A San Vincenzo fiducia nazionale ma sfiducia locale
SAN VINCENZO 8 giugno 2014 — Cominciamo dall’inizio e cioè dall’ affluenza alle urne. Nelle ultime quattro tornate elettorali l’affluenza si è sempre mantenuta al di sopra dell’80% tranne stavolta. 72,77% alle comunali e 74,03% alle Europee. Un segnale di sfiducia certamente non estraneo ai cambiamenti nazionali ma netto e incontestabile soprattutto alle Comunali.
Infatti se alle elezioni europee al calo dell’affluenza corrisponde almeno un modesto calo delle schede bianche e nulle, alle comunali la tendenza è contraria passando dalle 184 del 2009 alle 227 del 2014 invertendo così la tendenza che pareva essere consolidata di una riduzione graduale di bianche e nulle.
Non è da imputarsi un aumento delle nulle al sistema elettorale e alla novità delle preferenze doppie. Questo essenzialmente perché chi è stato al seggio ed ha partecipato alla scrutinio sa bene che nel 90% dei casi le schede nulle sono evidentemente annullate volontariamente dall’elettore.
Questo dato colpisce le varie liste che si candidavano quali alternative alla maggioranza uscente. Nonostante l’offerta fosse persino più ampia rispetto alle precedenti elezioni, le tre liste non sono riuscite né a motivare le persone a votare, né a trascinare dalla sfera del voto nullo o bianco a quella del voto, magari di protesta.
Un fallimento molto serio che forse può essere spiegato proprio con la presenza di troppe liste, che offrendo la percezione di debolezza all’opinione pubblica, non vengono accreditate come concreti strumenti di cambiamento da molti cittadini.
Naturalmente speriamo che il dato sull’affluenza induca anche la maggioranza ad una seria riflessione. Non dovrebbero essere le sole minoranze ad attrarre alle urne gli elettori.
Le elezioni europee
I risultati delle europee si possono sintetizzare con un titolo che, visti i risultati nazionali, non farebbe neppure notizia: “Grande affermazione del PD”.
Certamente questo è vero, anche se l’aumento dell’astensione impedisce di individuare nei 2.279 voti ottenuti a San Vincenzo di parlare di record. Meglio fece la lista “Uniti nell’Ulivo” nel 2004 con 2.301 voti.
La somma di astensionismo e voti non validi, storicamente compresa tra 1014 e 1375 per le europee, arriva a 1677 con un incremento rispetto al 2009, del 32,57%.
I voti al PD di Renzi sono, in cifra assoluta, 22 in meno di quello ottenuti da “Uniti nell’Ulivo” nel 2004 ma sono 250 in più di quelli ottenuti dal PD nel 2009. La differenza risulta ancor più marcata se si compara il risultato con le elezioni politiche, operazione che si rende indispensabile per esaminare la variazione del M5S.
Nel 1994 il dato è relativo al solo PDS (ammesso che si possa operare una simile comparazione).
Nel 1999 il dato è relativo a DS + I democratici + Popolari.
Anche nel confronto con le elezioni politiche di un anno fa, il primo dato da sottolineare è il calo dell’affluenza. I voti validi alle politiche erano 4.541, alle europee soltanto 4.047. In un solo anno 500 cittadini in più a San Vincenzo hanno deciso di non andare a votare o di non esprimere un voto valido. Questo nonostante la concomitanza con le elezioni amministrative, da sempre di grande richiamo.
Volendo azzardare una comparazione relativa al numero di voti, si evidenziano l’esplosione del PD, i guadagni della destra e il crollo della sinistra, del centro e del centrodestra.
In termini percentuali il raffronto non è molto significativo, gioverà maggiormente evidenziare lo scostamento a partire dai voti delle politiche di ciascuna forza (o aggregato di forze).
L’effetto Renzi ha permesso di guadagnare quasi il 17% — sui voti validi – al PD in un anno. Gli altri incrementi si rgistrano a destra mentre il centro scompare e la lista Tsipras perde un terzo dei voti della somma tra Lista Ingroia e di SEL.
