Val di Cornia: un mosaico da rimettere insieme

· Inserito in Spazio aperto
Rossano Pazzagli

PIOMBINO 22 mag­gio 2019 — La Val di Cor­nia è la mia ter­ra, un pez­zo di Toscana incas­to­na­to tra il mare e le colline met­al­lif­ere che guardano l’arcipelago. Quan­do, una venti­na d’anni fa, provam­mo a gov­ernarla in modo uni­tario tramite l’esperienza isti­tuzionale del Cir­con­dario, che riu­ni­va i cinque Comu­ni di Campiglia, Piom­bi­no, San Vin­cen­zo, Suvere­to e Sas­set­ta, creb­bero sper­anze che si sono poi infrante con­tro il muro degli oppor­tunis­mi eco­nomi­ci e politi­ci, vit­time di ten­den­ze neo­cen­tral­iste (statali e/o region­ali) che han­no mar­gin­al­iz­za­to le realtà locali. Oggi la sovra­co­mu­nal­ità, che van­ta qui una sto­ria ben più lun­ga di quel­la del Cir­con­dario, risal­en­do ai piani rego­la­tori coor­di­nati degli anni 70 e alla ges­tione comune di servizi essen­ziali (assis­ten­za sociale, trasporti, rifiu­ti, acqua, parchi…), è scarsa­mente pre­sente nei pro­gram­mi elet­torali, sep­pure con sig­ni­fica­tive eccezioni.
La Val di Cor­nia giunge all’appuntamento col voto del 26 mag­gio gra­va­ta da for­ti con­trasti, coi chiaroscuri e le con­trad­dizioni di un’area che ha per­so il tim­o­ne, che solo in parte ha saputo rea­gire alla crisi indus­tri­ale, che ha vis­to dis­ar­ti­co­lare ruoli e fun­zioni dei sin­goli cen­tri. Una realtà liq­ui­da che ha bisog­no di ritrovare qualche certez­za. Un mosaico scom­pos­to da rimet­tere insieme.
A Piom­bi­no, nel­la cit­tà che per un sec­o­lo ha svolto il ruo­lo di polo indus­tri­ale aggre­ga­tore di tut­ta l’area, c’è la situ­azione più com­p­lessa, anche dal pun­to di vista elet­torale. L’ampia aggregazione di cen­tro destra, che riscuote anche l’apporto di alcu­ni pezzi di sin­is­tra, rap­p­re­sen­ta agli occhi di molti la pos­si­bil­ità di uno scos­sone a por­ta­ta di mano, che strid­erebbe con le tradizioni demo­c­ra­tiche del­la cit­tà, le quali però si era­no già affievo­lite negli ulti­mi anni (si pen­si alla negazione dei ref­er­en­dum su impor­tan­ti ques­tioni ambi­en­tali). Il Par­ti­to demo­c­ra­ti­co con qualche lista satel­lite, appare come la forza con­ser­v­a­ti­va, sostanzial­mente anco­ra­ta – nel­la scelta delle per­sone come nei pro­gram­mi – a difend­ere l’esistente (cioè il pro­prio oper­a­to) men­tre ormai l’opinione pub­bli­ca appare sfidu­ci­a­ta e decisa­mente ori­en­ta­ta al cam­bi­a­men­to. È stra­no, e per cer­ti ver­si anti­s­tori­co, che il cam­bi­a­men­to sia incar­na­to più dal­la destra che dal­la sin­is­tra, con quest’ultima che si è smar­ri­ta nei mean­dri delle politiche eco­nomiche neoliberiste. La sin­is­tra che si oppone a queste logiche è quel­la rimas­ta attorno a Rifon­dazione comu­nista, che cor­ren­do da sola può portare in con­siglio comu­nale una voce dis­so­nante. Anche la sin­is­tra, dunque, è un arcipela­go frastaglia­to, come quel­lo che si vede dalle colline, ma più mobile e indis­tin­to: isole che gal­leg­giano nel mare agi­ta­to. Da soli, con una iden­tità assai pre­cisa, van­no anche i Cinque stelle e i social­isti di Spir­i­to Libero, che potran­no gio­care un ruo­lo non sec­on­dario e sen­za preclu­sioni nell’eventuale bal­lot­tag­gio: i social­isti, scot­tati dal­la fal­li­menta­re allean­za col Pd, inter­rot­ta a pochi mesi dal ter­mine del manda­to, si rifan­no a una tradizione lun­ga delle ammin­is­trazioni piom­bi­ne­si; i Cinque Stelle che nascono come movi­men­to anti­sis­tema non potran­no allear­si col par­ti­to fino ad oggi ege­mone, pena la loro perdi­ta di cred­i­bil­ità come attori del cam­bi­a­men­to. Sul cam­bi­a­men­to, insom­ma, si gio­ca la sfi­da: chi lo vuole e chi no. Eppure una scos­sa appare nec­es­saria.
