Quella variante per le cave è illegittima

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Alberto Primi

CAMPIGLIA 8 novem­bre 2017 — La vari­ante sulle cave di Campiglia adot­ta­ta, e ora da approvare, nasce dal “Tavo­lo di crisi delle Cave di Campiglia” mes­so in atto per cer­care di evitare il licen­zi­a­men­to di 10 operai da parte del­la Soci­età Cave di Campiglia Spa, che lamen­ta una sua crisi azien­dale, vuoi per la crisi del­l’edilizia vuoi per il fer­mo delle acciaierie di Piom­bi­no che si rifor­ni­vano di cal­care pres­so la cava di Monte Calvi.
Dopo l’in­con­tro pub­bli­co del 24 otto­bre pro­mosso dal­l’am­min­is­trazione comu­nale per illus­trare la vari­ante al piano strut­turale e al rego­la­men­to urban­is­ti­co, il cui scopo è fare in modo che a Monte Calvi e a Monte Vale­rio si con­tinui a scav­are oltre le sca­den­ze fis­sate del 2018 e del 2020 fino a data impre­cisa­ta, il Comi­ta­to per Campiglia ha pre­sen­ta­to le sue osser­vazioni.
Alla base di queste vi è il con­vinci­men­to che ques­ta vari­ante sia ille­git­ti­ma.
Infat­ti sec­on­do la legge regionale il Comune può fare vari­anti al solo rego­la­men­to urban­is­ti­co (scadu­to nel 2016), in atte­sa di farne uno nuo­vo (al più tar­di entro il 2019), e, sec­on­do una delib­era del­la giun­ta, può fare mod­i­fiche al piano strut­turale d’area (quel­lo più gen­erale che vale per Piom­bi­no, Campiglia e Suvere­to) solo su aspet­ti stret­ta­mente locali.
In base a questo cri­te­rio è sta­ta, ad esem­pio, richi­es­ta una vari­ante al piano strut­turale per costru­ire un nuo­vo cen­tro com­mer­ciale accan­to al CONAD di Ven­tu­ri­na in area oggi ined­i­fi­ca­bile.
Ques­ta vol­ta si vuol fare pas­sare per un prob­le­ma stret­ta­mente locale una vari­ante che riguar­da tut­to il set­tore delle cave di iner­ti. Già sarebbe dif­fi­cile par­lare di una cava che estrae 350.000/250.000 metri cubi all’an­no e che ha anco­ra da estrarre 3.000.000 di metri cubi, come di un fenom­e­no stret­ta­mente locale, ma vis­to che la vari­ante riguar­da anche la cava di Monte Vale­rio, non c’è dub­bio che il Comune vuole approvare una varante di piano strut­turale che riguar­da un set­tore, quel­lo delle cave di Campiglia, di inter­esse almeno regionale, come sot­to­lin­ea la stes­sa Provin­cia.
Il Comi­ta­to per Campiglia nelle sue osser­vazioni sot­to­lin­ea poi il fat­to che dare alla SALES pro­pri­etaria del­la cava di Monte Vale­rio la pos­si­bil­ità di pro­cras­tinare la fine delle escav­azioni è un atto nep­pure richiesto né gius­ti­fi­ca­to.
Infat­ti non risul­ta che la SALES abbia mai chiesto nul­la, né che sia mai sta­ta pre­sente al “Tavo­lo di crisi” e pur tut­tavia ver­rà ben­e­fi­ci­a­ta anch’essa, per­me­t­ten­dole di scav­are quan­to anco­ra estraibile oltre la data di sca­den­za del 2020 già pro­ro­ga­bile per legge al 2022, se non al 2024. Questo rega­lo ingius­ti­fi­ca­to e non richiesto rende anco­ra più chiara l’il­le­git­tim­ità di una vari­ante al piano strut­turale che potrebbe essere fat­ta solo per risol­vere prob­le­mi stret­ta­mente locali.
Se poi si vuole con­sid­er­are solo di inter­esse locale il prob­le­ma del­la Cava di Monte Calvi, si sarebbe dovu­ta accettare una vari­ante eccezionale e cir­co­scrit­ta alla sola cava di Monte Calvi, sen­za gli ampli­a­men­ti ammes­si dal­la Provin­cia, corre­da­ta da uno schema di nuo­va autor­iz­zazione e uno schema di nuo­vo piano di colti­vazione che garan­tisse for­mal­mente (e non solo a chi­ac­chiere) il man­ten­i­men­to dei posti di lavoro, che riducesse al min­i­mo i tem­pi di sca­den­za del piano, che ver­i­fi­cas­se cosa deve essere sca­v­a­to da un pun­to di vista del­la doman­da di set­tore (micro­cristalli­no?) sen­za nec­es­sari­a­mente scav­are o portare via tut­to quel­lo che non è attual­mente com­mer­cial­iz­z­abile, che riducesse o mit­i­gasse tut­ti gli effet­ti neg­a­tivi mes­si in luce dal piano provin­ciale, dal­la relazione ambi­en­tale, dal­l’ARPAT, dal piano del pae­sag­gio, ecc. ecc.
Cer­to è che ques­ta vari­ante dimostra anco­ra una vol­ta, se mai ce ne fos­se sta­to bisog­no, il ben noto cos­tume del­l’am­min­is­trazione di non sapere (o non vol­ere) affrontare in maniera organ­i­ca il prob­le­ma del futuro del ter­ri­to­rio, lim­i­tan­dosi a fare vari­anti parziali per accon­tentare qual­cuno sen­za tenere con­to del ris­chio di ricadute neg­a­tive su un futuro che riguar­da tut­ti.
Purtrop­po già da quel­lo che è sta­to det­to da sin­da­co, asses­sori e tec­ni­ci comu­nali nel­l’in­con­tro del 24 otto­bre emerge che quel­la del­la tutela del pae­sag­gio e di altre attiv­ità eco­nomiche che su questo si basano sarà prob­a­bil­mente una battaglia per­sa.
E anco­ra sarà dimostra­to che la pigrizia e l’in­sip­ien­za del­la ammin­is­trazione di Campiglia, insieme al col­lauda­to ricat­to occu­pazionale, servi­ran­no in realtà a tute­lare una ren­di­ta di posizione di svari­ate decine di mil­ioni di euro che CAVE DI CAMPIGLIA SpA e SALES SpA perdereb­bero se si facessero rispettare gli atti approvati e vigen­ti.

