Tra burocrazia, con pochi aiuti e senza demagogia

Dall’interno di un’esperienza con i profughi

· Inserito in Sotto la lente
Niccolò Pini

CAMPIGLIA 30 giug­no 2015L’ar­ri­vo di richieden­ti asi­lo ha già inter­es­sato ed inter­esserà la Val di Cor­nia ponen­do prob­le­mi nuovi rispet­to a quel­li che l’im­mi­grazione ha già pos­to da tem­po. Gia­co­mo Poeta, 29 anni, coor­di­na­tore del­la Coop­er­a­ti­va Odis­sea di Capan­nori pre­siedu­ta da Vale­rio Bonet­ti, sta seguen­do un grup­po di richieden­ti asi­lo che sono stanziati a Ven­tu­ri­na. Lo abbi­amo inter­vis­ta­to per capire meglio le pro­ce­dure per le richi­este e le con­ces­sioni di asi­lo,  il ruo­lo e le respon­s­abil­ità delle coop­er­a­tive sociali i dirit­ti ed i doveri dei richieden­ti asi­lo.

Cos’è la coop­er­a­ti­va sociale Odis­sea e come ci sei arriva­to?
E’ un prog­et­to nato nel 2007 per dare una rispos­ta conc­re­ta al tema dei migranti, dei richieden­ti asi­lo e del­la loro inte­grazione nel nos­tro mon­do. Odis­sea si occu­pa anche di mar­gin­al­ità in sen­so lato, di medi­azione sociale nei con­do­mi­ni di edilizia res­i­den­ziale pub­bli­ca, di prog­et­ti di ani­mazione ed edu­cazione per gio­vani ital­iani e stranieri, medi­azione lin­guis­ti­co-cul­tur­ale nelle scuole, hous­ing sociale. Gestisce inoltre da tem­po lo sportel­lo immi­grati del Comune di Luc­ca e di Capan­nori. La Coop­er­a­ti­va Sociale Odis­sea opera nelle province di Luc­ca, Pisa, Livorno e Mas­sa; dal 2014 ha avvi­a­to un prog­et­to SPRAR (servizio cen­trale di pro­tezione dei richieden­ti asi­lo e dei rifu­giati in Italia) con il Comune di Capan­nori. Io sono arriva­to qua dopo esser­mi lau­re­ato in scien­ze politiche e relazioni inter­nazion­ali; dopo la lau­rea tri­en­nale ho fat­to un’esperienza a Lon­dra: un tirocinio in una char­i­ty che face­va inte­grazione per i richieden­ti asi­lo, rifu­giati e sen­za tet­to. Dopo di che mi sono iscrit­to al mas­ter in Anal­isi Pre­ven­zione e Con­trasto del­la crim­i­nal­ità orga­niz­za­ta e del­la cor­ruzione. Nel frat­tem­po attra­ver­so il cen­tro per l’impiego di Luc­ca ho saputo che c’era un ente che lavo­ra­va nell’ambito dell’accoglienza inte­gra­ta dei richieden­ti asi­lo, così por­tai il cur­ricu­lum, ed ecco­mi qua.

In questi ulti­mi mesi si sta assis­ten­do a migli­a­ia di sbarchi ogni giorno: cosa sta succe­den­do e come è orga­niz­za­to il nos­tro Sta­to in tema di richieden­ti asi­lo?
Come è ormai chiaro sti­amo assis­ten­do ad un eso­do di mas­sa. Le ragioni sono molte: l’instabilità e la guer­ra in cer­ti Pae­si come la Siria, le povertà di altre zone africane ed infine lo sgre­to­la­men­to del fil­tro che i Pae­si del Nord-Africa face­vano pri­ma del­la pri­mav­era ara­ba. Il DSC_4727nos­tro Sta­to si affac­cia sul Mediter­ra­neo ed è uno dei pri­mi appro­di per chi decide di par­tire. Sec­on­do l’accordo di Dubli­no i sogget­ti richieden­ti asi­lo devono pre­sentare la doman­da nel pri­mo Sta­to in cui la per­sona viene iden­ti­fi­ca­ta. La pro­ce­du­ra prevede pri­ma di tut­to la foto ‑seg­nalazione e la rac­col­ta delle impronte dig­i­tali. Il pas­sag­gio suc­ces­si­vo è quel­lo effet­tua­to in ques­tu­ra dove viene com­pi­la­to un mod­el­lo chiam­a­to c3 nel quale viene for­mal­iz­za­ta la richi­es­ta di asi­lo (richi­es­ta di pro­tezione inter­nazionale) alla pre­sen­za di un medi­a­tore lin­guis­ti­co cul­tur­ale in gra­do di tradurre dal­la lin­gua madre o veico­lare (francese e inglese). Quin­di pro­prio per quan­to pre­vis­to dal­la con­ven­zione il sogget­to deve rimanere nel­lo Sta­to fino a che non si è con­clu­so l’iter del­la richi­es­ta. I sogget­ti, in questo per­cor­so, sono assis­ti­ti da oper­a­tori legali.

