Un’azienda che agisce furbescamente

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pervenuta in redazione

PIOMBINO 4 novem­bre 2018 — Il Sin­da­ca­to è un’altra cosa – Oppo­sizione CGIL si schiera decisa­mente con il comu­ni­ca­to usci­to in questi giorni a nome “Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG” che sol­lecita una mobil­i­tazione imme­di­a­ta dei lavo­ra­tori Afer­pi e Piom­bi­no Logis­ti­ca. A questo pun­to siamo con­vin­ti che la mobil­i­tazione non deb­ba essere “dimostra­ti­va”, ma deb­ba incidere pesan­te­mente sull’azienda pri­ma di tut­to. Un’azienda che agisce furbesca­mente sul piano degli ammor­tiz­za­tori sociali, pri­ma “dimen­ti­can­do” di con­trol­lare il monte ore, poi cer­can­do di imporre la soluzione per lei più van­tag­giosa, a cos­to zero.
Abbi­amo det­to in decine e decine di assem­blee con­gres­su­ali, spie­gan­do il doc­u­men­to di mino­ran­za per il prossi­mo Con­gres­so CGIL, che solo attra­ver­so la mobil­i­tazione e la lot­ta i lavo­ra­tori pos­sono difend­ere i loro dirit­ti, anche salar­i­ali. Siamo fau­tori con­vin­ti che la “scarsa parte­ci­pazione dei lavo­ra­tori alle mobil­i­tazioni”, invo­ca­ta trop­po spes­so dalle seg­reterie sin­da­cali per non far nul­la, sia in realtà il frut­to avve­le­na­to di politiche con­cer­ta­tive con padrona­to e forze politiche di stam­po liberista. Nel caso del­la ex-Luc­chi­ni s dj Piom­bi­no tali atteggia­men­ti han­no por­ta­to ad un totale immo­bil­is­mo; peg­gio anco­ra ad avere un ruo­lo di addor­men­ta­men­to delle coscien­ze, basato sull’attesa di soluzioni mes­sianiche, nonos­tante voci critiche (e moti­vate, sup­por­t­ate da anal­isi serie) che sin­da­cati e forze politiche han­no sem­pre dileg­gia­to, evi­tan­do ogni con­fron­to. Sem­pre in ques­ta log­i­ca di man­tenere una pace sociale fit­tizia, le orga­niz­zazioni sin­da­cali di cat­e­go­ria han­no cre­ato una bar­ri­era impen­e­tra­bile tra i lavo­ra­tori e la cit­tà. Invece di fare una polit­i­ca atti­va di creazione di sol­i­da­ri­età, ci si è rinchiusi in un dibat­ti­to solo tra lavo­ra­tori, ricer­can­do al mas­si­mo una “sol­i­da­ri­età” con le forze di gov­er­no locale, anch’esse pesan­te­mente respon­s­abili del­la situ­azione.
Oggi è nec­es­sario un cam­bi­a­men­to di strate­gia: innanz­i­tut­to è nec­es­sario chiarire che se i lavo­ra­tori richiedono un trat­ta­men­to eco­nom­i­co diver­so da quel­lo esistente negli trat­ta­men­ti ordi­nari ciò è moti­va­to da due ragioni fon­da­men­tali: la pri­ma è che ci dob­bi­amo aspettare un peri­o­do molto lun­go di assen­za di occu­pazione e la Cas­sa Inte­grazione in dero­ga non è suf­fi­ciente a soprav­vi­vere così tan­to; la sec­on­da è che un taglio salar­i­ale di 250,00 euro per i 1.700 lavo­ra­tori a casa ormai da almeno 4 anni sig­nif­i­cano 600.000 euro men­sili in meno che ver­ran­no ver­sa­ti nell’economia locale per l’acquisto di beni e servizi. Almeno per i prossi­mi 3 anni, se Jin­dal mante­nesse i piani di inves­ti­men­to (cosa tut­ta da ver­i­fi­care), alcu­ni lavo­ra­tori ver­ran­no rimes­si in pro­duzione e potremo sti­mare la perdi­ta in 500.000 euro men­sili, che molti­pli­cati per 36 cor­risponde a cir­ca 18.000.000 (diciot­to mil­ioni di euro) che mancher­an­no nell’economia locale. Sul­la base di questi dati va sol­lecita­ta una sol­i­da­ri­età atti­va del­la cit­tà, che sig­nifi­ca anche far­si cari­co, assieme alle alte cat­e­gorie di lavo­ra­tori, dei prob­le­mi del­la cit­tà. A quei lavo­ra­tori che attual­mente sono uti­liz­za­ti in azien­da e che temono – gius­ta­mente dal loro pun­to di vista – di ved­er­si colpire da ritor­sioni, ricor­diamo che anche loro sono forte­mente pre­cari (basti vedere il non rispet­to degli impeg­ni pre­si da JWS per il TPP) e pos­sono ritrovar­si nelle con­dizioni di tut­ti gli altri.
Non pos­si­amo dimen­ti­care che i respon­s­abili di ques­ta situ­azione sono anz­i­tut­to i padroni che si sono suc­ce­du­ti e le forze di gov­er­no locali che li han­no sostenu­ti. Richiedi­amo ai sin­da­cati, soprat­tut­to alla FIOM e alla CGIL, di cui fac­ciamo parte organ­i­ca, di orga­niz­zare subito il bloc­co delle portiner­ie, accom­pa­g­na­to da pre­si­di in cit­tà per dis­cutere con i cit­ta­di­ni, i com­mer­cianti, gli stu­den­ti cosa bisogna fare per costru­ire una verten­za di zona.
La nos­tra mobil­i­tazione deve servire a sol­lecitare il Gov­er­no a pren­dere atto del­la speci­ficità del­la nos­tra area, già clas­si­fi­ca­ta Area di crisi indus­tri­ale com­p­lessa e Sito di inter­esse nazionale.

Il Sin­da­ca­to è un’altra cosa – Oppo­sizione CGIL

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