Se compariamo i dati delle politiche e quelli delle europee partendo non dalle schede valide ma dagli aventi diritto notiamo che il PD ottiene il voto dall’8,45% in più degli aventi diritto mentre il M5S perde la fiducia del 6,32% del corpo elettorale.
Astenuti più schede bianche e nulle rappresentano un partito che, in un solo anno cresce dell’ 8,75%, persino più del PD che guadagna l’8,45% degli aventi diritto.
Il Partito Democratico
Anche nei comuni limitrofi pochi sono i candidati sindaci del PD che hanno eguagliato il risultato del PD di Renzi alle europee. Certo a San Vincenzo la distanza tra la coalizione di centrosinistra “San Vincenzo c’è” e il PD delle europee, è davvero notevole. Ciò è tanto più vero se si pensa ai precedenti storici.
Il saldo tra le elezioni comunali e la somma dei partiti di centrosinistra alle europee ha sempre premiato il Sindaco. Questo nonostante sia sempre stata presente una lista (Alternativa prima, il Forum poi) che attingeva prevalentemente da un bacino elettorale di sinistra, fenomeno reso possibile dall’ammanco di voti che i candidati sindaci del centrodestra hanno sempre dovuto registrare rispetto ai voti del centrodestra alle europee.
Abbastanza semplici le conclusioni: da destra molti voti premiavano il centrosinistra, perché si sapeva che avrebbe vinto e il sindaco faceva il pieno dei voti del centrosinistra nazionale. Rimaneva un piccolo flusso sia da destra che dal centrosinistra che alimentava, assieme alla cosiddetta sinistra radicale, Alternativa e Forum. Questo schema è stato sconvolto.
Merito di Renzi, demerito di Bandini, merito delle opposizioni o che altro?
Certamente l’exploit di Renzi ha reso complicato per qualsiasi candidato sindaco fare meglio del leader nazionale. Altrettanto certo è che Bandini non sia né renziano né un politico di nuovo corso.
Queste attenuanti tuttavia non possono bastare. Infatti dal 1995 un candidato sindaco della maggioranza uscente non era mai finito sotto il 55% e dal 1999 mai si era fermato sotto il 60%. Scivolare sotto il 50% significa aver peggiorato certamente il dato del PD a livello nazionale, ma anche la tendenza storica consolidata delle amministrative a San Vincenzo.
Bandini aveva dimostrato grandissima forza alle primarie ma aveva evidenziato il suo carattere divisivo del PD. Se è vero che gli oltre 900 voti che permisero di prevalere a Bandini erano un patrimonio enorme – soprattutto se si considera che stiamo parlando di primarie – è altrettanto vero che toni e argomenti della campagna delle primarie, lasciavano presupporre che il PD non si sarebbe riunito sotto i vessilli di Bandini molto facilmente.
Il fatto che il numero di voti per Bandini alle elezioni amministrative sia inferiore al numero dei voti dei tre avversari alle primarie indica che, in effetti, il partito non si è ricompattato. I cittadini che si recarono alle urne alle primarie furono 2114, 113 in più dei voti conquistati dal neosindaco, 2046 i voti validi espressi allora (930 Bandini, 709 Cionini e 407 Cecchini).
Se la componente “cioniniana” è rientrate di buon grado e ha espresso alcune candidature di riferimento nella lista, non v’è traccia della componente che faceva capo a Elisa Cecchini. Ma i voti persi da Bandini – Assessore della Giunta Biagi – rispetto al suo predecessore sono ben 831, i voti di Cecchini alle primarie erano la metà.
Il giudizio della cittadinanza sulle due amministrazioni Biagi è negativo. A giudicare dai numeri, molto negativo.