Dopo di che cosa suc­cede?
In atte­sa dell’esito del­la richi­es­ta i profughi han­no bisog­no di una pri­ma assis­ten­za e suc­ces­si­va­mente di un pro­gram­ma di inte­grazione (almeno per quan­to riguar­da la conoscen­za del­la lin­gua ital­iana). In una situ­azione non di emer­gen­za si opera attra­ver­so il sis­tema cen­trale SPRAR , pri­ma chiam­a­to Piano Nazionale Asi­lo, introdot­to con il Pro­to­col­lo di inte­sa tra il Min­is­tero dell’Interno, Anci e Acnur (Alto Com­mis­sari­a­to delle Nazioni Unite per i rifu­giati) del 10 otto­bre 2000 e poi con la bossi-fini chiam­a­to SPRAR appun­to; è diver­so dall’emergenza. L’ente (coop­er­a­ti­va, asso­ci­azione ecc) è affi­an­ca­to dall’amministrazione locale e viene fat­to un prog­et­to ter­ri­to­ri­ale per ottenere la ges­tione, l’ accoglien­za e l’integrazione dei richieden­ti asi­lo. Ovvi­a­mente c’è un ban­do tri­en­nale cui parte­ci­pano più ammin­is­trazioni comu­nali in con­cer­to con enti che han­no espe­rien­za in questo cam­po e con per­son­ale qual­i­fi­ca­to com­pos­to da psi­colo­gi, medi­a­tori lin­guis­ti­co-cul­tur­ali, oper­a­tori sociali e legali, inseg­nan­ti di ital­iano; una vol­ta pub­bli­cate le grad­u­a­to­rie i richieden­ti ven­gono inser­i­ti nelle strut­ture che il Comune ha indi­vid­u­a­to.
In parte fun­ziona così. Quan­do e dove ci sono situ­azioni di emer­gen­za (come quel­la che siamo viven­do adesso) invece le prefet­ture gestis­cono l’emergenza ind­i­riz­zan­do (nel­la migliore delle ipote­si) i profughi nei Comu­ni che dan­no la disponi­bil­ità all’accoglienza oppure (nel­la peg­giore delle ipote­si) pres­so strut­ture indi­vid­u­ate sul ter­ri­to­rio da sogget­ti del ter­zo set­tore, sen­za aver pre­vi­a­mente sonda­to l’apertura polit­i­ca dell’amministrazione comu­nale inter­es­sa­ta. È super­fluo dire che l’efficacia e la capac­ità di fun­zion­a­men­to in sta­to di emer­gen­za è ben diver­sa dai casi dove la coop­er­a­ti­va può gestire con facil­ità pic­coli grup­pi di migranti.