*Alber­to Pri­mi coor­di­na il Comi­ta­to per Campiglia

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Una risposta a “Quella variante per le cave è illegittima”

  1. Renzo Carletti says:

    Un piano strut­turale d’area tutela gli inter­es­si di una col­let­tiv­ità.
    Non impedisce le inizia­tive impren­di­to­ri­ali ma le inserisce in una visione di svilup­po, anche eco­nom­i­co, dove una attiv­ità non ne pos­sa dan­neg­gia­re altre che mag­a­ri dan­no anche più occu­pazione, tutela le ric­chezze del nos­tro ter­ri­to­rio affinché pos­sano usufruirne le gen­er­azioni future, ecc…Quanto è costa­ta la stesura del piano strut­turale? Forse è sta­ta una spe­sa inutile! Inutile per­ché pun­tual­mente viene stra­volto per adat­tar­lo alle esi­gen­ze di un pri­va­to. Così han­no fat­to a Campiglia così han­no fat­to a Piom­bi­no con la vari­ante Afer­pi, l’ap­provazine del­la Quar­ta vari­ante alle opere di chiusura del­la dis­car­i­ca di Ischia di Cro­ciano (prog­et­to Rima­te­ria), ecc.…!! Oggi la “polit­i­ca” a Campiglia, come a Piom­bi­no con gli ulti­mi ind­i­rizzi di svilup­po ter­ri­to­ri­ale si è mes­sa al servizio di pri­vati che tut­to fan­no tranne che gli inter­es­si del­la col­let­tiv­ità o dei lavo­ra­tori.

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