La logica della zona a traffico limitato di Venturina

· Inserito in Teoria e pratica
Alberto Primi

CAMPIGLIA 27 giug­no 2018 — Non è facile for­mu­la­re una crit­i­ca seria su un’­opera (la nuo­va ztl di Ven­tu­ri­na) che ha scate­na­to così tante reazioni in gran parte fero­ce­mente neg­a­tive.
Nel testo che segue per­tan­to non si par­la mai volu­ta­mente di bel­lo o brut­to, ma di coer­ente o meno, di scopi rag­giun­ti o man­cati, di cor­ret­tez­za o meno del­la com­po­sizione architet­ton­i­ca che dovrebbe essere giu­di­ca­ta come qualunque com­po­sizione.
Lo scopo dichiara­to del­la riqual­i­fi­cazione è quel­lo di “recu­per­are il ruo­lo orig­i­nario di cen­tro cit­tadi­no attra­ver­so una nuo­va rilet­tura”.
In prat­i­ca l’in­ter­ven­to è final­iz­za­to a ren­dere esclu­si­va­mente pedonale poco più del 20% di via Indipen­den­za (cir­ca mq. 800) e di prog­ettare largo Sbar­ret­ti ed il suo col­lega­men­to con via Indipen­den­za per altri mq. 800 cir­ca.
Tut­to ciò è sta­to risolto, spo­stan­do una serie di “panet­toni” in cemen­to per esclud­ere il traf­fi­co da ques­ta area e deviar­lo ver­so via Tri­este e via Fratel­li Bandiera.
Per la “riqual­i­fi­cazione” è sta­to pro­pos­to di aumentare il numero e le tipolo­gie di arre­di urbani. Così alle pan­chine esisten­ti, ai palet­ti in fer­ro e catene, a colon­ni­ni in cal­ces­truz­zo corre­dati da ringhiere in fer­ro a croce di S.Andrea, a fior­iere in cal­ces­truz­zo, ai lam­pi­oni in fer­ro si aggiun­gono ora poltrone e divani in fer­ro e leg­no, 3 per­go­lati in fer­ro e rampi­can­ti, quat­tro “totem” sem­pre in fer­ro e rampi­can­ti e sei scul­ture lumi­nose. Il tut­to risul­ta pri­vo di relazioni dato che si è sovrap­pos­to una soluzione for­male all’al­tra preesistente sen­za che esse siano min­i­ma­mente coer­en­ti.
I per­go­lati e il salot­ti­no con la loro sotte­sa com­po­nente rurale, sono estranei al tut­to, i totem che sareb­bero una otti­ma soluzione per seg­nalare le vari­azioni di ingres­si nel­l’area del cen­tro, risul­tano inutili per­ché un po’ di rampi­can­ti non sono in gra­do di essere per­cepi­ti come sig­ni­fica­tivi. L’u­ni­ca cosa che anche da lon­tano colpisce e incu­rio­sisce sono le scul­ture lumi­nose che effet­ti­va­mente rap­p­re­sen­tano un ele­men­to “eccezionale” e in gra­do di evi­den­ziare il cen­tro.
Il fat­to però che le basi-sedute delle scul­ture non siano state real­iz­zate, il fat­to che i totem siano sta­ti mes­si in posizione decen­tra­ta rispet­to agli acces­si e quin­di non in gra­do di svol­gere la loro fun­zione di seg­nale, il fat­to che la parte pedonale sia ridot­ta ad un faz­zo­let­to, il fat­to che non si è volu­to buttare via nul­la, dimostra che ques­ta opera in fon­do non la vol­e­va nes­suno. Non la vol­e­vano i com­mer­cianti evi­den­te­mente impau­ri­ti per una ricadu­ta neg­a­ti­va sul lavoro e il Comune non ha avu­to il cor­ag­gio nec­es­sario di arrivare fino in fon­do con scelte pre­cise facen­do in modo che spo­stan­do qualche “panet­tone” in cemen­to, tut­to tornerà come pri­ma.
Un dis­cor­so a parte vale per largo Sbar­ret­ti dove gli architet­ti han­no potu­to fare un prog­et­to che ave­va una log­i­ca com­pos­i­ti­va anche se cam­bi­a­ta in fase di real­iz­zazione. L’aspet­to neg­a­ti­vo del­la real­iz­zazione è sta­to il fat­to che largo Sbar­ret­ti con­tin­ua ad essere sep­a­ra­to ed estra­neo al cen­tro di via Indipen­den­za. Sarebbe bas­ta­to real­iz­zare una pavi­men­tazione uni­taria nel­l’area pedonale e nel­lo slargo per facil­itare una percezione di uni­ta­ri­età che oggi non esiste. Res­ta poi la doman­da se fos­se nec­es­sario definire in maniera rigi­da e immod­i­fi­ca­bile uno spazio che fino ad ora ser­vi­va ai ragazzi per tirare quat­tro cal­ci al pal­lone. Spe­ri­amo che il Comune riesca a gestire questo spazio in modo che non diven­ti in poco tem­po del tut­to inutile e che la fontana non muoia come tutte le fontane di Campiglia e Ven­tu­ri­na Terme.
Infat­ti il grande prob­le­ma delle opere pub­bliche è che, se non viene pre­vista la cor­ret­ta ges­tione e l’adegua­ta manuten­zione, in tem­pi più o meno lunghi degradano; come si vede, solo per fare un esem­pio, dal­lo sta­to di manuten­zione del­la Roc­ca, sporca, al buio e inuti­liz­za­ta.
Infine non si può non par­lare del­l’­opera pit­tor­i­ca che il Comune ha com­mis­sion­a­to all’Ac­cad­e­mia di Firen­ze per com­pletare l’as­set­to di largo Sbar­ret­ti.
Vista l’opera si direbbe che gli inseg­nati, e forse gli stu­den­ti, del­l’Ac­cad­e­mia abbiano uno spic­catis­si­mo sen­so del­l’u­moris­mo. Infat­ti questo spazio pur chiu­so da retri di fab­bri­cati e dal­la parete cieca di una rimes­sa, è sta­to allesti­to con grad­i­nate per even­ti teatrali, musi­cal, let­tura pub­bli­ca ecc. Ques­ta scelta è già abbas­tan­za ardi­ta, ma se si pen­sa che la parete cieca del mag­a­zz­inet­to diven­ta di fat­to il fon­do sce­na del­lo spazio teatrale (con vista su even­tuale conchi­no in plas­ti­ca attac­ca­to al muro) e che si è pen­sato di dec­o­rar­la con una ”Alle­go­ria del teatro clas­si­co e popo­lare” , non si può fare a meno di fare una grande risa­ta. A parte il fat­to che las­cia­re la parete bian­ca avrebbe potu­to servire per fare proiezioni sen­za cristal­liz­zare una situ­azione da teatro del­l’ot­to­cen­to, ci sem­bra che abbina­re la tradizione di Ven­tu­ri­na, fat­ta di sto­rie del­la cam­pagna, di all­e­va­men­ti, di con­ta­di­ni e di lavoro sul­la ter­ra, a una cosa così estranea come l’Ar­ca­dia o sim­ili, sia una vera e pro­pria pre­sa in giro.
Mag­a­ri un giro al museo Car­lo Guarnieri avrebbe per­me­s­so di capire chi era­no i ven­turi­ne­si del­la tradizione con­tad­i­na e avrebbe dis­sua­so inseg­nan­ti e stu­den­ti dal pro­porre cose che una vol­ta appun­to si dice­vano con dis­prez­zo “da Accad­e­mia”.