L’esperienza del lim­itro­fo Comune di Suvere­to ha dimostra­to che lo scos­sone por­ta bene. Qui, nel pic­co­lo cen­tro col­linare dove sono cresciute agri­coltura e tur­is­mo, l’avvento cinque anni fa di una lista civi­ca ‘popo­lare’ ha por­ta­to aria fres­ca, superan­do le logiche con­sol­i­date di un cer­to conso­cia­tivis­mo e soprat­tut­to reci­den­do il cor­done ombe­l­i­cale con la fed­er­azione del Pd e riat­ti­van­do la parte­ci­pazione dei cit­ta­di­ni. È sta­ta una scos­sa utile per tut­ta la Val di Cor­nia, quel­la di un civis­mo aut­en­ti­co che guar­da ai val­ori del ter­ri­to­rio e che ha saputo riem­pire il vuo­to del­la polit­i­ca. A Suvere­to, men­tre il Pd camuffa­to da lista civi­ca cer­ca ora, stren­u­a­mente, di ricon­quistare il Comune, Assem­blea Popo­lare, erede delle tradizioni demo­c­ra­tiche del paese, si pro­pone di con­tin­uare ques­ta espe­rien­za di lib­ertà e di parte­ci­pazione in uno spir­i­to di forte sovra­co­mu­nal­ità, reso ancor più cred­i­bile dal­la can­di­datu­ra di una don­na gio­vane, esper­ta e dinam­i­ca, forte­mente lega­ta al ter­ri­to­rio.
Il rilan­cio delle politiche di area sarà più reale se il cam­bi­a­men­to avver­rà anche in altri Comu­ni. Ques­ta inver­sione di rot­ta sem­bra pos­si­bile a Campiglia, dove a guidare la lista civi­ca Grup­po 2019 c’è indub­bi­a­mente uno dei migliori can­di­dati sin­daci di tut­ta l’area, per lev­atu­ra polit­i­ca e pro­fi­lo cul­tur­ale. Ma l’esistenza di tre liste, tra cui quel­la di una destra arrem­bante, con la con­seguente fram­men­tazione del voto, ren­derà più ard­ua l’impresa e potrebbe finire per fare il gio­co del­la forza più orga­niz­za­ta, quin­di del­lo sta­tus quo. A Campiglia, come a San Vin­cen­zo, si ver­i­ficherà comunque che la mag­gio­ran­za for­male sarà espres­sione di una mino­ran­za sostanziale, cioè chi­unque vin­ca dovrà, verosim­il­mente, accon­tentar­si del con­sen­so di meno del­la metà degli elet­tori. Si pre­an­nun­ciano gov­erni deboli, e pro­prio per questo saran­no anco­ra più nec­es­sari una visione di area, che guar­di innanz­i­tut­to ai dirit­ti dei cit­ta­di­ni e al gov­er­no del ter­ri­to­rio, e un vivace tes­su­to civile che sti­moli la parte­ci­pazione e il con­trol­lo demo­c­ra­ti­co.
Lun­go l’asse del­la stra­da 398, da Suvere­to a Piom­bi­no, si gio­ca insom­ma una par­ti­ta impor­tante, che potrebbe riaprire gli oriz­zon­ti di un’area col­pi­ta dal­la crisi indus­tri­ale, dev­as­ta­ta qua e là da impianti ener­geti­ci e dai rifiu­ti che ripro­pon­gono con minore dig­nità il vec­chio pae­sag­gio indus­tri­ale, nuove forme di inquina­men­to e un lavoro lim­i­ta­to e più pre­cario, con l’aumento dei divari sociali. Spe­ri­amo che i risul­tati elet­torali pos­sano rischiarare questo oriz­zonte di nuv­ole scure, ripren­den­do il cam­mi­no per­du­to di una seria e costante col­lab­o­razione inter­co­mu­nale; spe­ri­amo che si sap­pi­ano vedere e uti­liz­zare in modo non dis­si­pa­ti­vo le effet­tive risorse e le poten­zial­ità del­la Val di Cor­nia, di ques­ta e bel­la e tor­men­ta­ta zona di Marem­ma.

* Rossano Paz­za­gli è uno stori­co, Uni­ver­sità del Molise, Soci­età dei Ter­ri­to­ri­al­isti

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