Riaccensione dell’altoforno come cometa di Halley

PIOMBINO 10 mar­zo 2018 — Come la cometa di Hal­ley, cicli­ca­mente tor­na a riaf­fac­cia­r­si l’ipote­si di riac­cen­sione del­l’alto­forno (AFO4) e come la cometa è por­ta­trice di infausti even­ti: ques­ta ipote­si con­tin­ua a dividere la cit­tà fra chi la vede come un’im­me­di­a­ta oppor­tu­nità di lavoro e chi vede nuo­va­mente minac­cia­ta la pro­pria salute e la pos­si­bil­ità di diver­si­fi­cazione. Negli ulti­mi giorni si è espres­sa la Fiom, dichiaran­dosi favorev­ole all’ipote­si e addirit­tura favorev­ole al tem­po­ra­neo riu­ti­liz­zo del­l’ac­ciaieria. Fa imme­di­ata­mente segui­to la lista civi­ca del vicesin­da­co Ste­fano Fer­ri­ni che si dichiara con­traria. Noi la nos­tra posizione l’ab­bi­amo resa pub­bli­ca da tem­po ed il nos­tro No alla riac­cen­sione dell’AFO4 è com­par­so diver­si “cicli” fa, accom­pa­g­na­to da chiare moti­vazioni. A fare chiarez­za non sono state cer­to illazioni del MoVi­men­to 5 Stelle, ma le relazioni del com­mis­sario Piero Nar­di il quale ci ha inseg­na­to che lo sta­bil­i­men­to di Piom­bi­no ha vis­to speg­nere il pro­prio alto­forno per­ché con quel­l’as­set­to l’u­ni­ca cosa prodot­ta era una perdi­ta di oltre 10 mil­ioni al mese, generan­do un’ espo­sizione ver­so le banche di 800 mil­ioni ed un deb­ito com­p­lessi­vo che super­a­va il mil­iar­do. Tut­to ciò era dovu­to a moltepli­ci motivi, alcu­ni con­giun­tu­rali come il cos­to delle materie prime, ver­so i quali non c’è pro­tezione pos­si­bile, altri strut­turali:

  1. Dimen­sioni del­l’AFO. L’Alto­forno di Piom­bi­no era dimen­sion­a­to per pro­durre 2,3 mil­ioni di ton­nel­late di ghisa a fronte di una capac­ità mas­si­ma di lam­i­nazione pari a 1,6 mil­ioni di ton­nelate (nel frat­tem­po non è cer­to aumen­ta­ta), di pari pas­so la sceller­a­ta ges­tione Cevi­tal ha dilap­ida­to il portafoglio cli­en­ti che ad oggi è essen­zial­mente ricon­ducibile alla sola Rete Fer­roviaria Ital­iana. L’in­ci­den­za dei costi fis­si, soprat­tut­to l’en­er­gia, face­va sì che una pro­duzione annua infe­ri­ore alle 1,4 ton­nel­late all’an­no gen­erasse perdi­ta di eser­cizio.
  2. Logis­ti­ca inter­na. La dis­lo­cazione degli impianti, con l’AFO nel cen­tro, l’ac­ciaieria al con­fine con il cen­tro cit­tadi­no ed i treni di lam­i­nazione al con­fine oppos­to del­lo sta­bil­i­men­to (in un’area di 900.000 metri qua­drati), la neces­sità di dover nuo­va­mente riscal­dare il semi­prodot­to pri­ma del­la lam­i­nazione, con­cor­re­vano pesan­te­mente ad azzer­are il mar­gine oper­a­ti­vo lor­do.
  3. Approvvi­gion­a­men­to del car­bon coke. Nel 2014 la cok­e­ria era in gra­do di pro­durre cir­ca il 50% del fab­bisog­no per la pro­duzione, la restante parte anda­va reperi­ta sul mer­ca­to a costi ele­vati. La cok­e­ria non è tec­ni­ca­mente riavvi­a­bile, quin­di oggi la total­ità del fab­bisog­no andrebbe reperi­ta sul mer­ca­to.
  4. Il Sin­ter Plant, impianto che con­sente anche il recu­pero di materie prime dal­lo “sfri­do” del ciclo pro­dut­ti­vo. L’altoforno veni­va ali­men­ta­to da pel­lets di fer­ro, prodot­to cos­toso e con lim­i­tate fonti di approvvi­gion­a­men­to.

