vano anco­ra sui capan­noni?
Sem­plice! Agli ammin­is­tra­tori comu­nali non difet­ta la fan­ta­sia!
Il Comune di Campiglia, cioè il sin­da­co pro tem­pore Sil­via Velo e la sua mag­gio­ran­za, acquistò i capan­noni e le aree del­la Fiera con un leas­ing di 3 mil­ioni e 242 mila euro (sec­on­do la sti­ma del cat­a­sto), ad eccezione del­la palazz­i­na degli uffi­ci.
Con la ven­di­ta del pat­ri­mo­nio immo­bil­iare la Ceval­co resti­tuì i due mil­ioni al sign­or Maz­zarri per il conguaglio delle aree espro­pri­ate e con la restante parte azzerò i residui mutui con le banche.
Tut­ta l’operazione – a deb­ito estin­to dopo 15 anni — ammon­terà a 5 mil­ioni e 300 mila euro, inter­es­si com­pre­si, per sal­vare la Ceval­co dal fal­li­men­to. A che pro? Quali effet­ti pos­i­tivi ha prodot­to per la comu­nità? Ha com­por­ta­to occu­pazione? Van­tag­gi eco­nomi­ci? Niente di tut­to questo, al con­trario res­ta un deb­ito che graverà sui cit­ta­di­ni per altri nove anni dal momen­to che, ad oggi, ne sono trascor­si solo sei.

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