Un caposaldo della rigenerazione economica d’area

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CAMPIGLIA MARITTIMA 7 mar­zo 2020 — Ha ragione il PD a con­dannare la deci­sione del Comune di San Vin­cen­zo di togliere Rim­igliano alla ges­tione del­la Parchi e fa benis­si­mo a denun­cia­re il con­cre­to ris­chio del­la fine del­la soci­età, con­cre­to esem­pio del­la ges­tione inter­co­mu­nale del pat­ri­mo­nio pae­sag­gis­ti­co e ambi­en­tale.
Gius­to anche richia­mare alla con­di­vi­sione delle scelte e alla democrazia inter­na (inin­flu­en­ti sul­la scelta san­vin­cen­z­i­na mat­u­ra­ta già ad otto­bre) ma l’analisi è com­ple­ta­mente sbagli­a­ta, e non potrebbe essere diver­sa­mente. La Parchi si inde­bolisce se si ammin­is­tra con arro­gan­za, ma rischia di scom­par­ire per­ché le scelte degli ulti­mi dieci anni han­no reso un esper­i­men­to vir­tu­oso e in gra­do di aut­o­fi­nanziar­si, un’azienda che arran­ca e si sostiene gra­zie ai con­tribu­ti eco­nomi­ci dei Comu­ni soci.
Ricor­diamo che fu la scelta del 2012 di sot­trarre i parcheg­gi di Ster­pa­ia e Barat­ti ai bilan­ci del­la soci­età ad ipote­carne il futuro impe­den­done l’autonomia il vero colpo all’efficienza del­la soci­età. Si disse allo­ra che si isti­tu­i­va la tas­sa di sog­giorno per finanziare la Parchi, una bugia, men­tre San Vin­cen­zo non des­ti­na­va nep­pure gli introiti dei parcheg­gi di Rim­igliano, un tem­po liberi, alla soci­età.
È man­ca­ta visione strate­gi­ca e con­di­vi­sione d’intenti da parte dei Comu­ni e una gui­da soci­etaria capace di denun­cia­re la deri­va delle ammin­is­trazioni PD che sta­vano con­dan­nan­do l’azienda.
Oggi il pun­to di non ritorno è vici­no ma non è trop­po tar­di per far prevalere l’interesse pub­bli­co ai con­flit­ti politi­ci ed isti­tuzion­ali. Serve però la con­di­vi­sione di ciò che è sta­to, sopra rias­sun­to, e di ciò che serve, al di là del numero dei com­po­nen­ti del Con­siglio di Ammin­is­trazione (CdA)  o del­la natu­ra delle attribuzioni di servizi alla soci­età. Si trat­ta infat­ti di con­di­videre se il prin­ci­pio del­la ges­tione uni­taria e con­di­visa del nos­tro pat­ri­mo­nio stori­co, ambi­en­tale e arche­o­logi­co sia un val­ore cul­tur­ale ed eco­nom­i­co per il ter­ri­to­rio e la comu­nità.
In una fase stor­i­ca in cui sem­pre più si evi­den­zia la neces­sità di cor­rob­o­rare i set­tori eco­nomi­ci legati alla tutela e val­oriz­zazione del ter­ri­to­rio sarebbe esiziale se le ammin­is­trazioni non riconoscessero nell’esperienza del­la Parchi Val di Cor­nia un capos­al­do del­la rigen­er­azione eco­nom­i­ca d’area.
Per­ché dai dis­cor­si si pas­si ai fat­ti serve una strut­tura sovra­co­mu­nale che, per scelta del PD, dal­lo sciogli­men­to del Cir­con­dario non c’è più e la riat­tribuzione alla Parchi di quelle fun­zioni e di quei servizi che le sono state tolti negli anni.
Il tut­to è dram­mati­ca­mente sem­plice, o si dan­no gambe al prog­et­to e lo si fa ripar­tire con indub­bi van­tag­gi anche eco­nomi­ci per cias­cun Comune socio oppure lo si stri­to­la. Polemiche, che chi come noi non parte­ci­pa alle seg­rete riu­nioni non può com­pren­dere, sul­la spar­tizione delle cariche di un CdA la cui nom­i­na è in ritar­do di qua­si un anno non ser­vono, men che meno gesti uni­lat­er­ali come quel­lo di Ban­di­ni.

Grup­po Con­sil­iare – Grup­po 2019

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