Per far crescere la cultura della legalità

· Inserito in Teoria e pratica
Ado Grilli

PIOMBINO 7 set­tem­bre 2014 — Da anni coordi­no, all’interno dell’ARCI Comi­ta­to Ter­ri­to­ri­ale Piom­bi­no – Val di Cor­nia – Elba, il set­tore “ Cul­tura del­la legal­ità “ al quale abbi­amo dato il nome “ IL LAMPADIERE” pren­den­do spun­to da una frase che ci ha las­ci­a­to, come mes­sag­gio indelebile, l’indimenticato pres­i­dente dell’ARCI Nazionale, Tom Bene­tol­lo; il lam­padiere – affer­ma­va Tom – è colui che, nel­la notte oscu­ra, come i tem­pi che sti­amo attra­ver­san­do, si mette una per­ti­ca sul­la spal­la con una lam­pa­da all’estremità, dietro. Lui non ci vede tan­to ma riesce a fare luce a col­oro che lo seguono. L’attività preva­lente del set­tore è l’incontro con gli stu­den­ti delle scuole supe­ri­ori di Piom­bi­no per par­lare appun­to del­la cul­tura del­la legal­ità e del val­ore e i con­tenu­ti del­la nos­tra Cos­ti­tuzione, in preparazione dell’annuale pas­sag­gio del­la Carovana anti­mafie. E, come atto con­cre­to, far conoscere ai ragazzi/e l’attività di volon­tari­a­to, nei mesi estivi, nei campi espro­priati alla mafia, anche attra­ver­so video e tes­ti­mo­ni­anze dirette. Ogni anno la Regione Toscana, tramite l’ARCI, invia a sup­por­to delle Coop­er­a­tive Sociali che lavo­ra­no le terre espro­pri­ate ai mafiosi, centi­na­ia di gio­vani. Attra­ver­so il nos­tro lavoro anche Piom­bi­no con­tribuisce a questo prezioso sup­por­to. E’ come piantare dei “sem­i­ni” capaci di far crescere piante rigogliose. E molti­pli­care “ i lam­padieri”; col­oro, cioè, che entu­si­asti del­la espe­rien­za svol­ta, la trasmet­tono ad altri coetanei, attra­ver­so il rac­con­to in classe o pro­muoven­do – come è avvenu­to quest’anno con il gio­vane Francesco Pec­chia – dei cor­si di for­mazione per l’invio di altri ragazzi/e a Cor­leone, dove l’ARCI ha un rap­por­to par­ti­co­lare con la Coop­er­a­ti­va Lavoro e non solo. Par­ti­co­lar­mente coin­vol­gen­ti sono i diari gior­nalieri scrit­ti dai ragazzi, durante la loro par­ti­co­lare attiv­ità di volon­tari­a­to e mes­si in rete. Ne ripor­to, a seguire, uno del 23 agos­to di due gio­vani (San­drine e Fed­eri­co) che rende bene l’idea di quan­to impor­tante sia ques­ta attiv­ità che ogni anno sco­las­ti­co riv­ol­giamo alle scuole supe­ri­ori, coin­vol­gen­do centi­na­ia di ragazzi/e e invi­to, tramite la tes­ti­mo­ni­an­za esem­pli­fica­ti­va, a riflet­tere col­oro che, con super­fi­cial­ità, affer­mano che i gio­vani di oggi sono tut­ti privi di ide­ali e val­ori:
La gior­na­ta è inizia­ta di buon’ora su alti campi sopra Cor­leone, ver­so la local­ità di Sant’Andolfo. Ad accoglier­ci, in una bucol­i­ca atmos­fera di altri tem­pi, muc­che al pas­co­lo, caprette belan­ti e greg­gi di pecore che pro­teggevano due splen­di­di agnelli­ni nati solo ieri notte. Al cen­tro dell’aia sic­u­la un’abbondante fonte d’acqua puris­si­ma e qua­si gela­ta, a con­tro­pro­va del­la ric­chez­za immen­sa di acqua di ques­ta ter­ra mer­av­igliosa, troppe volte pri­va­ta da Cosa Nos­tra di un bene comune tan­to essen­ziale. Erava­mo lassù, nei ter­reni con­fis­cati ad una famiglia mafiosa, per preparare e livel­lare la ter­ra attorno a centi­na­ia di alberel­li di noce e acero già piantu­mati, che la Coop­er­a­ti­va coltiverà per venderne la preziosa leg­na (è il pri­mo esper­i­men­to di questo genere fat­to finora).I pomodori, sim­boli stes­si dei campi di lavoro, sono piante che vivono solo pochi mesi, men­tre i pos­sen­ti alberi che i com­pag­ni del­la Coop­er­a­ti­va han­no fat­to nascere e vedran­no crescere anno dopo anno per decen­ni servi­ran­no non a dar da man­gia­re ma a costru­ire una casa, una scuo­la, ma soprat­tut­to un futuro diver­so dal pre­sente, più gius­to, libero e soprat­tut­to più soli­do. Dopo una rin­fran­cante doc­cia e un abbon­dante pas­to siamo tut­ti pas­sati a trovare gli anziani di Cor­leone al Cen­tro Sociale “Di Mat­teo”. Abbi­amo gio­ca­to a brisco­la, sco­pone e 500 (un appas­sio­n­ante gio­co molto in voga in Sicil­ia), cre­an­do un ponte di comu­ni­cazione tra gen­er­azioni con risa, bat­tute e vite rac­con­tate (non ulti­ma quel­lo di Calogero, con­tadi­no in pen­sione che ha pas­sato molti anni in Svizzera). Il pun­to mas­si­mo del­la gior­na­ta (molto ARCI-style) però si è rag­giun­to nel tar­do pomerig­gio: al cam­po di cal­cet­to comu­nale abbi­amo parte­ci­pa­to a un vero tor­neo mul­ti cul­tur­ale di cal­cio. La nos­tra selezione sporti­va, sicu­lo-toscana-romana, si è bat­tuta con onore con­tro le selezioni del Mali, Ghana, Nige­ria e Sene­gal. Gra­zie alla nos­tra tradut­trice uffi­ciale francese (è un cam­po inter­nazionale il nos­tro!) abbi­amo scop­er­to che i ragazzi sono immi­grati a Cor­leone il 15 giug­no scor­so dal­la Lib­ia dopo una vera e pro­pria odis­sea dai pro­pri pae­si di orig­ine, sono richieden­ti asi­lo in atte­sa dei doc­u­men­ti. Dal con­fron­to gen­er­azionale con gli anziani del pomerig­gio siamo pas­sati a quel­lo tra cul­ture, con­fron­to che solo lo sport – in par­ti­co­lare il cal­cio – per­me­tte, abbat­ten­do fron­tiere, mari ed ogni stu­pido stereotipo. Al calar del­la sera sul cam­po di gio­co non c’erano più sicil­iani, maliani, toscani o ghane­si… ma solo ragazzi che gode­vano del ven­to in fac­cia nel­la gioiosa cor­sa alla rete avver­saria. Il tut­to con grande abbrac­cio finale.

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