Quali sono i tem­pi per avere la rispos­ta per il riconosci­men­to di sta­tus rifu­gia­to politi­co?
La con­vo­cazione del­la com­mis­sione ter­ri­to­ri­ale dovrebbe arrivare entro 30 giorni dal­la for­mal­iz­zazione del­la richi­es­ta di asi­lo e la deci­sione nei tre giorni suc­ces­sivi; in realtà pas­sano mesi e mesi. Se c’è diniego (né pro­tezione inter­nazionale né uman­i­taria), il richiedente può fare ricor­so pres­so il tri­bunale ordi­nario, con tut­ti i gra­di di cui si com­pone. Queste pro­ce­dure pos­sono arrivare a durare anche più di due anni. Non per tut­to il peri­o­do queste per­sone han­no dirit­to all’accoglienza. Accoglien­za e dirit­to di per­manere sul ter­ri­to­rio sono molto diver­si: su questo tema c’è un prob­le­ma d’interpretazione che le varie prefet­ture con­tin­u­ano a non chiarire, sono loro che rego­la­men­tano ques­ta mate­ria. Non c’è una lin­ea uni­ca. Qual­cuno dice che l’accoglienza deve con­clud­er­si suc­ces­si­va­mente alla noti­fi­ca del­la deci­sione pre­sa dal­la com­mis­sione ter­ri­to­ri­ale indipen­den­te­mente dall’esito, altri dicono che dura fino all’udienza pres­so il tri­bunale ordi­nario.
Nel caso del­la con­ces­sione dell’asilo (è un po’ com­pli­ca­to il dis­cor­so: spes­so, ad esem­pio, suc­cede che se ti riconoscono lo sta­tus men­tre sei ospite di una strut­tura in emer­gen­za poi ti trasferiscono in un cen­tro SPRAR — che in questo caso diven­ta una sec­on­da accoglien­za, un sec­on­do step di avvic­i­na­men­to all’autonomia — nel quale puoi rimanere per altri sei mesi pro­ro­ga­bili; dici­amo che dipende da quan­to è dura­to l’Iter, dal­la prefet­tura com­pe­tente e dal servizio cen­trale) gli viene riconosci­u­to un per­me­s­so di sog­giorno per 5 anni come sta­tus di rifu­gia­to sec­on­do l’articolo 1 del­la con­vezione di Ginevra, oppure pro­tezione sus­sidiaria (anche in questo caso il per­me­s­so di sog­giorno è vali­do per 5 anni) ove, non sus­sis­tano le con­dizioni per il riconosci­men­to del­lo sta­tus di rifu­gia­to ma il richiedente dimostri che se tor­nasse nel suo Paese potrebbe subire un grave dan­no come ad esem­pio con­dan­na a morte o tor­tu­ra. La pro­tezione uman­i­taria, invece, viene riconosci­u­ta in caso di cat­a­strofi o prob­le­mi di salute ed il per­me­s­so di sog­giorno dura un anno.

Quin­di vuol dire che quan­do ces­sa l’accoglienza e sono sub iudice riman­gono a piede libero nel nos­tro ter­ri­to­rio?
Sì, questo può essere un prob­le­ma. Un ente gestore vir­tu­oso cer­ca di garan­tire una buona usci­ta in modo che il rifu­gia­to non sia total­mente abban­do­na­to a se stes­so. In questo sen­so ci aiu­ta il pro­gram­ma gio­vaniSì del­la Regione che dà con­tribu­ti a chi assume un sogget­to tito­lare di pro­tezione inter­nazionale.
Le com­mis­sioni ter­ri­to­ri­ali sono com­poste da un rap­p­re­sen­tante del­la polizia di sta­to, un ente ter­ri­to­ri­ale, un fun­zionario del­la prefet­tura, e uno dell’Unhcr (Agen­zia delle Nazioni Unite per i Rifu­giati); il numero di queste com­mis­sioni in Italia, però, è net­ta­mente insuf­fi­ciente rispet­to alla reale neces­sità. C’è da dire poi che molti di quel­li che arrivano vor­reb­bero andare in altri Pae­si del Europa set­ten­tri­onale ma sono bloc­cati dal­la con­ven­zione di Dubli­no. Anche chi riesce ad arrivar­ci, se gli sono state prese le impronte dig­i­tali e inserite nel sis­tema con­di­vi­so e viene iden­ti­fi­ca­to dal­la polizia del­lo sta­to, viene risped­i­to in Italia.

Cosa suc­cede se un richiedente asi­lo ospi­tati in una strut­tura la abban­dona? Sono anco­ra con­siderati richieden­ti asi­lo anche se non han­no anco­ra ottenu­to la cer­ti­fi­cazione di rifu­giati politi­ci?

