L’Emilia rimane rossa. Svolta in Calabria. Crollo M5S

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PIOMBINO 28 gen­naio 2020 - La polit­i­ca degli ulti­mi mesi è sta­ta carat­ter­iz­za­ta dal­la lun­ga cam­pagna elet­torale per le region­ali in Cal­abria e soprat­tut­to in Emil­ia Romagna. La cresci­ta del cen­trode­stra e in par­ti­co­lare del­la Lega e di Fratel­li d’I­talia ha fat­to ipo­tiz­zare la pos­si­bile svol­ta nel­la regione cul­la del Pci e suc­ces­si­va­mente del­la sin­is­tra che dal Pci è deriva­ta. Il pos­si­bile rib­al­tone stori­co è sta­to a lun­go ali­men­ta­to dai sondag­gi che indi­ca­vano un van­tag­gio per le forze politiche mai grat­ifi­cate da risul­tati impor­tan­ti nel­la regione. In questo con­testo è perfi­no diven­ta­to sec­on­dario l’in­ter­esse per la Cal­abria, ter­ri­to­rio gov­er­na­to dal cen­trosin­is­tra ma con­sid­er­a­to, nel­la cir­costan­za, una facile con­quista per il cen­trode­stra.
Leader nazion­ali e, in par­ti­co­lare il seg­re­tario del­la Lega Mat­teo Salvini, han­no bat­tuto piaz­za dopo piaz­za tutte le province emil­iane e romag­nole. Un obbi­et­ti­vo di impor­tan­za strate­gi­ca anche per il quadro politi­co nazionale ha ali­men­ta­to impeg­no e pre­sen­za come rara­mente si sono visti in una elezione locale. Innega­bil­mente il Pd e la sin­is­tra, il cui potere mai, in pas­sato, è sta­to con­trasta­to nel­la regione, forse per la pri­ma vol­ta han­no avver­ti­to il ris­chio con­cre­to di perdere. La cam­pagna elet­torale ha spes­so assun­to toni acce­si; i con­trasti sono sta­ti infini­ti. Il fenom­e­no nuo­vo e inat­te­so del Movi­men­to delle sar­dine ha recita­to un ruo­lo non sec­on­dario nel­la cam­pagna elet­torale che i suoi ader­en­ti han­no con­dot­to con scarse indi­cazioni pro­gram­matiche ma con una for­tis­si­ma con­no­tazione anti­salvini­ana.
Se il risul­ta­to finale ha scon­giu­ra­to, per il Pd, il ris­chio di una scon­fit­ta clam­orosa, va ril­e­va­to tut­tavia, che in Emil­ia Romagna le con­dizioni politiche sono pro­fon­da­mente mutate e pre­vi­sioni una vol­ta neanche azzard­abili oggi sono diven­tate ipote­si pos­si­bili.
Non sfugge che dalle ultime region­ali del 2014, in soli sei anni e con la stes­so can­dida­to gov­er­na­tore, il Pd ha per­so qua­si dieci pun­ti per­centu­ali. Mat­teo Salvi­ni che — more ren­ziano — ha per­son­al­iz­za­to la pro­pria cam­pagna, di cer­to non ha con­se­gui­to l’ob­bi­et­ti­vo che si era pre­fis­so ma è rius­ci­to comunque a portare la Lega al 31,9 per cen­to dei con­sen­si rad­doppiando i voti dal modesto risul­ta­to del 2014 (15,2 per cen­to). Non poco per la coal­izione di cen­trode­stra che ha salu­ta­to anche l’ot­ti­ma per­for­mance di Fratel­li d’I­talia, prati­ca­mente inesistente nel 2014 ed oggi ter­zo par­ti­to del­l’E­mil­ia Romagna con l’8,6 per cen­to.
Se Il Pd ha ret­to l’ur­to salvini­ano, non altret­tan­to è rius­ci­to a com­bina­re l’al­leato gov­er­na­ti­vo del par­ti­to di Zin­garet­ti. Il Movi­men­to 5 stelle è infat­ti crol­la­to. Il can­dida­to gov­er­na­tore dei grilli­ni ha raci­mo­la­to un modesto 3,5 per cen­to che mer­av­iglia ancor di più se solo si guar­da al risul­ta­to in Cal­abria dove i pen­tastel­lati han­no ottenu­to il 7,3 per cen­to quan­do, solo un anno fa nel voto europeo, ven­nero grat­i­fi­cati da un ril­e­vante 26,7. Un dato che non può non avere riper­cus­sioni anche sug­li equi­lib­ri nel­l’al­lean­za di gov­er­no.
Nel­la con­sul­tazione nel sud non c’è sta­ta gara. Jole San­tel­li, il can­dida­to del cen­trode­stra, ha vin­to con 25 pun­ti di dis­tac­co dal rivale del cen­trosin­is­tra, Pip­po Cal­lipo: 55,3 per cen­to con­tro il 30,1.

 

 

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