Vogliono approvare ora i piani strutturali del nulla

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CAMPIGLIA MARITTIMA 1 aprile 2019 — In una recente inizia­ti­va pub­bli­ca i Comu­ni di Campiglia e Piom­bi­no han­no espres­so la volon­tà di adottare vari­anti gen­er­ali ai Piani strut­turali entro la metà di aprile, a soli 8 mesi dall’avvio delle prog­et­tazioni e pochi giorni dalle elezioni ammin­is­tra­tive del 26 mag­gio. La sin­da­ca Rossana Sof­frit­ti lo ha ricon­fer­ma­to sul­la stam­pa locale di lunedì pri­mo aprile. Forse igno­ra­vano che dopo la con­vo­cazione dei comizi elet­torali (già avvenu­ta a segui­to del Decre­to del Min­is­tero degli Interni in data 20 mar­zo 2019) i con­sigli comu­nali devono lim­i­tar­si ad adottare atti “urgen­ti e impro­ro­ga­bili” per non con­dizionare l’attività di quel­li che suben­tr­eran­no? Il Piano strut­turale è l’atto fon­da­men­tale per il gov­er­no del ter­ri­to­rio des­ti­na­to a con­dizionare l’attività urban­is­ti­ca e edilizia dei prossi­mi decen­ni; non ci pare rien­tri tra questi.
La realtà è che i due Comu­ni sono in gravis­si­mo ritar­do e arrivano alla fine del­la leg­is­latu­ra con un quadro caoti­co e fal­li­menta­re del­la piani­fi­cazione. Già dal 2014 la Regione ave­va impos­to ai Comu­ni l’obbligo di adeguare entro un quin­quen­nio i piani urban­is­ti­ci alle nuove dis­po­sizioni del Piano d’Indirizzo ter­ri­to­ri­ale regionale, pena il bloc­co di tutte le trasfor­mazioni urban­is­tiche. Campiglia e Piom­bi­no non lo han­no fat­to. Han­no scel­to la via di una quan­tità impres­sio­n­ante di vari­anti urban­is­tiche, per lo più recepen­do acriti­ca­mente inter­es­si pesan­ti di grande impat­to ter­ri­to­ri­ale. Tra queste la vari­ante per il piano Afer­pi a Piom­bi­no (total­mente fal­li­to), il pro­l­unga­men­to illim­i­ta­to e l’ampliamento delle cave a Campiglia e la vari­ante ex Com­er che prevede un cen­tro com­mer­ciale nel­la zona ter­male di Ven­tu­ri­na. Sono tutte vari­anti dis­or­ganiche che, inevitabil­mente, gen­er­a­no con­trad­dizioni, con­flit­ti e perdi­ta di oppor­tu­nità eco­nomiche.
Ten­tano ora di rime­di­are fret­tolosa­mente, sen­za nes­suna dis­cus­sione sulle tante crisi che sti­amo viven­do (indus­tria, boni­fiche, rifiu­ti, cave, edilizia,) e sulle strate­gie per rigener­are economie e ter­ri­tori. Di tut­to ciò non si conosce let­teral­mente nul­la.
Non sap­pi­amo se avran­no davvero la sfrontatez­za di vio­lare le leg­gi, ma comunque vada una cosa è cer­ta: per respon­s­abil­ità del PD la piani­fi­cazione uni­taria in Val di Cor­nia è dis­in­te­gra­ta. Piom­bi­no e Campiglia provano ad adottare da soli una vari­ante al Piano strut­turale che nel 2007 ave­vano approva­to insieme a Suvere­to, oggi emar­gina­to. San Vin­cen­zo,  Sas­set­ta e Suvere­to si sono invece asso­ciati per rivedere cias­cuno i pro­pri piani urban­is­ti­ci, ma non inten­dono adottare nes­suna vari­ante pri­ma del­la fine del­la leg­is­latu­ra. Di con­tenu­ti fino ad oggi nes­suno ha par­la­to. Quel­lo che emerge è solo la con­fu­sione, lo sgre­to­la­men­to del­la coe­sione isti­tuzionale e l’assenza di una min­i­ma visione su ciò che si deve fare per uscire dal pan­tano del­la crisi in cui si tro­va la Val di Cor­nia.

Grup­po 2019

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