I ritardi scaturiscono dal dire sempre sì

· Inserito in Lavoro e lavori, Lettere
pervenuta in redazione

PIOMBINO 25 agos­to 2016 — Pre­sentare osser­vazioni, lo con­fer­mano il sin­da­co e il vicesin­da­co nel­la loro rispos­ta, è legit­ti­mo. Ma lo è altret­tan­to, in caso di boc­ciatu­ra, con­tin­uare a ritenere ingius­ti­fi­ca­to esentare Afer­pi dall’obbligo di assogget­ta­men­to del suo piano alla Val­u­tazione di impat­to ambi­en­tale (Via).
Per­chè le asso­ci­azioni, con un obi­et­ti­vo statu­tario legit­ti­mo, si con­frontano – e lo abbi­amo fat­to rispet­tosa­mente e alla luce del sole — pri­ma di tut­to con quel­lo.
Il nos­tro scopo non è e non è mai sta­to l’ostacolare la ripresa pro­dut­ti­va delle acciaierie.
Le nos­tre pri­or­ità, e le osser­vazioni van­no in questo sen­so, restano la dife­sa dei posti di lavoro di tut­ti i i dipen­den­ti ex-Luc­chi­ni; la fat­tibil­ità del­la diver­si­fi­cazione; la tutela del­la salute dei cit­ta­di­ni e dei lavo­ra­tori che han­no paga­to e chissà anco­ra per quan­to pagher­an­no le con­seguen­ze di vivere e oper­are in un Sito di Inter­esse Nazionale da bonifi­care.
E non si par­li di allunga­men­to dei tem­pi. Se Afer­pi non avesse inter­rot­to il pro­ced­i­men­to del­la Via chieden­do di esserne eson­er­a­ta, a quest’ora quel pro­ced­i­men­to sarebbe con­clu­so. E allo­ra per­ché chieder­la e per­ché con­ced­er­la?
È quan­tomeno dis­cutibile che si acquisti lo sta­bil­i­men­to ad assurde con­dizioni, oltre che nei rap­por­ti con i lavo­ra­tori e i sin­da­cati, con la ridefinizione del piano urban­is­ti­co e del piano strut­turale d’area pie­gan­do­lo alla log­i­ca del mas­si­mo risparmio per l’imprenditore, ceden­dogli per cinquan­ta anni aree strate­giche sul por­to e per­me­t­ten­do alla stes­sa impre­sa di con­trol­larne l’ac­ces­so insieme a quel­lo del­la rete fer­roviaria.
Sen­za Via, nes­suna ver­i­fi­ca su impat­to ambi­en­tale, sicurez­za sul lavoro nei nuovi impianti. In osse­quio, anche qui, ad uno spir­i­to di sud­di­tan­za este­so.
Con­tem­po­ranea­mente il fat­to che Afer­pi non voglia sot­to­por­si alla Via infligge una feri­ta pro­fon­da alla sua stes­sa cred­i­bil­ità quan­do affer­ma di vol­er costru­ire uno sta­bil­i­men­to mod­er­no e com­pet­i­ti­vo investen­do cap­i­tali, per riper­cor­rere, invece, strade fal­li­men­ta­ri: mas­si­mo sfrut­ta­men­to del ter­ri­to­rio e dei lavo­ra­tori in man­can­za di cap­i­tali e idee. Fra dieci anni o pri­ma l’ac­ciaieria che nasce con queste pre­messe fal­lirebbe la gara con il mer­ca­to. La multi­nazionale si liber­erebbe del­lo sta­bil­i­men­to e ci ritro­verem­mo in una situ­azione di ulte­ri­ore degra­do ambi­en­tale, men­tre il por­to nelle sue mani sarebbe solo un appog­gio logis­ti­co per i prodot­ti prove­ni­en­ti da tut­to il mon­do, in par­ti­co­lare ali­men­ta­ri, set­tore che Rebrab trat­ta.
Dob­bi­amo uscire da ques­ta crisi vera­mente e col­let­ti­va­mente.
E allo­ra non pos­si­amo accettare un impren­di­tore qual­si­asi ma solo un impren­di­tore che dia garanzie attra­ver­so un piano indus­tri­ale mod­er­no e rispet­toso sia del­l’am­bi­ente che dei lavo­ra­tori. Uno sta­bil­i­men­to che non sia in con­trasto con il pos­si­bile svilup­po di tut­ti gli altri set­tori: agri­coltura, tur­is­mo, trasporti marit­ti­mi e com­mer­ciali, nau­ti­ca, incrinan­do la mono­cul­tura a favore di un proces­so di diver­si­fi­cazione di cui si par­la da decen­ni.
Qui sta la capac­ità del­la polit­i­ca di pro­porre un nuo­vo mod­el­lo di svilup­po. Qui sta la sua capac­ità di non pre­sen­tar­si di fronte a qual­si­asi pro­pos­ta pronta sem­pre a dire sì a qual­si­asi con­dizione. Così non si attrag­gono inves­ti­men­ti. Chi può inve­stire nel­la nau­ti­ca e nel­la crocieris­ti­ca se nel nos­tro por­to avre­mo la demolizione delle navi? Come può inve­stire nel nos­tro por­to la dit­ta che intende assem­blarvi par­ti di cen­trali elet­triche per poi spedirle via mare se l’ac­ces­so al por­to e la sua ges­tione sarà nelle mani di Afer­pi e sen­za una rete razionale di infra­strut­ture? Come si con­cil­ia l’agricoltura di qual­ità con una fab­bri­ca in cui non si è volu­to pro­cedere alle ver­i­fiche di impat­to ambi­en­tale?
Res­ti­amo umani , Lavoro salute e dig­nità, “Rug­gero Tof­fo­lut­ti” e Legam­bi­ente con­tin­uer­an­no a chiedere risposte e pro­pon­gono ai comi­tati e ai sin­goli cit­ta­di­ni che han­no fir­ma­to le loro osser­vazioni un incon­tro per il 6 set­tem­bre alle 17 nel­la sede dell’associazione Tof­fo­lut­ti (via XX Set­tem­bre 62).

Res­ti­amo umani, Lavoro salute e dig­nità,
“Rug­gero Tof­fo­lut­ti” e Legam­bi­ente

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