Si conferma perfettamente dunque l’analisi secondo la quale la cittadinanza era stanca e aveva un gran bisogno di cambiare. Sui demeriti di Bandini ci siamo dunque espressi, a questi tuttavia non corrispondono meriti delle opposizioni.
L’assurdo della campagna elettorale appena conclusasi era che la maggioranza, netta maggioranza, dell’elettorato era deluso dalle Amministrazioni Biagi, non riponeva fiducia in Bandini, avrebbe voluto cambiare, ma sapeva che avrebbe vinto un’altra volta Bandini.
Grazie a questa consapevolezza diffusa, visto che una percentuale dell’elettorato non vota chi più lo convince ma chi ha più possibilità di vincere, Bandini è stato avvantaggiato proprio dalle opposizioni che erano abbastanza numerose in liste da non essere accreditate di sostanziali opportunità di vittoria.
Bandini quindi ha evitato il più possibile iniziative all’aperto, assemblee partecipate o simili. Ha incontrato le associazioni e ha parlato con loro. E ha vinto.
Ha vinto anche personalmente. Era infatti il candidato meno adatto stante la retorica sul nuovo, sulla rottamazione e sui politici. Eppure ha saputo superare prima, alle primarie, due candidati sulla carta più spendibili di lui, poi ha saputo costruire una lista pressoché completamente composta da neofiti, infine ha sfruttato la presenza di molte liste di opposizione mantenendo un profilo basso lasciando agli altri competitors la possibilità di sbranarsi finché avevano energie in corpo.
La lista ha dato un sostegno decisivo alla vittoria di “San Vincenzo c’è” sebbene i candidati consiglieri siano ben lontani dall’aver raggiunto il numero di preferenze delle liste Biagi (se si considera la doppia preferenza).
Roventini con 237 preferenze ottiene un risultato buono a metà. Dal Segretario, soprattutto con due preferenze da scrivere sulla scheda, ci si attende ben altra prova. Certo meglio di come andò a Bandini nel 2004 quando finì terzo nelle preferenze dietro Cecchini e Pini. Se si pensa che nel 2009 Giommetti aveva ottenuto molte più preferenze, si ha l’immagine di un partito che fatica a ritrovare la forza e la coesione del proprio apparato.
Oltre alla doppia preferenza, ricordiamo che i nomi in lista erano 16 fino al 2009 contro i 12 di oggigiorno. Presumibilmente, i primi degli eletti avrebbero dovuto avere cifre individuali ben più alte, invece… Anche Russo, l’unico altro “politico” della lista, non ottiene una investitura troppo netta: 91 preferenze, ultimo degli eletti, sotto di 30 rispetto a cinque anni fa.
Comunque il numero di preferenze è vicino alle 1.300 unità, oltre il 64% rispetto ai voti di lista. Viene da dire che, sia merito dell’apparato, sia merito dei volti nuovi trovati per rendere più fresca la proposta politica, sia merito della mentalità maggioritaria ormai dominante che porta a scegliere il possibile vincente e non il pensiero politico più simile all’elettore, sia merito di tre liste d’opposizione, il radicamento, a San Vincenzo, c’è. Ci sono anche robusti segnali di crisi.
SìAmo San Vincenzo
La vera incognita di questa tornata elettorale erano le altre due liste di alternativa: SìAmo San Vincenzo e Assemblea Sanvincenzina.
L’analisi è complessa perché, al di là delle pretese, non si possono azzardare paragoni con le liste europee. Certo è che i programmi e le idee di Luca Cosimi ammiccavano a destra. Alcuni argomenti erano palesemente mutuati da un’area di destra come le misure per l’incremento demografico con San Vincenzo 8.000 o gli incentivi fiscali per chi assume sanvincenzini (qui si citano le proposte senza analizzarne l’eventuale verosimiglianza e/o fattibilità delle stesse).
Anche nei toni Cosimi ha cercato di presentarsi come un Berlusconi di paese. Metafore calcistiche, scivoloni e toni molto, molto alti (comunisti di merda, venditore di scarpe ecc …).
