VIAGGIO — Dal romanzo alla mappa per sapere chi siamo

Niccolò Pini e Paolo Benesperi

PIOMBINO 15 dicem­bre 2012 — “Acciaio” il roman­zo di Sil­via Aval­lone pub­bli­ca­to nel 2010 da Riz­zoli è un’opera let­ter­aria e come tale va let­to, inter­pre­ta­to e giu­di­ca­to. Noi l’abbiamo uti­liz­za­to invece come una map­pa per esplo­rare la realtà di Piom­bi­no e del­la Val di Cor­nia con le sue per­sone, le sue relazioni, i suoi luoghi. E ques­ta map­pa l’abbiamo mes­sa a con­fron­to con un’altra map­pa, quel­la del­la fotografia che ci con­seg­nano i numeri e le sta­tis­tiche su quel­la stes­sa realtà. Il con­fron­to non serve a dire se le due fotografie sono coin­ci­den­ti o meno, ci serve piut­tosto a far sca­turire dalle sue sim­i­lar­ità o dalle sue con­trad­dizioni una migliore conoscen­za. Quel­la conoscen­za fat­ta di impres­sioni, di intu­izioni e di numeri insieme la cui neces­sità è ormai scom­parsa nelle opin­ioni di col­oro che quel­la realtà dovreb­bero con­ser­vare o cam­biare, poco impor­ta, doc­u­men­tata­mente e con­sapevol­mente. E aper­ta­mente.
Com­in­ci­amo il nos­tro viag­gio.

La popo­lazione
popolazione«…Alle tre del pomerig­gio, a giug­no, gli anziani e i bam­bi­ni si met­te­vano a let­to. Fuori la luce arroven­ta­va tut­to. Le casal­inghe, i pen­sion­ati in tuta aceta­ta sopravvis­su­ti all’altoforno, chi­na­vano il capo asfis­siati davan­ti al tele­vi­sore…
…Donne coi pol­pac­ci gon­fi e le chi­appe bal­lon­zolan­ti sot­to il grem­bi­ule scen­de­vano in cor­tile e sede­vano all’ombra intorno ai tavoli di plas­ti­ca. Gio­ca­vano a carte. Sven­tola­vano i ven­tagli furiosa­mente e parla­vano per­lop­iù di niente.
I mar­i­ti, se non era­no al lavoro, non met­te­vano il naso fuori di casa. Se ne ANZIANIsta­vano svac­cati a pet­to nudo a gron­dare sudore, cam­bi­a­vano canale con il tele­co­man­do…
…I vec­chi­et­ti si era­no chetati. Uno dopo l’altro era­no entrati a far­si pre­scri­vere i med­i­c­i­nali che dove­vano assumere ogni giorno. La pastiglia per il cuore, quel­la per la pres­sione, quel­la per tenere la glicemia sot­to con­trol­lo. Uscen­do, cias­cuno ave­va salu­ta­to piano, con un filo di voce, strin­gen­do nel­la mano malfer­ma la ricetta…»

La popo­lazione, che rimane al di sot­to di quel­la del 1971 e del 1981, invec­chia tant’è che il Comune di Piom­bi­no e quel­lo di San Vin­cen­zo han­no l’indice di vec­chi­a­ia più alto del­la provin­cia di Livorno, pre­ce­du­ti solo da Mar­ciana. Aumen­tano le per­sone straniere prove­ni­en­ti dai pae­si dell’est europeo e dal Nord Africa ed anche gli ital­iani prove­ni­en­ti dal merid­ione. L’aumento delle nascite è dovu­to preva­len­te­mente a questo tipo di popo­lazione.
L’età media si innalza sia per l’aumento del­la dura­ta del­la vita sia per­ché i cit­ta­di­ni più gio­vani ed istru­iti ten­dono ad emi­grare ver­so altri ter­ri­tori con mag­giori e migliori oppor­tu­nità di lavoro.

La famiglia
famiglia«…Quan­do entrò in cuci­na, cosa inau­di­ta, sedu­to al tavo­lo di cuci­na c’era…suo padre.
“Bab­bo!” esclamò Anna istin­ti­va­mente.
A dire il vero, c’era aria di maret­ta. San­dra traf­fi­ca­va fra i mestoli con scat­ti rigi­di e non si era nep­pure volta­ta a guardar­la. Arturo, veden­do la figu­ra ric­cia di sua figlia, si riscosse dall’imbarazzo e le spalancò le brac­cia.
Scat­tò la sigla del TgI. Per un istante Anna ebbe l’impressione che casa sua fos­se una casa nor­male. C’era mam­ma, che final­mente la salu­ta­va con le pre­sine in mano, pronta a sco­lare la pas­ta. C’era papà, lati­tante da tre giorni, che le sor­ride­va. E non c’era suo fratel­lo, vab­bé, ma era gius­to: sta­va impri­men­do a pezzi di acciaio rovente la for­ma lun­ga di una rota­ia. La tavola apparec­chi­a­ta con cura, le notizie scan­dite dal­la voce di una bel­la sig­no­ra…»

La famiglia tradizionale non esiste più. I com­po­nen­ti medi per famiglia in Val di Cor­nia arrivano ad essere 2,19, ma cifre più basse si han­no a Sas­set­ta, Piom­bi­no e San Vin­cen­zo.

