La politica marketing fra confusione e plebisciti

· Inserito in Spazio aperto
Federico Lenzi

PIOMBINO 28 agos­to 2018 — I rifiu­ti sono una risor­sa, si dice. La Ger­ma­nia lo dimostra (ma anche l’Austria, la Svizzera e molte altre nazioni europee) cui noi invi­amo da decen­ni, anche da Piom­bi­no, i nos­tri rifiu­ti, anche peri­colosi. E con queste “risorse/rifiuti”, soprat­tut­to in Ger­ma­nia, si sono risanate intere aree indus­tri­ali ed ex indus­tri­ali. Ci sarà un moti­vo se queste “risorse/rifiuti” non van­no dal­la Ger­ma­nia all’Italia, ma invece van­no al con­trario.
I più accan­i­ti sosten­i­tori del salto logi­co “rifiu­ti zero”, pro­mo­tori anche di una pro­pos­ta di legge dal­lo stes­so tito­lo, dove gov­er­nano con­tin­u­ano ad “esportare risorse” a tut­to spi­ano. Han­no chiesto più volte di esportare le loro risorse anche a Piom­bi­no in RiMa­te­ria , dove invece, gli stes­si, non vogliono “risorse da fuori”. Ma in man­can­za di risposte pos­i­tive da RiMa­te­ria comunque le loro “risorse” le inviano (anche) a Piom­bi­no dove, attra­ver­so il por­to (pro­prio colà dove più volte si è det­to sen­tir­si il puz­zo del­la dis­car­i­ca di RiMa­te­ria) ven­gono spedite all’estero. L’altruismo piom­bi­nese si è fat­to assai gen­eroso: niente “risorse da fuori” ma tutte le nos­tre risorse da gestir­si cor­ret­ta­mente vadano fuori. Dall’amianto alle scorie siderur­giche, dalle polveri di altoforno.…..alla car­ta, alla plas­ti­ca, al vetro, ecc…
E poi anche quan­do rici­clate quelle “risorse/rifiuti”a loro vol­ta pro­ducono “risorse/rifiuti”. Ovvero il rici­clo, essendo un proces­so indus­tri­ale, non azzera ma ri-pro­duce rifiu­ti. RiMa­te­ria, oltre che risanare un “buco” finanziario sen­za attin­gere alle tasche dei cit­ta­di­ni, sta risanan­do ambi­en­tal­mente e riqual­i­f­i­can­do pae­sag­gis­ti­ca­mente un’area dove sono pre­sen­ti quat­tro dis­cariche di cui una abu­si­va esat­ta­mente con quelle “risorse/rifiuti”. Sarebbe meglio aspettare chi non viene (le boni­fiche) e nel frat­tem­po inveire con­tro e ren­dere dis­oc­cu­pati altri 50 lavo­ra­tori? Curioso. Ci sarem­mo aspet­tati dalle forze politiche tutte, a ven­ti anni dal­la nasci­ta del­la Tap, una battaglia affinché nell’accordo fir­ma­to dal nuo­vo gov­er­no come dal­la Regione e dal Comune, si fos­se reso cogente il ruo­lo di RiMa­te­ria. Invece ci ritro­vi­amo un attac­co mono­ma­ni­a­cale con­tro il suo prog­et­to.

Polo impiantis­ti­co Ischia di Cro­ciano a Piom­bi­no

Curioso che il coro poli­cro­mati­co trasver­sale dei “rifiu­ti zero” con­tro qual­si­asi impor­tazione dei “rifiu­ti da fuori” sia total­mente silente di fronte alla prospet­ti­va, unanime­mente con­di­visa, di importare “da fuori” e in un anno ciò che per risanare l’area di 70 ettari si importerebbe in 15 anni. Un forno elet­tri­co infat­ti è, a tut­ti gli effet­ti, un impianto di rici­clo di rifiu­ti e il rot­tame è un rifi­u­to di nome e di fat­to. La prospet­ti­va di tornare a pro­durre tre mil­ioni di ton­nel­late di acciaio con forni elet­tri­ci, da nes­suna forza polit­i­ca con­trasta­ta, sig­nifi­ca dunque importare più o meno la stes­sa quan­tità di rifiuti/rottame. E, sia chiaro, in osse­quio al prin­ci­pio indero­ga­bile che “non esistono pasti gratis”, la ges­tione del rifiuto/rottame non è affat­to più sem­plice del­la ges­tione del rifi­u­to da rici­clo del­la car­ta. Sen­za con­tare che il rifi­u­to da rici­clo del rot­tame (ovvero dal­la pro­duzione di acciaio da forno elet­tri­co) ammon­terebbe, a sua vol­ta, a diverse centi­na­ia di migli­a­ia di tonnellate/anno. In parte rici­cla­bili e in parte smaltibili. Piom­bi­no avrebbe sia impianti di rici­clo che impianti di smal­ti­men­to sot­to il con­trol­lo pub­bli­co: RiMa­te­ria, appun­to!
E qui la con­fu­sione rag­giunge l’apice. Il buco all’Asiu lo ha fat­to il pub­bli­co ma non si vuole il pri­va­to neanche in posizione sub­or­di­na­ta. E, udite udite, con­tem­po­ranea­mente il colpo di genio del nuo­vo sec­o­lo a Piom­bi­no sarebbe pro­prio quel­lo di far saltare il prog­et­to RiMa­te­ria con la inerziale e log­i­ca con­seguen­za di far gestire tut­ta la par­ti­ta dei rifiu­ti (dalle boni­fiche alle demolizioni, dal rici­clo allo smal­ti­men­to) intera­mente al pri­va­to Jin­dal. Non c’è che dire: una vera alter­na­ti­va rad­i­cale! Tut­ti uni­ti appas­sion­ata­mente (neri, azzur­ri, gial­li ver­di e sedi­cen­ti rossi) in un trip­lo salto demo­c­ra­ticis­ti­co carpi­a­to in nome dell’ascolto, del­la salute e dell’ambiente per tornare a quel ‘900 dal quale invece con­ver­rebbe eman­ci­par­si. Ma in tem­pi di polit­i­ca mar­ket­ing, ai sedi­cen­ti riv­o­luzionari come agli ogget­tivi reazionari, non viene neanche il sospet­to che in questo abbras­son nous ci sia qual­cosa che non tor­na e che non è lavabile da plebisc­i­ti. Nel caso i plebisc­i­ti, per ess­er tali, non sono applic­a­bili a sin­gole par­ti, ma al tut­to.

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