 *L’ architet­to Alber­to Pri­mi è rap­p­re­sen­tante del Comi­ta­to per Campiglia

Una risposta a “La logica della zona a traffico limitato di Venturina”

  1. Valérie Ortlieb says:

    Gra­zie Alber­to di far­ci rid­ere ! E non è un rid­ere dis­prez­zante, al con­trario, ci sen­ti­amo sol­i­dali con tutte queste deci­sioni e non deci­sioni per­ché le capi­amo e le vivi­amo anche noi in Svizzera.
    Una cosa che fun­ziona sem­pre bene sug­li spazi pub­bli­ci sono gli alberi. L’al­bero è un ele­men­to che in gen­erale per­me­tte di radunare tut­ti i campi per­ché la mag­gior parte del­la popo­lazione ama gli alberi. Gli alberi han­no in sé gran­di pre­gi per affrontare i temi che sem­pre di più saran­no deter­mi­nan­ti rispet­to al cam­bi­a­men­to cli­mati­co: dan­no ombra e rici­clano il CO2, aiu­tano la bio­di­ver­sità.
    Il can­tone di Ginevra ha fat­to recen­te­mente un grande cen­si­men­to di tut­ti gli alberi del suo ter­ri­to­rio. Con­sideran­do il riscal­da­men­to cli­mati­co, lo scopo è di aumentare il numero di alberi per creare più ombra in ambito urbano, sos­tituen­do le specie che sono poco adat­te al cli­ma più cal­do con specie più adat­te al cal­do e alla man­can­za di pre­cip­i­tazioni.
    Per­ché non pen­sare di raf­forzare le pianta­gioni sui bor­di del­la vec­chia Aure­lia? Vedi­amo su tan­ti chilometri i bel­lis­si­mi pla­tani in con­dizioni di sof­feren­za grave. Per­ché non riflet­tere ad una specie di albero adat­to al cli­ma, resistente alle nuove malat­tie, alla man­can­za di acqua e fare di Ven­tu­ri­na il mod­el­lo del­la pos­si­bile ri-pianta­gione dei bor­di di tut­ta l’Au­re­lia vec­chia? Per il piacere di tut­ti!

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