Nel caso in cui i richieden­ti asi­lo abban­do­nano la strut­tura per più di tre giorni, l’ente gestore comu­nicherà quan­to accadu­to alla prefet­tura e non per­cepirà più la ret­ta gior­naliera ero­ga­ta dal Min­is­tero per quel­l’ospite. Tut­tavia, una vol­ta seg­nala­ta la fuo­rius­ci­ta dal prog­et­to da parte del­l’ospite, la prefet­tura dis­porrà l’ar­ri­vo in strut­tura di un nuo­vo richiedente asi­lo per il quale ver­rà nuo­va­mente ero­ga­ta all’ente gestore la ret­ta gior­naliera di 30–35 euro per la for­ni­tu­ra dei servizi con­nes­si alla pri­ma accoglien­za. Ovvi­a­mente una vol­ta abban­do­na­ta la strut­tura, il richiedente asi­lo non può più rien­trarvi.
Col­oro che abban­do­nano la strut­tura, nel­la misura in cui han­no già for­mal­iz­za­to la richi­es­ta di pro­tezione inter­nazionale pres­so la ques­tu­ra, cer­ta­mente riman­gono richieden­ti asi­lo. In base alle con­ven­zioni inter­nazion­ali, la loro doman­da non può essere riti­ra­ta da nes­suna isti­tuzione nazionale a meno che non si ren­dano colpevoli di gravi reati penali. Tut­tavia, nel caso in cui il richiedente asi­lo non ha più un DSC_7665domi­cilio di rifer­i­men­to diven­ta prob­lem­ati­co per l’in­ter­es­sato pro­cedere al rin­no­vo del per­me­s­so di sog­giorno rilas­ci­a­to in atte­sa del­l’audizione pres­so la Com­mis­sione Ter­ri­to­ri­ale (il pri­mo per­me­s­so di sog­giorno scade dopo tre mesi dal rilas­cio) vis­to che, per pot­er pro­cedere al rin­no­vo, deve pre­sen­tar­si in ques­tu­ra con una dichiarazione di ospi­tal­ità fir­ma­ta dal respon­s­abile del­la strut­tura. Comunque, tale dichiarazione può essere fat­ta anche da chi­unque (mag­a­ri un con­nazionale da tem­po in Italia) ospi­ti pres­so la pro­pria abitazione un richiedente pro­tezione inter­nazionale quin­di, sep­pur con qualche dif­fi­coltà, si trat­ta di un prob­le­ma risolvi­bile.
Anche nel­la misura in cui ces­si il dirit­to d’ac­ces­so al servizio di pri­ma accoglien­za ed annes­si, il richiedente asi­lo con­ser­va il dirit­to a rimanere sul ter­ri­to­rio ital­iano fino alla con­clu­sione del­l’iter di riconosci­men­to del­la pro­tezione inter­nazionale. L’Iter con­s­ta di:
1)audizione pres­so la com­mis­sione ter­ri­to­ri­ale per il riconosci­men­to del­la pro­tezione inter­nazionale;
2) se l’e­si­to del­l’audizione è il diniego, segue la fase del ricor­so pres­so il tri­bunale ordi­nario e quin­di l’u­dien­za;
3) nel caso il giu­dice non riconosca alcun tipo di pro­tezione il richiedente pre­sen­ta un ulte­ri­ore ricor­so in Appel­lo;
4) qualo­ra anche in Appel­lo la sua richi­es­ta ven­ga respin­ta egli può in ulti­ma istan­za ricor­rere in Cas­sazione, la quale ha l’ul­ti­ma paro­la. Per il ricor­so in Cas­sazione, le spese di rap­p­re­sen­tan­za legale sono a cari­co del richiedente asi­lo, men­tre nei gra­di di giudizio prece­den­ti l’avvo­ca­to può richiedere allo Sta­to il gra­tu­ito patrocinio per la cop­er­tu­ra delle stesse.

Quali sono le nazion­al­ità dei migranti e il loro liv­el­lo di istruzione?

Sono le più dis­parate: Africa occi­den­tale, Cos­ta d’avorio, Nige­ria, Mali , Guinea, Gam­bia, Sene­gal Casamance dove, ad esem­pio, c’è il Mou­ve­ment des Forces Democ­ra­tiques che lot­ta con il gov­er­no cen­trale da anni, Africa ori­en­tale, Soma­lia, Eritrea. Ten­den­zial­mente quel­li che ven­gono dal­la Siria non chiedono aiu­to all’Italia, riescono ad elud­ere le pro­ce­dure, a Milano c’è una comu­nità che li ospi­ta e li sup­por­ta nel viag­gio ver­so il nord Europa essendo famiglie anche ben­es­tanti.
Stan­do ai dati rel­a­tivi al 2014, in Italia, i richieden­ti asi­lo prove­ni­en­ti dal­la Nige­ria sono  in numero mag­giore rispet­to a quel­li prove­ni­en­ti da altri Pae­si.
Per quan­to riguar­da il liv­el­lo di istruzione per la mag­gior parte è molto bas­so, c’è anche qual­cuno che invece ha stu­di­a­to, come un ragaz­zo che è nel­la nos­tra comu­nità e par­la molte lingue: inglese, arabo, francese e tante lingue dialet­tali e potrebbe essere for­ma­to per rico­prire la posizione di medi­a­tore lin­guis­ti­co.

Quali sono le loro aspet­ta­tive?
Per quan­to riguar­da ciò che si aspet­tano dipende molto dal liv­el­lo cul­tur­ale: ci sono quel­li che han­no solo voglia di scap­pare e trovare un lavoro per man­dare le rimesse alla famiglia e ci sono altri che mag­a­ri proven­gono da Pae­si già più sco­lar­iz­za­ti ed ambis­cono a qual­cosa di più.

