L’Autorità portuale non risponde e il sindaco tace

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PIOMBINO 8 giug­no 2018 — Era il mese di gen­naio quan­do una let­tera anon­i­ma veni­va recap­i­ta­ta al sin­da­co di Piom­bi­no Mas­si­mo Giu­liani, ai capi­grup­po dei grup­pi con­sil­iari del con­siglio comu­nale di Piom­bi­no, nonché ai rap­p­re­sen­tan­ti politi­ci del Comune di Livorno e del­la Regione Toscana, capi­grup­po com­pre­si, nonché al comi­ta­to di ges­tione del­l’Au­torità por­tuale.
Non era la “clas­si­ca” let­tera anon­i­ma fat­ta di voci cor­ren­ti prive di riscon­tri, come tante che ven­gono rice­vute dai rap­p­re­sen­tati politi­ci del ter­ri­to­rio, specie se fan­no delle oppo­sizioni; si trat­ta­va di qual­cosa di diver­so. Era una comu­ni­cazione assai det­tagli­a­ta, che face­va rifer­i­men­to a pre­cisi mec­ca­n­is­mi di dub­bia legit­tim­ità.
In essa si accusa­va Enri­co Rossi di aver deciso di affi­dare la ges­tione di tut­ti i mag­giori prog­et­ti infra­strut­turali del Por­to di Piom­bi­no, per centi­na­ia di mil­ioni di euro, ad una per­sona del tut­to sle­ga­ta dai ver­ti­ci dell’Autorità di sis­tema e del­lo sca­lo di Piom­bi­no; di essa, per­al­tro, si met­te­vano in dis­cus­sione terzi­età e capac­ità.
Si sot­to­lin­ea­va anche come i lavori riguardan­ti il por­to piom­bi­nese con­sistessero sola­mente in un “ele­men­to cemen­tizio”, pri­vo di un “fat­tore di svilup­po e d’attrazione di attiv­ità, ma cat­te­drali nel deser­to, pagate con sol­di pub­bli­ci, esposte ora alla predazione da parte dei soli­ti noti oper­a­tori livor­ne­si”.
Si pre­cisa­va altresì che alcune pre-con­ces­sioni sareb­bero “sprovviste di qual­si­asi fon­da­men­to giuridi­co ed espres­sione di dis­in­voltura ammin­is­tra­ti­va, prive dei piani di impre­sa pre­visti dal­la nor­ma­ti­va, sgan­ci­ate da qual­si­asi effet­ti­vo prog­et­to o idea di rilan­cio del ter­ri­to­rio e dell’occupazione (vale a dire rein­dus­tri­al­iz­zazione), van­tag­giose per inter­es­si par­ti­co­lari sen­za alcu­na trasparen­za e, soprat­tut­to, sen­za alcun impeg­no pre­so da parte del pri­va­to in ter­mi­ni di inves­ti­men­to, di occu­pazione, di sosteni­bil­ità del­la pre­sen­za indus­tri­ale sul ter­ri­to­rio”.
Inutile evi­den­ziare le gravi riper­cus­sioni a cui andrebbe incon­tro la nos­tra cit­tà, anche in ter­mi­ni di svilup­po dell’area por­tuale, lad­dove le cir­costanze venis­sero con­fer­mate.
Era in quest’ottica che il 7 feb­braio scor­so lo scrivente pre­sen­ta­va un’interrogazione comu­nale al sin­da­co di Piom­bi­no, con cui chiede­va se il medes­i­mo avesse potu­to ver­i­fi­care o meno la veridic­ità di quelle gravis­sime accuse (del resto, lo si ripete, la let­tera anon­i­ma era sta­ta ind­i­riz­za­ta anche a lui); la rispos­ta, data in occa­sione del con­siglio comu­nale del 13 mar­zo 2018 non era cer­to granché sod­dis­facente, atte­so che il sin­da­co Giu­liani si lim­i­ta­va a riferire al sot­to­scrit­to che non sape­va niente e che era in atte­sa di rice­vere delu­ci­dazioni.
Nel frat­tem­po, lo scrivente avan­za­va for­male richi­es­ta di acces­so agli atti all’Autorità Por­tuale di Livorno, chieden­do di pot­er vision­are alcu­ni doc­u­men­ti rel­a­tivi alle prin­ci­pali con­ces­sioni sot­to­scritte con grosse soci­età; il dirit­to di acces­so a quel­la doc­u­men­tazione è innega­bile e riconosci­u­to a tut­ti i con­siglieri comu­nali ma, addirit­tura, a qual­si­asi cit­tadi­no, stante la natu­ra pub­bli­ca dell’ente a cui nel caso speci­fi­co quelle infor­mazioni veni­vano richi­este.
E qui arri­va il bel­lo. La pro­ce­du­ra azion­a­ta con la sud­det­ta richi­es­ta di acces­so agli atti si con­clude­va con un silen­zio-diniego, che in parole povere vuol dire che l’Autorità por­tuale ha vis­to bene di non rispon­dere al richiedente che, dunque, non ha potu­to vision­are quan­to sper­a­to. Qualche malig­no potrebbe pen­sare allo­ra che la richi­es­ta di visione di cer­ti atti dava forse fas­tidio, avval­o­ran­do la tesi dell’accusatore anon­i­mo, autore del­la let­tera del gen­naio scor­so. Ma noi, non cer­to malig­ni, siamo comunque deter­mi­nati ad ottenere ciò che per legge ci spet­ta. È per questo moti­vo che lo scrivente ha recen­te­mente pre­sen­ta­to un’istanza di riesame avver­so il sud­det­to diniego di acces­so agli atti. Tale istan­za è sta­ta pre­sen­ta­ta sem­pre all’Autorità  por­tuale ma ind­i­riz­za­ta sta­vol­ta al Respon­s­abile per la pre­ven­zione del­la cor­ruzione e del­la trasparen­za; con­fidi­amo in questo modo di pot­er entrare in pos­ses­so del­la doc­u­men­tazione richi­es­ta; solo così potremo sgom­brare il cam­po da ogni dub­bio sul­la rego­lar­ità ges­tionale degli inves­ti­men­ti, dei ban­di di asseg­nazione e, più in gen­erale, del­la cor­ret­ta con­duzione ges­tionale da parte del pres­i­dente Enri­co Rossi.
In tut­to questo, dispi­ace che il sin­da­co – che cer­to ha cor­sie pref­eren­ziali in ordine alla conoscen­za degli atti ammin­is­tra­tivi fir­mati nel suo por­to rispet­to a quan­to non abbia un mero con­sigliere comu­nale di oppo­sizione (come i fat­ti dimostra­no) — non abbia lo stes­so inter­esse a conoscere la ques­tione. A questo propos­i­to pre­sen­ter­e­mo una sec­on­da inter­rogazione al fine di sti­mo­lare l’amministrazione e far­ci dire cosa nel frat­tem­po ha scop­er­to.

Francesco Fer­rari

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