Obbiettivo piani industriali, strutture e sinergie

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Roberto Marini

PIOMBINO 12 otto­bre 2013 — Sul­la neces­sità di man­tenere e con­sol­i­dare in Italia un’industria siderur­gi­ca non dovreb­bero essere spese molte parole. La siderur­gia è una attiv­ità fon­da­men­tale del­la vita eco­nom­i­ca di un paese, un ramo indus­tri­ale chi­ave da cui dipen­dono e su cui pog­giano tutte le altre attiv­ità.
Qual­si­asi polit­i­ca che voglia svilup­pare l’economia nazionale, accrescere la pro­duzione, aumentare traf­fi­ci, svilup­pare l’agricoltura e altro, non può fare a meno di riv­ol­ger­si alla siderur­gia. E’ addirit­tura impos­si­bile rag­giun­gere un alto gra­do di svilup­po indus­tri­ale sen­za creare, come pre­sup­pos­to, un pro­pria indus­tria siderur­gi­ca che,  almeno in misura apprez­z­abile, sod­dis­fi il con­sumo inter­no.
Questo quan­to affer­ma­va Luca Pavoli­ni nel suo libro ”La siderur­gia Ital­iana” pub­bli­ca­to negli anni ’50, così come di fat­to si sostene­va nel piano Fin­sid­er, più conosci­u­to come piano Seni­gaglia, sem­pre in quegli anni. Un piano sicu­ra­mente dis­cutibile per i tagli che avrebbe por­ta­to all’occupazione e per una pro­duzione a ciclo inte­grale che di fat­to non avrebbe rispos­to ai bisog­ni com­p­lessivi del nos­tro paese.
Non c’è dub­bio, però, che, come affer­ma Pavoli­ni, anche quel piano, forse l’unico ad oggi per la sua organic­ità, con­di­vis­i­bile o no, si muove­va dai bisog­ni del paese, dal­la quan­tità e qual­ità del­lo svilup­po, non solo del­la siderur­gia, ma dell’intero appa­ra­to indus­tri­ale e soprat­tut­to com­in­ci­a­va a por­si seri inter­rog­a­tivi sulle carat­ter­is­tiche dei nos­tri impianti sul loro rin­no­va­men­to e sul­la ricer­ca di nuove tec­nolo­gie.

I due vec­chi que­si­ti
Le con­statazioni che a dis­tan­za di 70 anni si ripro­pon­gono davan­ti a noi:
1) la man­can­za di un piano di svilup­po indus­tri­ale e di una cresci­ta del nos­tro appa­ra­to pro­dut­ti­vo serio e organ­i­co;
2) un appa­ra­to siderur­gi­co obso­le­to e scarsa­mente com­pet­i­ti­vo.
C’è pri­ma di tut­to una respon­s­abil­ità dei gov­erni a liv­el­lo nazionale, per la loro cron­i­ca assen­za su questi fron­ti. Cer­to la crisi incombe su tut­ti i mer­cati e i pae­si del­la comu­nità, ma nes­suno come il nos­tro è sprovvis­to, e non da ora, di un serio e organ­i­co piano indus­tri­ale ed in esso di un piano siderur­gi­co adegua­to; in questo i ritar­di e le respon­s­abil­ità sono anche sin­da­cali.
ooperaio piombinesePren­di­amo Piom­bi­no, ad esem­pio. Per anni si è dis­cus­so di piani finanziari, di inter­ven­ti delle banche, di sal­vatag­gi attra­ver­so com­pra­tori esteri e non, per anni si è tenu­to fer­mo l’obiettivo del ciclo inte­grale a cal­do. Cer­to c’era e c’è un’ esi­gen­za dram­mat­i­ca, l’occupazione, ma quel sis­tema non regge­va e non regge più. Oggi si con­di­vide la scelta del forno elet­tri­co e di un sis­tema di pro­duzione, il corex, che pos­sa garan­tire il proces­so inte­grale.
Tutte scelte con­di­vis­i­bili, ma queste prospet­tive pon­gono comunque domande serie a cui non si può dare risposte  giorno per giorno, per­ché queste risposte sono anco­ra legate anco­ra ai tem­pi, ai finanzi­a­men­ti, ma anche e soprat­tut­to alle final­ità di questi inves­ti­men­ti: per chi pro­durre acciaio, per quale mer­ca­to, per cosa e soprat­tut­to con quali tec­nolo­gie.
Piom­bi­no pre­sen­ta una strut­tura azien­dale dif­fi­cile, sia per gli squilib­ri che ha nel­la logis­ti­ca che ha costi alti, sia per i suoi impianti su cui vi è neces­sità di inter­ven­ti sostanziosi per l’ammodernamento e il miglio­ra­men­to delle con­dizioni ambi­en­tali.