Nel frat­tem­po lo sta­bil­i­men­to è sta­to depreda­to dal­l’at­tuale pro­pri­età e gli impianti ex area a cal­do si sono ulte­ri­or­mente dete­ri­o­rati per man­can­za di manuten­zione, ren­den­do ecces­si­va­mente oneroso anche il sem­plice riavvio; questo impone un com­p­lesso cal­co­lo di rap­por­to fra inves­ti­men­to e tem­pi di rien­tro.
Chi­unque pen­si di ril­e­vare lo sta­bil­i­men­to di Piom­bi­no, ci deve con­tes­tual­mente spie­gare come pen­sa di super­are questi prob­le­mi e con quali tec­nolo­gie di tutela ambi­en­tale intende far­lo, ma ad oggi a nes­suno è dato conoscere il piano indus­tri­ale di JSW. Abbi­amo la net­ta impres­sione che ormai sia ben chiaro a tut­ti che la mag­gior parte del­la cit­tà è sfa­vorev­ole al riavvio del­l’AFO, chi ha volu­to esprimere la pro­pria con­tra­ri­età a ques­ta ipote­si lo ha fat­to da tem­po; soll­e­vare la ques­tione adesso, pri­ma di conoscere le reali inten­zioni di JSW ha il sapore del­l’en­nes­i­ma mar­che­t­ta elet­torale, ma che ha il solo effet­to di dividere ulte­ri­or­mente una cit­tà nel­la quale da tem­po i cit­ta­di­ni si scon­tra­no sul nul­la più asso­lu­to. È oppor­tuno ricor­dare che a suo tem­po anche Kaled Habah­beh sem­bra­va vol­er riac­cen­dere l’AFO4.
Stante ques­ta situ­azione ci sen­ti­amo di chiedere al sin­da­co Mas­si­mo Giu­liani un atto di respon­s­abil­ità met­ten­do defin­i­ti­va­mente una pietra su ques­ta ipote­si; del resto uno dei motivi con il quale è sta­ta fat­ta digerire ai piom­bi­ne­si la vari­ante Afer­pi è sta­ta pro­prio la cristal­liz­zazione del­l’al­lon­tana­men­to del­l’in­dus­tria dal­la cit­tà. Se vogliamo che una pre­sen­za indus­tri­ale riman­ga sul ter­ri­to­rio non pos­si­amo fare a meno di man­tenere un sano real­is­mo. Ora guardiamo avan­ti e prog­et­ti­amo la Piom­bi­no del futuro pen­san­do ai prossi­mi 20 anni e soprat­tut­to la polit­i­ca smet­ta di cer­care con­sen­so sulle spalle di lavo­ra­tori e cit­ta­di­ni.

MoVi­men­to 5 Stelle Piom­bi­no

Una risposta a “Riaccensione dell’altoforno come cometa di Halley”

  1. Sergio M. says:

    Sapete cos’è che impau­risce moltissi­mo chi, come il sot­to­scrit­to, non ha alcu­na fidu­cia nelle promesse del­l’at­tuale ammin­is­trazione? Il fat­to che, oltre ad aver dimostra­to l’in­dub­bia inca­pac­ità a svilup­pare un piano con­cre­to alter­na­ti­vo a questo troiaio di acciao, ora si tro­vi anche costret­ta, finché i tem­pi glielo con­ced­er­an­no, a per­me­t­tere l’im­per­me­t­tibile pro­prio per non perdere i rima­sug­li di voti rimastigli. Quin­di… aper­tu­ra a tut­to e chissene­fre­ga del can­cro!!!!!! Spero di sbagliare, ma vor­rei essere una mosca per pre­sen­ziare ai loro incon­tri pri­vati! Per chi si fos­se risen­ti­to dal­la mia osten­ta­ta avver­sione all’ac­ciao e iniziasse la soli­ta tirit­era del fat­to che gra­zie a questo insos­ti­tu­ibile acciaio la cit­tà è fiori­ta e si è arric­chi­ta nel pas­sato, gradi­rei intan­to ricor­dare (pre­tendone il rispet­to) del­l’e­serci­to di per­sone morte a CAUSA del­l’ac­ciaio sen­za nep­pure lavo­rare in fab­bri­ca. O volete confutare perfi­no il nes­so fab­bri­ca — can­cro? Mag­a­ri qualche sta­tis­ti­ca vi farebbe bene e cre­do che vi sia facile trovarne online. E poi, gradi­rei che per un atti­mo si mettesse nei pan­ni delle nuove gen­er­azioni di ques­ta comu­nità che avreb­bero voglia (in grossa parte) di dimostrare la loro pre­sen­za in questo mon­do ma che si trovano inesora­bil­mente schi­antate dal­la pre­sen­za asso­lu­ta­mente ingom­brante di una fab­bri­ca enorme, dis­as­tra­ta, inquinante (anche esteti­ca­mente), sover­chi­ante, che non lascerà loro altra scelta se non andarsene altrove. Per­ché se è pur vero che di fab­bri­ca avete vis­su­to nel pas­sato, è anche vero che il futuro non è solo vostro e non potete imporre le vostre scelte anche a chi non le con­di­vide. Se sapete fare solo gli operai… prego, la por­ta è aper­ta. E por­tate via il bot­ti­no quan­do uscite, gra­zie!

Commenta il post