Un portolano di sessanta ritratti di bambini

· Inserito in Bertelli, Da non perdere

MATERA 12 gen­naio 2019 — Ele­gia visi­va… un por­tolano di ses­san­ta ritrat­ti di bam­bi­ni (Africa, Medio Ori­ente, Cher­nobyl), che han­no vis­to la guer­ra (la fame, la pau­ra) e l’inviano a noi con i pro­pri sguar­di.
Ci guardano con la loro Bellez­za… estrema e ammac­ca­ta. Tut­to qui: non si vedono né sol­dati, né mac­erie, solo volti di bam­bi­ni che accu­sano la mal­vagità di tutte le guerre.
Così agen­do, Pino Bertel­li riprende l’insegnamento eti­co dei maestri (Robert Capa, David “Chim” Sey­mour, Wern­er Bischof, Don McCullin, Philip Jones Grif­fiths); anco­ra di più, quel­lo di W. Eugene Smith, del quale segue la morale: «Vor­rei che le mie fotografie non fos­sero solo doc­u­men­tazione di fat­ti di cronaca, ma un atto di accusa con­tro la guer­ra e con­tro la vio­len­za bru­tale e depra­va­ta che attac­ca gli ani­mi e i cor­pi degli Uomi­ni. Vor­rei che le mie fotografie fos­sero un potente catal­iz­za­tore emozionale e che pos­sano con­tribuire a evitare che una sim­i­le fol­lia crim­i­nale pos­sa ripeter­si di nuo­vo».
Fotografie che fig­u­ra­no la vio­lazione dell’Innocenza e la fero­cia che ogni guer­ra river­sa nel­la Sto­ria.
La Bellez­za, la Sof­feren­za, l’Amore dei bam­bi­ni che affio­ra in questi Ritrat­ti dall’infanzia nega­ta è un atto di accusa con­tro l’indifferenza, la vio­len­za, la bar­barie di tutte le guerre, è un invi­to alla pace che affio­ra nelle loro lacrime, nelle loro mor­ti e nel­la vita sog­na­ta degli angeli.
Dal diario di un fotografo di stra­da (Bagh­dad, 2003) [lo stes­so Pino Bertel­li, è ovvio]: «Fai di ogni lacrima una stel­la, e dell’amore un fiore di vetro col­orato che accom­pa­gna i tuoi sor­risi nel tem­po.
«Con­seg­na il tuo sog­no di pace alle ani­me belle, e i tuoi silen­zi inzup­pati d’amore pro­fumer­an­no di dol­cez­za e di rosa. Amare sig­nifi­ca cam­biare per qual­cuno e insieme a qual­cuno.
L’Amore si mostra solo all’Amore. Il cor­ag­gio di amare vuol dire vivere la diver­sità, accettare la bellez­za di noi e tra noi che si fa Vita.
Per l’amore, come per la lib­ertà, non ci sono catene. La pace non si con­cede, si prende.
Là dove le nos­tre lacrime s’incontrano, i nos­tri cuori si dan­no del tu!».
La pace si real­iz­za con la pace.

Pino Bertel­li | Con­tro la guer­ra. Ritrat­ti dall’infanzia nega­ta
Le Mona­celle, via Riscat­to 15, Mat­era (0835–344097)
dal 12 gen­naio al 24 feb­braio | 10,00–19,30 inau­gu­razione: saba­to 12 gen­naio, 10,00
Con­tro la guer­ra. Ritrat­ti dall’infanzia nega­ta
Con­veg­no con la parte­ci­pazione di
Pino Bertel­li fotografo di stra­da, autore delle fotografie in mostra
Alex Zan­otel­li mis­sion­ario, fonda­tore di movi­men­ti ind­i­riz­za­ti a con­dizioni di pace e gius­tizia sol­i­dale
Mau­r­izio Rebuzzi­ni diret­tore artis­ti­co di Coscien­za dell’Uomo
Le Mona­celle · saba­to 12 gen­naio · 11,00

Pino Bertel­li
Un fotografo di stra­da Inter­na­tion­al Writ­ers Asso­ci­a­tion.

