Lettera aperta a Mauro Faticanti
PIOMBINO 3 novembre 2015 — Caro Mauro,
Ti scriviamo questa lettera perché siamo molto preoccupati di come sta evolvendosi la situazione ex Lucchini a Piombino: le dimissioni di Zambon, l’avvicendamento di Tidjani con Azzi, gli investimenti che non iniziano, delle bonifiche neppure l’ombra, gli accordi disattesi… Vogliamo ricordare gli impegni presi da te personalmente e per conto di FIM FIOM e UILM nell’ ultima assemblea generale del 9 ottobre. Nelle tue conclusioni a sintesi delle indicazioni e volontà espresse democraticamente dai lavoratori tu dicevi: “Ora abbiamo delle date , la prossima settimana (ad oggi ne sono passate tre…) ci incontreremo con l’azienda per capire quanti lavoratori rientreranno in fabbrica. Ora e non a dicembre. Se arriveranno risposte negative sarà mobilitazione. Ora, subito, vogliamo vedere rientrare i lavoratori in fabbrica , vogliamo vedere le ruspe buttare giù i capannoni”.
Niente di tutto ciò si è realizzato. Nonostante che le risposte dell’ azienda siano state negative, nessuna iniziativa, nessuna mobilitazione: i sindacati locali restano sulla difensiva e quelle che avevi espresso in assemblea risultano a tutt’oggi parole al vento. Di fronte a tutto questo e alla ventilata ipotesi di una sospensione della produzione per due settimane, l’unica risposta di “mobilitazione” che viene dai sindacati locali è un presidio di qualche ora il 5 novembre di fronte alla Prefettura di Livorno per richiedere l’intervento del governo su costo dell’energia e su ampliamento di ammortizzatori sociali nella nostra area di crisi. Obiettivi quanto mai giusti, che anche noi abbiamo da tempo posto all’attenzione. Ma ci sono elementi che non condividiamo:
1) la mobilitazione verso il governo non può prescindere da un’azione (decisa in assemblea) per obbligare un imprenditore a rispettare gli impegni;
2) questa mobilitazione non è stata organizzata adeguatamente;
3) questa mobilitazione segue di due settimane un precedente incontro in prefettura dove si sono dibattuti gli stessi problemi; e allora, a che pro? Intanto, si tralascia ancora una volta di mettere in campo la rivendicazione decisiva che la durata delle concessioni delle aree portuali (tanto care a Cevital che l’ha richieste per mezzo secolo) sia subordinata e graduale, in relazione all’effettivo stato di avanzamento degli investimenti in siderurgia: un modo incisivo di mettere l’azienda di fronte alle proprie responsabilità, che sindacati e istituzioni hanno il dovere di perseguire a tutela dei lavoratori, che tu affermasti di condividere.
Inoltre circolano delle voci, in fabbrica , su una ipotetica terziarizzazione del servizio di vigilanza e un ipotetico trasferimento dei lavoratori addetti ad altra azienda. Voci che se confermate andrebbero in contrasto con la legge e precisamente con il d.lgs. n. 270 del 1999 art. 63 comma 2 , che recita: “Ai fini della vendita di aziende o di rami di azienda in esercizio, l’acquirente deve obbligarsi a proseguire per almeno un biennio le attività imprenditoriali e a mantenere per il medesimo periodo i livelli occupazionali stabiliti all’atto della vendita”. Per quanto riguarda l’indotto si ipotizza che Aferpi possa direttamente sopperire ad alcune pulizie civili impiegando i propri dipendenti a discapito dei lavoratori dell’ azienda in appalto e penalizzando ulteriormente i lavoratori dell’indotto che perderebbero il lavoro.
Se anche da parte tua e delle segreterie FIM, FIOM, UILM giungerà una risposta negativa (o nessuna risposta), dovremo dedurne che il sindacato ha deciso deliberatamente di tradire la volontà dei lavoratori. Attendiamo un tuo intervento, energico, per dare corso al mandato democratico consegnato dai lavoratori ai sindacati (e da te sintetizzato nelle conclusioni dell’assemblea) di organizzare un mobilitazione immediata affinché l’azienda rispetti i propri impegni.
Restiamo in attesa di una tua risposta pubblica.
Un saluto cordiale.
Gruppo di minoranza sindacale-Camping CIG