Una conferenza economica della Val di Cornia

Walter Gasperini

PIOMBINO 2 agos­to 2016 — Da trop­pi mesi sti­amo ali­men­tan­do e suben­do un con­fron­to tra diver­si sogget­ti del­la soci­età (non solo isti­tuzion­ali e politi­ci) sul­la neces­sità di rilan­cia­re la pro­duzione delle acciaierie dopo l’arrivo di Rebrab e la sua Afer­pi, con le loro con­tro­verse pro­poste di inves­ti­men­ti che, spes­so, sono state def­i­nite la soluzione dei nos­tri mali. Nuo­va pro­duzione di acciaio abbas­san­do notevol­mente gli agen­ti inquinan­ti (con forni elet­tri­ci e nuovi treni lam­i­na­toi); tre indus­trie agroal­i­men­ta­ri; uso del por­to per la movi­men­tazione mer­ci prove­ni­en­ti dal grup­po di Rebrab. A queste pro­poste si sono aggiunte quelle di nuovi inse­di­a­men­ti com­mer­ciali con la con­ver­sione del­la cen­trale Enel di Torre del Sale con out­let o mall. Nonos­tante ques­ta lun­ga serie di inten­zioni, anco­ra non risul­ta chiaro il quadro reale del­la nos­tra situ­azione e delle prospet­tive che si pre­sen­tano. Le stesse isti­tuzioni sono in notev­ole ritar­do sug­li impeg­ni assun­ti con gli elet­tori. Ad esem­pio l’impegno alla cos­ti­tuzione dell’Unione dei Comu­ni (nei pro­gram­mi elet­torali già dal­la cam­pagna del 2009 rib­a­di­to e con­fer­ma­to anche nel 2014), ad oggi non vede nes­suna real­iz­zazione, sebbene ques­ta rior­ga­niz­zazione isti­tuzionale cos­ti­tuirebbe il luo­go ide­ale per un ser­ra­to con­fron­to a tut­to cam­po sui prob­le­mi del ter­ri­to­rio: l’Unione potrebbe essere la pro­tag­o­nista, per esem­pio, di una con­feren­za eco­nom­i­ca che sap­pia con­sid­er­are ogni aspet­to eco­nom­i­co, con atten­zione alla diver­si­fi­cazione pro­dut­ti­va, met­ten­do ogni cosa al pro­prio pos­to e dan­do così una vera prospet­ti­va a tut­to il ter­ri­to­rio nel­la sua com­p­lessità, anche con un gius­to rap­por­to con i ter­ri­tori vici­ni, Colline Met­al­lif­ere, Elba e Val di Ceci­na.
Si dovrebbe indi­care, con chiarez­za, che per le acciaierie è tem­po dei fat­ti, non più delle parole e riman­di. Occor­rono impeg­ni con­creti che non pos­sono essere elusi o riman­dati. Inoltre si dovrebbe essere chiari sul­la pro­duzione dell’acciaio che, sebbene oggi sia indis­pens­abile che ripar­ta (dimin­u­en­do comunque i liv­el­li degli inquinan­ti), si dovrebbe riconoscere che tale pro­duzione non potrà più rap­p­re­sentare il futuro; ed è pro­prio per ques­ta ragione che abbi­amo l’obbligo di indi­care e sostenere strade di svilup­po diverse, che par­tendo dal riconoscere il nos­tro pat­ri­mo­nio ter­ri­to­ri­ale, trac­ciano una respon­s­abil­ità che esclude la par­cel­liz­zazione del quadro ter­ri­to­ri­ale col rinchi­ud­er­si in casa da parte dei sin­goli Comu­ni. Una soluzione per uno svilup­po diver­so per il nos­tro ter­ri­to­rio potrà essere trova­ta (pur in mez­zo a tante dif­fi­coltà e alla con­tin­ua crisi) solo se sapre­mo ricostru­ire quel­la capac­ità delle isti­tuzioni locali di stare insieme. Ques­ta assise è il luo­go in cui dal­la dis­cus­sione è pos­si­bile indi­vid­uare le trai­et­to­rie future e indi­vid­uare quegli stru­men­ti del­la pro­gram­mazione che, costru­en­do ind­i­rizzi con­di­visi, potran­no essere più inci­sivi.
Con­feren­za eco­nom­i­ca d’area quin­di come impeg­no urgen­tis­si­mo per met­tere sul tap­peto tutte le nos­tre risorse e, in un’ottica di sosteni­bil­ità sen­za se e sen­za ma, definire nuovi ind­i­rizzi di svilup­po. Riflet­ti­amo:

  1. Per le pro­poste dei tre impianti agroal­i­men­ta­ri di Rebrab, dob­bi­amo sapere conc­re­ta­mente di che cosa si par­la, val­utare le ricadute di tali pro­poste sul ter­ri­to­rio, in modo tale da non dan­neg­gia­re le pro­duzioni che già abbi­amo e che molto spes­so sono vere e pro­prie eccel­len­ze.
  2. Per la con­ver­sione del­la cen­trale Enel di Tor del Sale (che ovvi­a­mente non è un fat­to del­la sola Piom­bi­no o del­la sola Val di Cor­nia) dob­bi­amo appro­fondire il ragion­a­men­to:, infat­ti, sebbene sia anch’essa da con­sid­er­are un ele­men­to del­la diver­si­fi­cazione pro­dut­ti­va, si deve far sì che (coin­vol­gen­do tut­ti i sogget­ti isti­tuzion­ali, politi­ci e del­la soci­età orga­niz­za­ta) non diven­ti un peri­coloso boomerang per l’economia com­mer­ciale dei nos­tri cen­tri, già molto col­pi­ti dal­la crisi e in notev­ole sof­feren­za.