Pino Bertel­li

Pino Bertel­li è nato in una cit­tà-fab­bri­ca del­la Toscana,tra Il mio cor­po ti scalderà e Roma cit­tà aper­ta.
Dot­tore in niente, fotografo di stra­da, film-mak­er, criti­co di cin­e­ma e fotografia.
I suoi lavori sono affab­u­lati su tem­atiche del­la diver­sità, dell’emarginazione, dell’accoglienza, del­la migrazione, del­la lib­ertà, dell’amore dell’uomo per l’uomo come utopia pos­si­bile. È uno dei pun­ti cen­trali del­la crit­i­ca rad­i­cale situ­azion­ista ital­iana.
Nel 1993, il reg­ista tedesco Jür­gen Czwienk, ha gira­to un doc­u­men­tario sul­la vita polit­i­ca e l’opera fotografi­ca di Pino Bertel­li: Fotogra­fare con i pie­di.
Il reg­ista Bruno Tra­mon­tano ha real­iz­za­to un cor­tome­trag­gio, Adoro solo l’oscurità e le ombre, trat­to dal suo libro, Cin­e­ma del­la diver­sità 1895–1987: sto­rie
di svan­tag­gio sul telo bian­co. Maschera­men­to, mer­ci­fi­cazione, aut­en­tic­ità.
Il pit­tore Fior­mario Cil­vi­ni, ha illus­tra­to lo stes­so testo in una cartel­la di 18 dis­eg­ni a col­ori e una scul­tura. I suoi scrit­ti sono tradot­ti in diverse lingue.
L’International Writ­ers Asso­ci­a­tion (Sta­ti Uni­ti), l’ha riconosci­u­to scrit­tore dell’anno 1995, per la “non-fic­tion”.
Nel 1997 i suoi ritrat­ti pasolini­ani di fotografia di stra­da sono esposti (uni­co fotografo) in una mostra (Le fig­ure delle pas­sioni) con 16 maestri d’arte a Vil­la Pac­chi­ani, San­ta Croce sull’Arno [Pier Pao­lo Pasoli­ni, mae­stro e ami­co, gli ha regala­to la pri­ma macchi­na fotografi­ca
quan­do ave­va quindi­ci anni]. È diret­tore respon­s­abile del­la riv­ista di crit­i­ca rad­i­cale Trac­ce, Cobas (Gior­nale dei Comi­tati di Base del­la Scuo­la) e del gior­nale on-line Stile libero, diret­tore edi­to­ri­ale del­la casa editrice Trac­cedi­zioni, col­lab­o­ra con Le monde diplo­ma­tique, Fotographia, Sicil­ia Lib­er­taria, AParte. Mate­ri­ali irre­go­lari di cul­tura lib­er­taria e altre tes­tate.
Nel 1999 ha rice­vu­to il “Pre­mio Cas­tiglion­cel­lo” per la fotografia sociale.
Nel 2004 il “Pre­mio Inter­nazionale Orvi­eto”, per il miglior libro di reportage, Cher­nobyl. Ritrat­ti dall’infanzia con­t­a­m­i­na­ta.
Nel 2014 l’Associazione di bioar­chitet­tura BACO gli ha asseg­na­to il “Pre­mio Inter­nazionale Vit­to­rio Giorgi­ni”.
Alessan­dro Allar­ia ha fat­to un reportage (per la tele­vi­sione tedesca), Pino Bertel­li. Il fotografo e le donne di Napoli, 2008.
Nel 2014 il reg­ista Anto­nio Man­co ha real­iz­za­to a Buenos Aires, Pino Bertel­li. Ritrat­to di un fotografo di stra­da, prodot­to dal Fes­ti­val del Cin­e­ma dei Dirit­ti umani di Napoli e Buenos Aires. Nel 2017 esce il dit­ti­co libro—film, Gen­ti di Cal­abria. Atlante fotografi­co di geografia umana e I col­ori del cielo, con la regia di Francesco Maz­za. I suoi fotori­trat­ti si trovano in gal­lerie inter­nazion­ali, musei, accad­e­mie e collezioni pri­vate. L’Archivio Inter­nazionale di Fotografia Sociale di Pino Bertel­li è cura­to dal­la doc­u­men­tal­ista Pao­la Gril­lo (che col­lab­o­ra sul cam­po e con i testi a tut­ti i lib­ri fotografi­ci di Bertel­li). Una parte del suo archiv­io fotografi­co è deposi­ta­to all’Università di Par­ma.

 

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