Il risultato storicamente consolidato per la lista civica che veniva percepita come “centrodestra” era tra gli 800 voti di Nannelli e i 1486 di Foti. L’ultimo riferimento sono i 1211 voti ottenuti dal Lera. Con 507 voti Cosimi resta ben al di sotto di tali soglie.
Nelle ultime settimane di campagna elettorale, SìAmo San Vincenzo ha provato ad ammiccare anche a sinistra presentando due candidature a consigliere di evidente estrazione progressista. Questo schema era già stato tentato da Lera, con maggiore successo (circa due volte e mezzo i voti).
Ammesso e non concesso che la percezione dell’elettorato sia corrisposta all’intenzione dei coordinatori della lista, il paragone tra i voti dei partiti di centrodesta alle europee– in crisi di voti – con i risultati di SìAmo San Vincenzo, indica uno scostamento di 258 voti.
Solitamente il soggetto beneficiario di molti voti di destra alle politiche era la lista del PD. Stavolta alcuni voti di FI e Lega hanno probabilmente scelto AS. Ad ogni modo, la differenza tra somma di voti espressi alle europee ai partiti di centro destra e quelli ottenuti da candidati sindaci percepiti come orientati politicamente a destra ha toccato l’apice nel 2004 quando Nannelli ottenne 609 voti in meno dello schieramento corrispondente. Foti aveva ottenuto 308 voti in meno nel 1995 e 278 voti in meno nel 1999. Lera, si era fermato 484 voti prima della somma dei partiti di centrodestra, mentre a Cosimi ne mancano 258.
Ovviamente la questione si fa più complicata considerando la percentuale di elettori che non si sono riconosciuti nei vari esperimenti amministrativi. Infatti la crisi alle europee di Forza Italia ha reso molto meno ampio il bacino di voti di centrodestra e se i 278 voti che mancavano a Foti nel 1999 rappresentavano appena il 19,18% di quell’elettorato, oggi i 258 voti che mancano a Cosimi per raggiungere la somma di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord alle europee, rappresentano oltre un terzo (33,73%) della forza elettorale dei tre partiti.
Ricordiamo tuttavia che il centrodestra non ha appoggiato la lista di Cosimi. Pertanto, il giovane laureato alla Bocconi, può rivendicare un risultato personale di un certo rilievo. A maggior ragione se si considerano i voti di preferenza, in totale 183. Considerando la doppia preferenza i sanvincenzini hanno espresso un certo gradimento alla figura del candidato sindaco (se tutte le schede di SSV avessero riportato due preferenze il totale sarebbe stato di 1.014). Il Coordinatore e uomo forte Mannucci, arriva quarto con soli 26 e nessuna preferenza in ben tre sezioni (4,5 e 6). Anche Lazzerini, nonostante le 38 preferenze (la più votata nella lista di SSV) non ottiene preferenze a San Carlo e ne ottiene solo una nella sezione 6.
Inoltre la distribuzione del voto di lista all’interno delle diverse sezioni è piuttosto costante: si va da un 9,8% della sezione 6 al 15,71% della sezione 8.
Assemblea sanvincenzina
Veniamo alla maggiore forza di opposizione, Assemblea sanvincenzina.
Non è ammissibile la comparazione del suo con quello del Forum o con quello di San Vincenzo per tutti, esattamente come è un’approssimazione priva di efficacia il tentativo di mettere in relazione elettorato che si è sentito rappresentato dal centrodestra alle europee da un lato e SìAmo San Vincenzo dall’altro.
Il risultato più “pesante” in termini percentuali ottenuto da una lista diversa da quella sostenuta dal PDS – DS – PD a San Vincenzo si registra nel 1995 quando Foti ottiene un 28,54% con “Progetto duemila”.
AS ottiene il 28,71% e può essere tanto più soddisfatta di questo risultato se si considera che mai erano state presentate tre liste alternative alla maggioranza uscente.
