Promossi in integrazione, rimandati per il lavoro

· Inserito in Editoriale
Paolo Benesperi

Sì, si potrebbe dire: «Se questo accade in Val di Cor­nia». Sic­come la Val di Cor­nia è ter­ri­to­rio alle prese ormai da anni con una crisi eco­nom­i­ca gravis­si­ma appare dif­fi­cile com­pren­dere la cresci­ta pro­gres­si­va del­la pre­sen­za degli stranieri, comu­ni­tari o extra­co­mu­ni­tari che siano, eppure ciò è avvenu­to fino a un liv­el­lo sim­i­le alla media provin­ciale e nazionale. In realtà non è poi così dif­fi­cile com­pren­dere questo fenom­e­no per­ché bas­ta pen­sare che la gran parte è cos­ti­tui­ta da badan­ti che pren­dono cura degli anziani non auto­suf­fi­ci­en­ti sem­pre più numerosi e che un’al­tra parte va a lavo­rare dove, anche per man­can­za di gio­vani locali e per rifi­u­to di lavori man­u­ali e pesan­ti, la man­od­opera locale non è pre­sente. E così il fenom­e­no del­l’im­mi­grazione è diven­ta­to strut­turale, insom­ma una com­po­nente sta­bile di questo ter­ri­to­rio oggi e nel futuro. Che per questo è già e sarà sem­pre più un ter­ri­to­rio plu­ral­ista. Ovvi­a­mente questo com­por­ta molti adegua­men­ti nei servizi, ad esem­pio quel­li san­i­tari a quel­li sco­las­ti­ci, mol­ta atten­zione alle esi­gen­ze educa­tive degli stes­si adul­ti, ad esem­pio quelle legate alla lin­gua ed alle conoscen­ze civiche, per non par­lare delle abitazioni e dei cen­tri di aggregazione. Inutile dis­cutere se questi sono prob­le­mi o occa­sioni per­ché sono insieme l’uno e l’al­tro, dato che impli­cano mod­i­fiche da apportare e queste mod­i­fiche sono al tem­po stes­so prob­le­mi da affrontare e occa­sioni di arric­chi­men­to e di inno­vazione. Utile invece assumere un atteggia­men­to di aper­tu­ra e al tem­po stes­so di con­fron­to ver­so le cul­ture che con l’im­mi­grazione entra­no, dato che non è l’ac­cettazione pas­si­va che può pro­durre arric­chi­men­to così come non lo è la can­cel­lazione pregiudiziale di ciò che arri­va. Aper­tu­ra e con­fron­to non sig­nif­i­cano giustap­po­sizione sig­nif­i­cano piut­tosto scam­bio, dial­o­go, inter­cul­tura non bal­can­iz­zazione. Ciò di cui abbi­amo bisog­no anche in Val di Cor­nia è una realtà plu­ral­is­ti­ca cre­a­ta dal­lo scam­bio cul­tur­ale. Così come è una esi­gen­za il rispet­to del­la legal­ità (e questo vale per tut­ti, indi­geni e non indi­geni) che non può essere sos­ti­tu­ito da una com­pren­sione che tut­to legit­ti­ma in virtù dell’ ambi­ente di prove­nien­za e delle ogget­tive dif­fi­coltà del nuo­vo ambi­ente di arri­vo. Plu­ral­is­mo sig­nifi­ca rispet­to rec­i­pro­co a par­tire dal rispet­to cod­i­fi­ca­to nelle norme e nelle leg­gi.
Dif­fi­cile dire che oggi tut­to questo accade in Val di Cor­nia, ma ciò non sig­nifi­ca che non pos­sa accadere.

(Foto di Pino Bertel­li)

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