Esiste un codice oper­a­ti­vo cui vi attenete?
Sì, è il man­uale oper­a­ti­vo del­lo SPRAR che indi­vid­ua quelle che sono le linee gui­da per la ges­tione di un cen­tro di questo tipo: i servizi che devono essere ero­gati, il cor­so di ital­iano, le qual­i­fiche richi­este per il per­son­ale imp­ie­ga­to (edu­ca­tore pro­fes­sion­ale, medi­a­tore lin­guis­ti­co-cul­tur­ale, oper­a­tore legale, oper­a­tore sociale, psi­col­o­go) coor­di­nati da un sogget­to con prova­ta espe­rien­za sul cam­po

Cosa fa la vos­tra coop­er­a­ti­va?
Pri­ma di tut­to ci sono le prob­lem­atiche san­i­tarie da risol­vere; cer­chi­amo di occu­par­ci dell’aspetto psi­co­logi­co viste le con­dizioni in cui arrivano nel nos­tro Paese. Pen­sate che molte di queste per­sone partono dal­la più pro­fon­da Africa con carovane di uomi­ni, attra­ver­so i bambini 16deser­ti per arrivare sulle coste del Nord Africa e poi par­tire per un viag­gio, che sicu­ra­mente non può essere defini­to una crociera…alcuni di loro non han­no mai vis­to il mare. Dopo di che c’è l’aspetto dei doc­u­men­ti: il pri­mo per­me­s­so di sog­giorno dura tre mesi poi viene rin­no­va­to per altri tre, poi  viene rilas­ci­a­to un’ altro “per richi­es­ta asi­lo-atte­sa lavoro”, infat­ti dopo sei mesi for­mal­mente potreb­bero lavo­rare; nat­u­ral­mente la val­u­tazione se può lavo­rare viene fat­ta dal­la coop­er­a­ti­va, noi, ad esem­pio, abbi­amo una grad­u­a­to­ria di mer­i­to e di com­pe­ten­ze pre­gresse attra­ver­so un bilan­cio, appun­to, di com­pe­ten­ze.
Quin­di si pro­cede ad attiv­ità come l’insegnamento dell’ ital­iano o altre attiv­ità sociali. Cer­chi­amo di lavo­rare con pic­coli grup­pi spar­si nel ter­ri­to­rio regionale per evitare affol­la­men­ti che non han­no niente a che vedere con l’integrazione. Questo com­por­ta da parte nos­tra mag­giori dif­fi­coltà di reper­i­men­to e mag­gior impeg­no, per­ché chiara­mente non tut­ti sono dis­posti a dare il pro­prio appar­ta­men­to a richieden­ti asi­lo, ma questo è il nos­tro meto­do e cre­di­amo sia più effi­cace rispet­to a gran­di cen­tri di accoglien­za.

Per­ché si dice che certe coop­er­a­tive lucra­no sull’accoglienza dei profughi?
È chiaro che se si prende un grup­po numeri­ca­mente ele­va­to di richieden­ti asi­lo, li ospi­ti in un luo­go for­nen­dogli il min­i­mo indis­pens­abile, sen­za fornir­gli tut­ti i servizi che invece andreb­bero ero­gati: come il cor­so di ital­iano, assis­ten­za psi­co­log­i­ca, sup­por­to all’accesso ai servizi socio-san­i­tari ecc. si risparmia molto e cer­ti sogget­ti pos­sono lucrare su queste per­sone.

Sem­bra che la situ­azione in Africa non vada miglio­ran­do: come vedi la situ­azione gen­erale?
Noi purtrop­po abbi­amo la fac­cia sul Mediter­ra­neo e si pone pri­ma di tut­to un prob­le­ma di coscien­za: vogliamo las­ciar morire quelle per­sone in mez­zo al mare? A breve ter­mine,  non si risolverà finché ci sarà il caos nel Medio — ori­ente e nell’Africa del nord. Una soluzione potrebbe essere quel­la di cos­ti­tuire dei campi profughi in quei Pae­si di tran­si­to, ma ci vuole un forte coin­vol­gi­men­to del­la comu­nità inter­nazionale e chiara­mente dei pae­si coin­volti.
Le soluzioni che ven­gono prospet­tate da cer­ti politi­ci sono dem­a­gogiche e inap­plic­a­bili, la realtà è che il prob­le­ma non è ital­iano ma di tut­ta l’Europa: finché ci sarà quest’atteggiamento di con­sid­er­are il prob­le­ma prin­ci­pal­mente ital­iano dovre­mo gestire ques­ta emer­gen­za. Il pri­mo atto che deve essere com­pi­u­to è la revi­sione del trat­ta­to di Dubli­no.

(Foto di Pino Bertel­li)

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