Tuttavia, come accennato nell’analisi dell’affluenza, AS non è riuscita a muovere gli indecisi, i delusi. A conti fatti non sarebbero comunque stati sufficienti ad ottenere una vittoria ma minore affluenza e maggior numero di voti non validi, significano che l’offerta politica non è stata in grado di motivare i molti insoddisfatti e il dato è uno smacco soprattutto per questo soggetto politico.
La polemica politica scatenata da SìAmo San Vincenzo non poteva infatti essere finalizzata ad un progetto di governo così come l’assenza del M5S. AS aveva creato aspettative forti in una larga parte dell’elettorato ma non è riuscita a mobilitarne un’altra, più nascosta.
I segnali incoraggianti per AS non mancano. Il primo arriva dalla distanza che separa Bandini e Riccucci. Il risultato parla infatti chiaro: negli ultimi vent’anni, nessun s’era avvicinato di più a chi è risultato Sindaco.
Non è un segreto che la lista civica puntasse molto sul turismo – commercio e tutela della spiaggia. Altrettanto noto è il fatto che buona parte dei candidati e degli attivi abitano o lavorano in centro.
Le sezioni elettorali del centro e di Via della Principessa, la prima e la seconda, sono quelle in cui AS non solo ha raccolto maggiori consensi, è persino stata in grado di sfidare San Vincenzo c’è nonostante la presenza delle altre due liste di alternativa.
AS supera il 30% anche nella sezione 3 ma, allontanandoci dal mare, i risultati calano in modo sensibile. Coloro che non vivono di turismo sembrano essere stati meno coinvolti degli altri dagli argomenti della lista civica che pare aver entusiasmato pienamente i quartieri che più sono abituati a ragionare in termini turistici. Ecco i risultati per sezione. Le prime 4 sezioni sono sopra la media della lista, San Carlo, le vie tra Castelluccio e via Piave, i nuovi quartieri ad est della superstrada e le campagne a sud del paese, sono al di sotto della media.
Il risultato eclatante è però la differenza di soli 6 voti (189 contro 183) nella sezione n°1 dove AS ha rischiato il sorpasso. Anche analizzando il divario tra San Vincenzo c’è e AS, si nota facilmente come, mentre nei quartieri rivieraschi la battaglia è stata accesa, in quelli lontani dal mare la distanza tra le due liste appare incolmabile toccando i 36 punti percentuali nella sezione n° 7.
Dall’analisi del radicamento nelle diverse zone e degli elementi programmatici o comunicativi, è possibile che AS possa colmare il gap che la separa dalla lista di maggioranza.
Il numero di preferenze è significativo (il 40% circa sui voti di lista) e, ad eccezione dei primi tre risultati, la forbice di voti ottenuti da ciascun candidato è compresa tra 17 e 43.
Raramente in liste che non vincono le elezioni il candidato consigliere meno votato ottiene ben 17 preferenze. Questo dato, unito alla costante distribuzione delle preferenze tra le sezioni indica un forte impegno di ciascun candidato nel fidelizzare i voti delle proprie conoscenze. Discorso diverso per Massimo Cionini che, raggiungendo quota 119, ottiene un risultato davvero impressionante a livello personale. Pare esservi una stima sulla persona diffusa in modo omogeneo nel paese. Se erano infatti prevedibili molte preferenze all’animatore della battaglia sul Bayahibe lungo la costa, meno scontata era l’affermazione altrove.
Movimento 5 Stelle
L’unica comparazione semplice nel campo delle minoranze è quella del M5S. Non era un segreto che gran parte dei cittadini elettori e simpatizzanti del M5S avesse scelto di appoggiare, anche attivamente, AS. I presupposti sui quali è nata la candidatura Saviozzi pertanto, non potevano essere quelli – comunque insufficienti a sfidare seriamente Bandini o qualsiasi altro candidato sostenuto dal PD – del febbraio 2013.
