434 parole tortuose, con codicilli e rinvii
CAMPIGLIA 17 agosto 2016 — Grande e attenta partecipazione di pubblico all’incontro di ieri sera a Venturina con l’accademico Salvatore Settis, autore del recentissimo libro “Costituzione! Perché attuarla è meglio che cambiarla” intervistato dalla giornalista del Fatto Quotidiano Silvia Truzzi. Molti i temi affrontati, ma una domanda su tutte ha polarizzato sin dall’inizio l’attenzione: perché questa riforma, a chi serve, quali diritti rafforza e quali indebolisce?
Silvia Truzzi, ha esordito leggendo un rapporto del 2013 della J.P. Morgan (la compagnia di gestione degli investimenti finanziari che amministra 1.800 miliardi di dollari nel mondo) nel quale sta scritto che le Costituzioni dell’ Europa del sud “adottate a seguito della caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea” in quanto “tendono a mostrare una forte influenza socialista”. Queste Costituzioni, secondo J.P Morgan “garantiscono la tutela costituzionale dei lavoratori” e “il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi”. La soluzione di J.P. Morgan è quella di ridurre diritti e rappresentanza popolare a favore di governi forti e stabili. Partendo da questa sollecitazione Settis ha messo in evidenza come, in perfetta continuità con queste indicazioni e con l’imprimatur dell’allora Presidente della Repubblica Napolitano – i governi Letta e Renzi abbiano intrapreso un percorso di modifica costituzionale in perfetta assonanza con le soluzioni suggerite dalla grande finanza: un governo centrale forte rispetto al parlamento e alle autonomie locali. Per il diritto al lavoro ci aveva già pensato il Jobs Act abbassando non poco le tutele da discriminazioni. La legge elettorale per la Camera dei deputati già approvata nel 2015 (dando già per scontato che la riforma costituzionale avrebbe abolito il Senato elettivo) ha fatto il resto con premi che consentono al partito che prende più voti di diventare fortissima maggioranza anche se votato da una esigua minoranza del corpo elettorale. Anziché ricercare il coinvolgimento dei cittadini si creano i presupposti per alimentare sfiducia e astensionismo.
Nel corso della serata sono poi stati confutati puntualmente i cavalli di battaglia dei sostenitori della riforma Renzi-Boschi-Verdini: il Senato non è affatto abolito ma resta con diverse e confuse distribuzione delle funzioni che rischiano addirittura di complicare il processo legislativo, i risparmi sui costi della politica potevano essere benissimo conseguiti tagliando quelle di tutti i parlamentari (che restano invece invariate), i risparmi saranno comunque esigui e molto distanti dai 500 milioni annui annunciati da Renzi e promessi ai poveri (ai quali bisogna da subito dare sostegno a prescindere dalla riforma), le province non sono più elettive ma restano quasi ovunque con diversi nomi, ecc..
Settis ha molto insistito su come è scritta la riforma. Ha letto testualmente l’art. 70 che regola il processo legislativo. Nella Costituzione vigente il testo è di 9 parole, in quello modificato dalla riforma Renzi-Boschi-Verdini è di 434 parole, tortuose, con codicilli e rinvii che lo rendono semplicemente incomprensibile. Ma, ha aggiunto, questo non viene a caso: “è fatto per confondere le idee, per tenere i cittadini lontano dalla Costituzione, per consegnare la democrazia, legata mani e piedi, nel porto delle nebbie dove a prevalere non sono di diritti dei cittadini ma i poteri forti”.
Comune dei Cittadini