Si par­la di por­ti tur­is­ti­ci. Cer­to questi sono nec­es­sari allo svilup­po del tur­is­mo mari­no che così potrà miglio­rare l’utilizzo dell’arcipelago, un per­cor­so che vedrà col­lab­o­rare assieme Val di Cor­nia, Iso­la d’Elba e Colline Met­al­lif­ere per ren­dere più effi­ciente il godere del mare del Gol­fo di Fol­loni­ca e unir­lo sem­pre più al Par­co dell’Arcipelago. Ma tut­to ciò non ha bisog­no solo dei por­ti tur­is­ti­ci, ma anche dei servizi (non solo di alberghi), che pos­sono essere inser­i­ti nelle aree indus­tri­ali ormai dismesse. Pos­si­amo, però, par­lare di tale svilup­po del tur­is­mo sen­za par­lare anche di agri­coltura? Riten­go pro­prio di no. L’attività agri­co­la è la pri­ma essen­ziale cos­to­la che può garan­tire una capac­ità di attrazione tur­is­ti­ca, per la bellez­za del pro­prio pae­sag­gio, per la sal­va­guardia con­tro l’abbandono del ter­ri­to­rio, per la pro­duzione di eccel­len­ze che sono altro val­ore aggiun­to alla capac­ità di attrazione, par­tendo dal­la salubrità dei prodot­ti, del lavoro agri­co­lo e del ter­ri­to­rio, met­ten­do al pri­mo pos­to un forte sosteg­no al già impor­tante liv­el­lo di bio­logi­co e bio­d­i­nam­i­co pro­dut­ti­vo in agri­coltura. Insieme all’agricoltura tro­vi­amo l’acqua, con la sua qual­ità e quan­tità, per la quale dob­bi­amo fare il pos­si­bile per dare risposte, indi­can­do soluzioni di sal­va­guardia del­la risor­sa ma anche atten­zione ad un cor­ret­to uso per irrigazione come, ad esem­pio, non soste­nen­do col­ture agri­cole idro-esi­gen­ti e sis­te­mi irrigui che fan­no un uso smoda­to di acqua.
Diamo quin­di il gius­to val­ore a queste poten­ti risorse che abbi­amo nel­la con­vinzione che sarebbe un delit­to pen­sare di costru­ire un domani sen­za ten­er con­to del pat­ri­mo­nio che abbi­amo. Per far ciò bisogna anche poten­ziare gli impianti di trasfor­mazione sia in agri­coltura, soste­nen­do il bisog­no di aumen­to del val­ore aggiun­to alle aziende agri­cole, sia nell’industria tenen­do con­to del fat­to che quest’ultime deb­bono rimanere den­tro un filone di mas­si­ma qual­ità e salubrità.
Lo rib­adis­co, tut­to questo potrà trovare soluzione quan­do sarà esper­i­to un adegua­to ind­i­riz­zo e impeg­no politi­co isti­tuzionale. Solo se avrà luo­go un appro­fon­di­to momen­to di pub­bli­ca rif­les­sione, del ter­ri­to­rio e delle sue com­po­nen­ti, potrà delin­ear­si un per­cor­so di svilup­po coer­ente ed effi­cace. Ma se, al con­trario, ognuno con­tin­ua a pen­sare per sé, oppure se rite­ni­amo di aver delin­eato questo futuro solo per­ché è sta­to cos­ti­tu­ito l’ufficio del piano, rischi­amo di spin­gere delle politiche inef­fi­caci e che non riescono a pro­durre ind­i­rizzi capaci di dare soluzione alla crisi. Ogni giorno diven­ta più pres­sante il bisog­no di pen­sare glob­al­mente e agire local­mente; è pres­sante la neces­sità di pro­durre un impeg­no quo­tid­i­ano per dare gambe al domani; è fon­da­men­tale impeg­nar­si nel trac­cia­re e costru­ire un avvenire sem­pre nel­la con­vinzione pro­fon­da che il ter­ri­to­rio lo abbi­amo in uso dal futuro e dob­bi­amo resti­tuir­lo in con­dizioni migliori di come lo abbi­amo rice­vu­to. Oggi mi sem­bra, purtrop­po, siamo lon­tani da questo miglio­ra­men­to aus­pi­ca­to.
Insom­ma cre­do che val­ga per tut­ti il mot­to “Insieme si può” e mai come oggi diven­ta vero, cogente e con­cre­to aggiun­gere: “anzi si deve”. L’impegno deve vedere coin­volte le isti­tuzioni ma anche i cit­ta­di­ni.

Wal­ter Gasperi­ni

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