Servono interventi pubblici di portata epocale

· Inserito in Spazio aperto

PIOMBINO 19 luglio 2019 — Il Camp­ing CIG era pre­sente con il pro­prio striscione sot­to il MiSE il 9 luglio. In segui­to abbi­amo appro­fon­di­to gli esi­ti di quel­l’in­con­tro: il giudizio è neg­a­ti­vo. L’azien­da con­tin­ua a dettare l’a­gen­da, a cui il gov­er­no si adegua pas­si­va­mente. In prat­i­ca, l’uno crea l’al­i­bi all’al­tro per tirare a cam­pare sen­za fare nul­la di con­cre­to e ver­i­fi­ca­bile. Infat­ti, dopo più di 4 mesi dal prece­dente incon­tro, JSW non assume alcun impeg­no pre­ciso e ver­i­fi­ca­bile sul pri­mo forno elet­tri­co né sug­li sman­tel­la­men­ti né sul­la tem­pra, sec­on­do alcu­ni poco utile sen­za ammod­er­na­men­to del treno. Si tira avan­ti sen­za prospet­tive def­i­nite, nel silen­zio acco­modante delle stesse orga­niz­zazioni sin­da­cali rap­p­re­sen­tate nell’incontro del 9: nes­suna inizia­ti­va di mobil­i­tazione.
Intan­to, lo sta­bil­i­men­to perde mil­ioni ogni mese, men­tre si ten­ta di tornare ad assurde pro­duzioni di 30 anni fa, come gli acciai al piom­bo. In fab­bri­ca si sta instau­ran­do un cli­ma intim­ida­to­rio e a otto­bre-novem­bre scadrà la cas­sa inte­grazione. Non è più il tem­po dei rin­vii: azien­da e gov­er­no devono dire la ver­ità e dirla subito.
Com­in­ci­amo a dirla noi. I fat­ti dimostra­no che JSW non ha alcu­na inten­zione di real­iz­zare il piano annun­ci­a­to da Jin­dal a suo tem­po e può con­tare sul silen­zio com­plice delle isti­tuzioni, pro­prio come ai tem­pi di Rebrab. In forza di quel piano, Jin­dal ha acquisi­to lo sta­bil­i­men­to di Piom­bi­no. In base ad esso, si dovreb­bero instal­lare 3 forni elet­tri­ci, 2 nuovi treni di lam­i­nazione, per un totale di oltre un mil­iar­do di inves­ti­men­ti, man­te­nen­do in mar­cia i 3 treni esisten­ti; entro il 2024, 1550 lavo­ra­tori dovreb­bero tornare al lavoro. Niente di tut­to questo si vede nep­pure con il can­noc­chiale. Quel piano non esiste più, non ver­rà mai real­iz­za­to: pri­ma lo si ammette, pri­ma pos­si­amo cor­rere ai ripari, sen­za ali­menta­re nuove nar­razioni feli­ci che per­pet­u­ano invece l’ag­o­nia sen­za fine del­la fab­bri­ca, dei lavo­ra­tori e del ter­ri­to­rio.
Ammet­tere ques­ta ver­ità vuol dire riconoscere che siamo all’e­mer­gen­za e approntare un piano B per l’area di crisi com­p­lessa di Piom­bi­no, il quale preve­da:

  1. con o sen­za Jin­dal, la scelta strate­gi­ca del­la siderur­gia come pro­duzione e lavo­razione di acciaio puli­to di alta qual­ità, lon­tano dal­l’abi­ta­to, sen­za cedere alle ten­tazioni anti­ndus­tri­ali (e anti­op­eraie) che pure ser­peg­giano; a dif­feren­za del pas­sato e del pre­sente, deci­si­vo dev’essere il ruo­lo del pub­bli­co, cioè del gov­er­no, per inve­stire risorse eccezion­ali e met­tere nel con­to pro­ce­dure eccezion­ali, inclusa la nazion­al­iz­zazione, per attuare quel­la scelta strate­gi­ca di polit­i­ca indus­tri­ale di respiro nazionale e inter­nazionale,
  2. la ver­ità vera sui numeri, a com­in­cia­re da quel­li for­ni­ti sug­li occu­pati attuali, il cui totale, sec­on­do qualche sin­da­cal­ista, includ­erebbe furbesca­mente pure il com­puto delle ferie di chi è fuori in CIG, nonché sui numeri di quan­ti saran­no davvero rein­te­grati in fab­bri­ca, sen­za dimen­ti­care l’in­dot­to, affrontan­do i preved­i­bili esuberi da ricol­lo­care in altre attiv­ità, tute­landone dirit­ti e salario, sen­za esclud­ere uscite volon­tarie, antic­i­pate e incen­ti­vate come a Taran­to, situ­azione oggi analo­ga a Piom­bi­no,
  3. mas­s­ic­ci inter­ven­ti pub­bli­ci per far decol­lare la diver­si­fi­cazione eco­nom­i­ca: tur­is­mo e agri­coltura di qual­ità, com­mer­cio, nau­ti­ca, por­tu­al­ità sen­za monop­o­li di Jin­dal o altri, aven­do al cen­tro l’idea che l’am­bi­ente è risor­sa deci­si­va per l’og­gi e per le gen­er­azioni future, com­ple­ta­men­to urgente delle infra­strut­ture come la stra­da 398 e il por­to, rilan­cio del­la fer­rovia e del traf­fi­co marit­ti­mo,
  4. boni­fiche del Sito di Inter­esse Nazionale di Piom­bi­no e instal­lazione di attiv­ità indus­tri­ali nuove, le quali non pos­sono essere affat­to iden­ti­fi­cate con un polo di stoccag­gio dei rifiu­ti, come invece sta avve­nen­do da tem­po.

Per rinascere, Piom­bi­no deve essere pre­sa in con­sid­er­azione come emer­gen­za nazionale per l’e­mer­gen­za sociale, ambi­en­tale e pro­dut­ti­va che vive da lunghi anni. Tale emer­gen­za richiede inter­ven­ti pub­bli­ci, non più rin­vi­a­bili, di por­ta­ta epocale.

Coor­di­na­men­to Art.1‑Camping CIG

Commenta il post