Perché l’errore “baracche” a Baratti non si ripeta più

· Inserito in Teoria e pratica
Alberto Primi

CAMPIGLIA MARITTIMA 20 feb­braio 2020 — Dopo una pri­ma seg­nalazione fat­ta da un nos­tro let­tore nel novem­bre del 2019 e il con­seguente arti­co­lo manda­to alla stam­pa da parte del Comi­ta­to per Campiglia sul­la costruzione in atto di man­u­fat­ti in leg­no sul­la spi­ag­gia del por­tic­ci­o­lo, la polem­i­ca si è allarga­ta e vede la protes­ta net­ta sen­za se e sen­za ma di asso­ci­azioni, tec­ni­ci e cit­ta­di­ni che tan­to impeg­narono del loro tem­po ed energie al momen­to del per­cor­so parte­ci­pa­ti­vo sul Piano di Barat­ti.
Già allo­ra, nonos­tante la parte­ci­pazione appas­sion­a­ta di tan­ti ital­iani e stranieri, il Piano si rilevò essere una delle più gravi bufale urban­is­tiche che il Comune di Piom­bi­no negli anni avesse par­tori­to.
A fronte delle attuali proteste di tan­ti, il Comune scrive oggi che tut­to è rego­lare. Ciò purtrop­po ricor­da la frase: “L’operazione è anda­ta benis­si­mo, ma il paziente è dece­du­to. “
Infat­ti se da una parte nes­suno pen­sa di accusare il Comune di essere incor­so in ille­git­tim­ità, nes­suno dall’altra può negare che Barat­ti e il suo pae­sag­gio, pat­ri­mo­nio di tut­ti, è sta­to fer­i­to pro­fon­da­mente.
Sicu­ra­mente ver­ran­no fat­te tutte le ver­i­fiche del caso e come al soli­to quel che è fat­to resterà a meno che il Comune non riesca a con­vin­cere i pri­vati a rifare tut­to mag­a­ri ricor­dan­do che il tut­to è sta­to fat­to su aree non pri­vate.
Il prob­le­ma res­ta comunque a monte e per questo il Comi­ta­to vuole delle garanzie sul­la impos­si­bil­ità di ripeter­si di casi come questo carat­ter­iz­za­to da man­can­za di cul­tura e inca­pac­ità di rifi­utare le richi­este dei pri­vati, mag­a­ri gra­zie all’assioma che “quan­do i numeri tor­nano non si può dire di no”.
Ques­ta situ­azione che se non fos­se trag­i­ca sarebbe com­i­ca, vede al soli­to una schiera di ammin­is­tra­tori che si pre­oc­cu­pano di sal­vare la fac­cia riman­dan­do le respon­s­abil­ità ad altri. Quel­lo che indigna è che il prog­et­to per sua local­iz­zazione deve avere avu­to il parere favorev­ole di una com­mis­sione pae­sag­gis­ti­ca e, diret­ta­mente o indi­ret­ta­mente, del­la Soprint­en­den­za che ha purtrop­po dimostra­to anco­ra una vol­ta una scarsa atten­zione per questo povero ter­ri­to­rio, dove nel tem­po ha per­me­s­so tristi hangar al por­to di San Vin­cen­zo, stradoni da per­ife­ria al Park Alba­tros, restau­ri incom­pleti alla Pieve di Campiglia, dis­in­ter­esse per le aree arche­o­logiche di Campiglia Vec­chia di Madon­na di Fuci­na­ia e tan­ti altri casi sot­to­lin­eati in tante richi­este del Comi­ta­to, rimaste inascoltate e sen­za rispos­ta.
Come già det­to nel prece­dente arti­co­lo il riman­dare solo a uffi­ci comu­nali, Soprint­en­den­za e a mille altri enti le scelte su temi così del­i­cati, sen­za prevedere nes­suna ver­i­fi­ca e appro­fondi­men­to a liv­el­lo più ampio, sia numeri­co che di com­pe­ten­ze, por­ta a queste mostru­osità.
Il prob­le­ma nasce da lon­tano e dal­la certez­za già denun­ci­a­ta dai comi­tati al momen­to dell’approvazione del Piano Par­ti­co­lareg­gia­to, che il risul­ta­to anche se cor­ret­to gra­zie al per­cor­so parte­ci­pa­ti­vo, era anco­ra inac­cetta­bile e che le scelte del Comune avreb­bero dato tristi risul­tati come purtrop­po oggi vedi­amo.
Per evitare allo­ra che errori così macro­scop­i­ci che ci faran­no ver­gognare anche a liv­el­lo inter­nazionale, il Comi­ta­to rin­no­va la richi­es­ta già fat­ta anni or sono e respin­ta, di inter­venire sul Piano Par­ti­co­lareg­gia­to in modo da ren­der­lo un vero e pro­prio Piano di Recu­pero dove tut­ti gli inter­ven­ti devono essere descrit­ti e illus­trati non solo da norme ma da grafi­ci e ren­der­ing ver­i­tieri, mod­i­fi­ca­bili come vuole la log­i­ca e la legge, ma solo con vari­anti da sot­to­porre ad un proces­so parte­ci­pa­ti­vo nel quale tut­ti siano deb­ita­mente infor­mati.
Molti diran­no che il Comi­ta­to è sem­pre quel­lo che dice “NO” e il Comi­ta­to per Campiglia risponde che di fronte allo scem­pio di un bene di tut­ti va sem­pre det­to “NO” e non ci vengano a dire che sono delle barac­chette in leg­no che si potran­no rimuo­vere quan­do si vuole per­ché dob­bi­amo ricor­dare, che nel nos­tro “BEL PAESE” tut­to ciò che si dice smontabile e mod­i­fi­ca­bile, si riv­ela dopo decen­ni e decen­ni più con­sol­ida­to delle pirami­di.

*L’ar­chitet­to Alber­to Pri­mi è coor­di­na­tore del Comi­ta­to per Campiglia

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