Alle elezioni politiche si contavano ben 1.100 voti alla Camera dei deputati per il M5S contro 1.789 voti al PD. Già molti esperimenti condotti in tutta Italia, avevano ampiamente dimostrato come la presentazione di liste alle comunali, sebbene agganciate al simbolo nazionale e “certificate”, molto spesso non ottenevano i risultati sperati e si fermavano molto distanti dal risultato delle elezioni politiche.
Dunque se anche il Movimento avesse potuto contare sugli stessi voti del 2013 il successo alle amministrative sarebbe stato tutto da dimostrare. L’aggravante di aver perso gran parte degli attivi a favore di un’altra lista civica, non ha aiutato.
Prevedibilmente il M5S non si afferma e rimane fuori dal Consiglio Comunale di San Vincenzo avendo AS ottenuto oltre il triplo dei voti. Questo forse il vero dispiacere per i promotori della lista che avevano sempre sostenuto l’importanza di inserire un consigliere “certificato” anche nel nostro comune.
Al di là di qualsiasi considerazione aggiuntiva, colpisce il numero di preferenze espresse: un totale di appena 38. Ammettendo che tutti gli 11 candidati abbiano espresso la doppia preferenza, ne rimangono appena 16.
Significa appena 1 preferenza ogni 10 voti di lista, al netto dei candidati arriviamo addirittura a 1 preferenza ogni 50 voti di lista. Ciò fa propendere per un voto essenzialmente ottenuto a traino del risultato della lista alle elezioni europee.
Chiaro invece che il Movimento puntasse a Landi e Corbelli Valentina come possibili consiglieri comunali, viste le preferenze ottenute: Landi 16, Corbelli Valentina 14, Merlini 3, Corbelli Roberto e Sforzi Laura 2, Filaroni 1.
Conclusioni
I segnali di crisi della maggioranza e del sindaco sono graficamente rappresentabili e risultano ben leggibili ed evidenti.
Oltre a non ottenere il 50% dei voti validi, il nuovo Sindaco ottiene poco più di un terzo del corpo elettorale. Con una flessione decisa rispetto ai suoi predecessori.
Non solo sembrano lontanissimi i consensi ottenuti da Biagi nel 2004, ma rimangono ben lontani anche quelli ottenuti da Roventini nel 1995 e nel 1999.
Bandini deve accontentarsi delle percentuali di consenso nella cittadinanza che in Val di Cornia si sono tributate ai candidati del PD e delle loro coalizioni.
Solo Parodi convince una percentuale dei suoi concittadini in linea con i risultati di legittimazione delle precedenti tornate elettorali. I candidati del PD si fermano tutti tra il 31 e il 36,6%.
Merito del quadro politico esterno alla coalizione del PD se il risultato assolutamente simile di Lolini e di Soffritti e Bandini non hanno portato allo stesso esito.
Senza pretendere il 45% di Parodi che ha potuto sfruttare uno degli errori politici più incredibili della storia di questi territorio (voler annientare il senso d’appartenenza dei suveretani), è del tutto evidente che la sconfitta del PD in tutti i comuni della Val di Cornia era possibile.
A San Vincenzo e Campiglia però, la maggioranza uscente ha potuto contare su due fattori: l’ostinazione di alcune forze a voler presentare il proprio simbolo nonostante il sistema elettorale penalizzi la frammentazione nei comuni sotto i 15.000 abitanti, e la nascita di progetti personali del tutto estranei a logiche di dialogo con gli altri soggetti di minoranza. Talvolta la nascita e l’affermazione di questi soggetti sono stati – astutamente – sostenute dagli attuali Sindaci.
L’esigenza di partito e il personalismo hanno permesso che le cose rimanessero invariate a San Vincenzo e Campiglia. I cittadini l’hanno percepito e la differenza tra affluenza in questi due comuni rispetto a quella di Suvereto è del 10%.
Il messaggio è chiaro ed è quasi uno slogan: non vado a votare se non è possibile cambiare.