Industrie: speranze e preoccupazioni

· Inserito in Vicenda Lucchini
Roberto Marini

PIOMBINO 6 set­tem­bre 2012 — È davvero com­p­lesso il momen­to che stan­no viven­do le fab­briche piom­bi­ne­si: ieri la certez­za di un lavoro che offri­va sicurez­za, oggi l’incertezza che non can­cel­la la sper­an­za ma cer­to ali­men­ta pre­oc­cu­pazioni.

LUCCHINI Nel 2011 il grup­po ober­a­to dai deb­iti pre­sen­ta un piano di ristrut­turazione finanziario che è sta­to omologa­to dal tri­bunale di Milano. Sev­er­stal si riti­ra dal­la ges­tione diret­ta che pas­sa nelle mani delle banche cred­itri­ci, le quali nom­i­nano un nuo­vo con­siglio di ammin­is­trazione e un nuo­vo grup­po diri­gente, obi­et­ti­vo: risanare l’azienda dal pun­to di vista finanziario e trovare nuovi com­pra­tori. Nel frat­tem­po la situ­azione finanziaria si è aggra­va­ta, si pro­duce meno delle poten­zial­ità degli impianti; le banche han­no dovu­to ripristinare il cap­i­tale sociale che nel frat­tem­po era sta­to eroso. Questo nuo­vo peg­gio­ra­men­to com­porterà molto prob­a­bil­mente, la pre­sen­tazione da parte dell’azienda di un nuo­vo piano di riduzione dei costi che inter­esserà sia il per­son­ale diretto,sia le imp­rese di appal­to e di servizi. Nel 2014 deve essere rifat­to l’ alto­forno per  fine cam­pagna. C’è chi ipo­tiz­za una trasfor­mazione da ciclo inte­grale a forno elet­tri­co. Cosa sig­nifi­ca tut­to ciò sul piano occu­pazione e pro­dut­ti­vo? Le risposte ai prob­le­mi del­la Luc­chi­ni sono solo di natu­ra finanziaria? “In un serio e aus­pi­ca­bile piano indus­tri­ale nazionale, quale deve essere il ruo­lo e la qual­ità pro­dut­ti­va del­la Siderur­gia in Italia?”

MAGONA Ques­ta multi­nazionale, che ha sta­bil­i­men­ti pre­sen­ti in qua­si tut­ti i pae­si del mon­do, ha dichiara­to il suo dis­im­peg­no dall’ area sud dell’Europa, ha, di fat­to,  già chiu­so alcu­ni sta­bil­i­men­ti in Fran­cia, Bel­gio e Spagna; il respon­s­abile del grup­po europeo ha dichiara­to il suo dis­im­peg­no per lo sta­bil­i­men­to di Piom­bi­no.  La scelta che sta venen­do avan­ti è quel­la di mar­cia­re con il 50% degli impianti con una ricadu­ta pesante sug­li organi­ci. L’unica prospet­ti­va è quel­la di un nuo­vo sogget­to indus­tri­ale che suben­tri all’attuale pro­pri­età?

TUBIFICIO DALMINE Fa parte di una multi­nazionale. L azien­da ha pre­sen­ta­to un piano di rilan­cio che qualo­ra fos­se real­iz­za­to per­me­t­terebbe il man­ten­i­men­to dell’ occu­pazione ma pro­gres­si­va­mente anche alcune assun­zioni. Per real­iz­zare il piano è sta­to costru­ito un accor­do fra le isti­tuzioni locali e region­ali, il sin­da­ca­to e l autorità por­tuale per costru­ire un col­lega­men­to diret­to fra il por­to e lo sta­bil­i­men­to che pas­sa attra­ver­so lo sta­bil­i­men­to Luc­chi­ni.

Negli anni ’80-’90, nel­la Val di Cor­nia, furono messe le pre­messe  per uno svilup­po non sos­ti­tu­ti­vo, ma com­ple­mentare e nel tem­po alter­na­ti­vo al monop­o­lio del­la grande indus­tria. Ad oggi, quale è il quadro che pos­si­amo delin­eare?

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