L’immigrazione
STRANIERI RESIDENTI«…Di colpo la por­ta del­lo stu­dio si aprì e ne uscì un vec­chi­et­to con gli occhiali da sole, abbrac­cia­to a una sig­no­ra bion­da, diafana con un chiaro accen­to dell’est. Il vec­chio sor­ride­va e la mostra­va agli altri vec­chi sedu­ti a semi­cer­chio nel­la sala.

“Oh” fece uno “ma lui non era sposato?”
Il vec­chio non ave­va fat­to in tem­po ad andarsene, che i rimasti com­in­cia­rono.
“Gli è mor­ta la moglie saran­no due anni.…”
“Ah, ho capi­to!”
…..
“Le bionde, de’, non sono mica come quest’altre di Piom­bi­no.….”
“Man­casse la mi’ moglie, fac­ciamo le cor­na” si toc­cò i coglioni, “io una bion­da me la piglierei!”
….
“Per forza. Le ital­iane vogliono esse’ por­tate a cena, al cin­e­ma, ma poi in casa non ti ci ven­gono mica, non te li lavano mica i calzi­ni.”
“C’è da dire che le russe bevono, bevono parec­chio.…”

L’immigrazione e la sua cresci­ta con­tin­ua sono evi­den­ti.  Ele­va­to il numero dei minoren­ni su totale dei res­i­den­ti stranieri (Sas­set­ta 23,7%, Piom­bi­no 17,4%, Suvere­to 17,1%, Campiglia M. 16,1%, San Vin­cen­zo 15,6%). Ven­gono, con­sideran­do sia i comu­ni­tari che gli extra­co­mu­ni­tari, preva­len­te­mente da Roma­nia, Alba­nia, Ucraina, Maroc­co, Sene­gal, Perù, Mol­davia, Ger­ma­nia, Polo­nia e Cina).

Il lavoro nelle gran­di fab­briche
siderurgia«…Non era più il mostro di trenta anni pri­ma: ven­tim­i­la dipen­den­ti, una cit­tà. Ave­vano ridot­to il per­son­ale, sman­tel­la­to alcune ciminiere, e il mostro si era un po’ rin­sec­chi­to…
….Francesca e Anna allargarono gli occhi, per­ché due non bas­ta­vano a tenere insieme il mare di bunker, esca­v­a­tori, ciminiere, gole, bina­ri mor­ti, rul­li auto­trasporta­tori. Il cor­po bat­te­va forte insieme ai met­al­li nei forni. Le barre, i blu­mi, le bil­lette: insieme al cuore, le arterie, l’aorta. Era impos­si­bile trovare un ordine, un sen­so. E loro ave­vano solo tredi­ci anni…
…Era un po’ come stare den­tro un acquario. La cola­ta dell’altoforno lag­giù infi­amma­va il cielo, li infet­ta­va di neb­bie e veleni, e ti sen­tivi liq­ue­fare. Sudavi, il cuore pul­sa­va all’impazzata.
Di fronte , i resti di una ciminiera. Più in là, un capan­none dismes­so. E al cen­tro in esca­v­a­tore con il brac­cio toro e la pala roves­ci­a­ta. Mor­ti e roven­ti.…
…”Si trat­ta dei licen­zi­a­men­ti. I tre­cen­tocinquan­ta che abbi­amo manda­to a cas­sa inte­grazione non ver­ran­no rias­sun­ti, e dob­bi­amo licen­ziarne altri. La parte­ci­pazione rus­sa sta ponen­do delle con­dizioni molto pesan­ti. Han­no inten­zione di diver­si­fi­care i prodot­ti, di dis­lo­care parte del­la pro­duzione a Est, una parte con­sid­erev­ole devo dire…E noi non pos­si­amo impedir­lo…”»

Pas­sare da oltre 10.240 occu­pati nelle tre gran­di aziende siderur­giche a poco più di 2830 dal 1980 al 2012, e di questi cir­ca 1700 con­trat­ti di sol­i­da­ri­età, non è roba da poco. Se si aggiunge che in Luc­chi­ni si va ad una uti­liz­zazione degli impianti al 60 per cen­to delle poten­zial­ità e così pure in Mag­o­na si capisce che siamo di fronte ad una situ­azione dram­mat­i­ca. Bag­no­li e Cornigliano ormai da tem­po uno chiu­so e l’altro dimez­za­to, Taran­to in gravi dif­fi­coltà, ma cer­to questo non con­so­la. Eppure la siderur­gia in Italia c’è e, a stare ai dati di Fed­er­ac­ciai, la pro­duzione di acciaio, ed anche di ghisa, aumen­ta.

(foto di Pino Bertel­li)

 

 

 

 

 

 

 

 

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