La scelta del forno elet­tri­co
In questo con­testo va vista anche la scelta del forno elet­tri­co sia per prob­le­mi di local­iz­zazione (dif­fi­cile pen­sar­lo lon­tano dai treni di lam­i­nazione) sia per i costi, ma soprat­tut­to per il suo even­tuale impat­to  ambi­en­tale.
Nel­la man­i­fes­tazione, impor­tante e sig­ni­fica­ti­va del 3 otto­bre  a Piom­bi­no, tut­ti i sin­da­cati a liv­el­lo nazionale e la stes­sa Regione, per boc­ca del suo pres­i­dente Rossi, han­no sostenu­to Piom­bi­no come ques­tione nazionale; una verten­za sig­ni­fica­ti­va si è det­to e ciò non può che essere con­di­vi­so, ma anche dalle loro affer­mazioni emerge­va in modo sig­ni­fica­ti­vo la dif­fi­coltà a trovare rifer­i­men­ti nazion­ali: un piano di svilup­po, una polit­i­ca indus­tri­ale ed in esso un chiaro piano siderur­gi­co. La siderur­gia come indis­pens­abile set­tore per una ripresa dell’economia, per una non dipen­den­za dagli altri pae­si.

L’e­si­gen­za delle sin­ergie
Ma il prob­le­ma è pro­prio questo; non si può pen­sare di risol­vere i prob­le­mi per aree chiuse, si risolvono se met­ti insieme le aziende che lavo­ra­no in tut­to il set­tore, non solo nel­la pro­duzione di acciaio. Oggi esistono le fil­iere, ecco così che i pae­si non com­pra­no più rotaie, anche se di otti­ma qual­ità, ma appal­tano le linee fer­roviarie, ecco cosa vuol dire fare sin­er­gia, met­tere nel­la con­dizione la siderur­gia e quin­di Piom­bi­no, di pro­durre per un mer­ca­to com­ple­ta­mente cam­bi­a­to. E’ una rispos­ta che deve dare il gov­er­no, è vero, e il tavo­lo sul­la siderur­gia, mis­era­mente fal­li­to, è il chiaro seg­no del­la inef­fi­cien­za del­lo sta­to, ma anche da qui si deve rius­cire ad esprimere la capac­ità di operaiattrarre energie, pro­fes­sion­al­ità, in gra­do di pro­durre idee, di indi­care quali set­tori svilup­pare, su quali inno­vazioni, dal set­tore man­i­fat­turiero a quel­lo agri­co­lo, par­tendo quin­di dal­la tipic­ità del nos­tro ter­ri­to­rio.
Ener­gia, rifiu­ti, agri­coltura, trasfor­mazione di prodot­ti che arrivano nel nos­tro por­to,  un sis­tema infra­strut­turale adegua­to. Avere cioè capac­ità attrat­ti­va. Qui invece, assis­ti­amo ad una situ­azione assur­da e con­tro­pro­du­cente: invece di attrarre capac­ità pro­fes­sion­ali in gra­do di pro­durre pre­vi­sioni e scelte sul­la base di stu­di e ricerche mirate, ci sono i politi­ci che svol­go­no, purtrop­po, questo ruo­lo, con risul­tati assai noti. Lo svilup­po del por­to ad esem­pio: nes­suno ne nega la neces­sità, né io mi sen­to di dire che sia sovradi­men­sion­a­to o no, ma non si può real­iz­zare un’opera sen­za avere chiara la sua final­ità, né si può dire che può diventare cen­tro attrat­ti­vo per i con­tain­er o traf­fi­ci prove­ni­en­ti dal Nord Africa. Sono tutte ipote­si sen­za alcuno stu­dio che ne sup­por­ti la valid­ità o una seria ricer­ca di mer­ca­to adegua­ta. Ciò vale anche per la Con­cor­dia, su cui è solo da aus­pi­care la sua venu­ta a Piom­bi­no. Rifiu­ti, ener­gia, agri­coltura, trasfor­mazione dei prodot­ti siderur­gi­ci, ambi­ente, sono set­tori con forte poten­zial­ità in questo ter­ri­to­rio, ma su nes­suno di questi c’è un prog­et­to organ­i­co. Lo stes­so prog­et­to di recu­pero e trasfor­mazione dei rifiu­ti indus­tri­ali, in questo paese spariscono e non si sa dove van­no, qui si è solo final­iz­za­to il con­glomix  ma nes­suno è in gra­do di sosten­erne una com­mer­cial­iz­zazione adegua­ta.  Ci sono con­dizioni per trasfor­mare molti nos­tri prodot­ti, a par­tire da quel­li indus­tri­ali per usi anche por­tu­ali, ma è nec­es­sario cam­biare la leg­is­lazione vigente e in questo sen­so ci pos­sono essere esper­ti inter­es­sati a fare qui prog­et­ti che vadano in ques­ta direzione com­pre­so l’impegno a cam­biare l’attuale leg­is­lazione.
I politi­ci, quin­di, fac­ciano il loro ruo­lo, agli esper­ti e ai tec­ni­ci diano l’opportunità di pro­durre idee e prog­et­ti, per avviare questo ter­ri­to­rio ver­so un  nuo­vo e con­cre­to proces­so di svilup­po, non alter­na­ti­vo, ma com­ple­mentare con una indus­tria siderur­gi­ca rin­no­va­ta e all’altezza di rispon­dere ai bisog­ni del paese e del­la Val di Cor­nia.

(Foto di Pino Bertel­li)

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