Asiu: rifiuti urbani, rifiuti industriali, elettricità
Nel 2011 i comuni della Val di Cornia non hanno raggiunto l’obiettivo del 45% di raccolta differenziata ed è presumibile che non raggiungeranno nel 2012 il 65%, ancorché quegli obiettivi siano stabiliti per legge nazionale. In compenso apprendiamo che l’ Asiu, che è un servizio pubblico locale che gestisce i rifiuti solidi urbani, ha un progetto per la realizzazione di un impianto solare termodinamico per la produzione di energia elettrica. Cioè, ammesso che ci riesca, vuole entrare nel mercato privato della produzione e della vendita dell’energia elettrica.
Per la verità ci sono dei precedenti che legittimano una domanda siffatta: «È politicamente e giuridicamente corretto per un servizio pubblico locale acquisire una natura commerciale in campi diversi dal suo?».
Vediamo i precedenti.
Nell’aprile del 2012, viene affidata la bonifica di Città Futura, senza gara, dal Comune di Piombino alla società pubblica Asiu oltretutto senza progetto pronto per essere realizzato. La bonifica è una classica opera pubblica, l’ Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha detto e ridetto che è da escludere l’affidamento in house di lavori pubblici, la cui disciplina non contempla una simile eventualità, ma così è deciso e così si va avanti. Non ha nessuna valore il rispetto dei principi di concorrenza ed il fatto che le bonifiche in oggetto niente hanno a che vedere con la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani e assimilati che costituiscono la vocazione dell’ Asiu.
L’Asiu possiede il 75% (l’ha acquistato dal Comune di Piombino nel 2008, l’altro 25% è posseduto dalla Lucchini) della TAP che, dopo un lungo e tortuoso percorso, avrebbe dovuto cominciare a vendere il conglomix, un prodotto il mercato deii sottofondi stradali e dei piazzali, in virtù dela realizzazione di una piattaforma tecnologica la cui idea risale al 1999. Fu in quell’anno che a livello nazionale e regionale si individuò la bonifica, il trattamento, la commercializzazione dei rifiuti industriali vecchi e futuri come campi d’azione di un unico soggetto operativo per il trattamento dei rifiuti a servizio dell’area industriale piombinese.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, sopratutto sulle società partecipate e sulla salvaguardia dei principi di concorrenza, ma come se niente fosse si va avanti. La TAP in realtà è rimasta soltanto società proprietaria dell’impianto realizzato con ingenti finanziamenti anche comunitari, che, dato in affitto all’ Asiu, è gestito ora direttamente dall’Asiu. E così è l’Asiu ad aver cominciato a vendere il conglomix. Addirittura nel 2011 negli ambienti Asiu e TAP, incuranti delle norme comunitarie, si ipotizzò che si potesse vendere il conglomix a prezzo politico nel caso in cui il Comune di Piombino fosse stato d’accordo.
La fotografia ci fa vedere una società pubblica che gestisce un servizio pubblico e che contemporaneamente svolge funzioni diverse ed occupa spazi di mercato.
Magari la produzione di energia elettrica rientra nel campo delle ipotesi ma in ogni caso torna la domanda dalla quale si è partiti:
«È politicamente e giuridicamente corretta una scelta simile, cioè una commistione tra funzioni pubbliche e funzioni private attraverso l’acquisizione di una vocazione commerciale da parte di un’azienda di servizi pubblici in un campo non suo?».
Persino inutile ricordare che la risposta, sopratutto in una zona come la Val di Cornia che ha enormi problemi di occupazione e riconversione produttiva, non può non tener conto del nesso tra apertura dei mercati e sviluppo economico che sta alla base delle elaborazioni e delle regolamentazioni dell’Unione Europea.