TRA I MOTIVI LE DIVERGENZE CON IL MANAGEMENT AZIENDALE

Aferpi: Zambon rassegna le dimissioni

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PIOMBINO 12 set­tem­bre 2015 - Era giun­to a Piom­bi­no quat­tro mesi fa pre­siedu­to da una buona fama che ave­va ali­men­ta­to le sper­anze anche in chi con­tin­u­a­va a guardare con pru­den­za e con appren­sione al futuro del­la siderur­gia. Il diret­tore gen­erale di Afer­pi, Adri­ano Zam­bon, a sor­pre­sa ha rasseg­na­to le pro­prie dimis­sioni. All’origine pare ci fos­sero diver­gen­ze con il man­age­ment dell’azienda alge­ri­na. Per la grande mag­gio­ran­za un vero ful­mine a ciel sereno se solo si pen­si che, appe­na tre giorni fa, il con­sigliere regionale Gian­ni Ansel­mi ave­va incon­tra­to sia Zam­bon e sia Farid Tid­jani, il brac­cio destro del tito­lare Issad Rebrab, e, al ter­mine, ave­va rilas­ci­a­to una dichiarazione nel­la quale, tra l’altro, affer­ma­va: “Ho reg­is­tra­to la volon­tà di far presto e bene, sia per quan­to riguar­da l’ormai immi­nente ordine del nuo­vo forno elet­tri­co, pre­vis­to per le prossime set­ti­mane e sia per il prog­et­to di sman­tel­la­men­to degli impianti e delle strut­ture dismesse”.
In effet­ti, già da qualche tem­po, i pochi addet­ti alle seg­rete cose indi­ca­vano con­trasti che, alla fine, sono giun­ti all’epilogo. Al momen­to si par­la (e soprat­tut­to si spera) di un pos­si­bile ten­ta­ti­vo del patron Rebrab per cer­care di ricom­porre la dia­tri­ba e per rimet­tere in sel­la Zam­bon. Oper­azione tutt’altro che facile.
Appare ovvio come l’eventuale, assai prob­a­bile, usci­ta di sce­na di Zam­bon non giovi alla pun­tuale real­iz­zazione dei pro­gram­mi di Afer­pi che già accusa ritar­di sul­la tabel­la di mar­cia. L’azienda si è subito pre­mu­ra­ta di ras­si­cu­rare sul­la fat­tibil­ità dei prog­et­ti da tem­po annun­ciati. Il Tir­reno ha rifer­i­to di una dichiarazione di Farid Tid­jani sec­on­do cui “nul­la cam­bierà nei tem­pi e nei modi final­iz­za­ti a dar cor­po ai prog­et­ti del grup­po algeri­no”.
Il Sole 24 ore, che per pri­mo ha rifer­i­to la notizia delle dimis­sioni di Zam­bon, ha già azzarda­to il nome di un even­tuale sos­ti­tu­to, ovvero il francese Pierre Varnier, un tec­ni­co tutt’altro che sconosci­u­to nel mon­do Luc­chi­ni. Ma, sec­on­do quan­to riferisce La Nazione, la can­di­datu­ra del man­ag­er parig­i­no non sarebbe la più attendibile, non essendo comunque usci­ti, al momen­to, altri nomi per una ipotet­i­ca suc­ces­sione.
Alla fase di stal­lo ai piani alti dell’azienda alge­ri­na fa invece segui­to un fiorire di pre­oc­cu­pate prese di posizione a liv­el­lo isti­tuzionale e sin­da­cale.
Il sin­da­co Mas­si­mo Giu­liani ha da subito vesti­to il pan­ni del pom­piere per ras­si­cu­rare e sdram­ma­tiz­zare in uno dei momen­ti più dif­fi­cili del­la vita eco­nom­i­ca piom­bi­nese. “Rispet­to alle dimis­sioni dell’ingegner Zam­bon, mi auguro – ha det­to il sin­da­co —  che ques­ta rap­p­re­sen­ti solo una momen­tanea prob­lem­at­i­ca di natu­ra diri­gen­ziale e ne aus­pi­co una pos­i­ti­va e veloce risoluzione. Desidero poi ras­si­cu­rare la cit­tad­i­nan­za sul man­ten­i­men­to di uno stret­to e con­tin­uo rap­por­to con la diri­gen­za e la pro­pri­età Afer­pi. Quel­lo che ci auguri­amo pri­ma di tut­to è che nul­la inter­ferisca con i pro­gram­mi che azien­da, isti­tuzioni e sin­da­cati han­no già con­corda­to. È nec­es­sario che nel più breve tem­po pos­si­bile si con­cretizzi l’enorme lavoro di prog­et­tazione che in prim­is l’azienda e poi le isti­tuzioni e tut­ti gli altri pro­tag­o­nisti han­no fat­to in questi mesi. Res­ti­amo a dis­po­sizione per con­tribuire alla risoluzione di tutte le ques­tioni sul cam­po ma al con­tem­po rib­a­di­amo che siamo, nel rispet­to dell’accordo di pro­gram­ma e dei pro­to­col­li che abbi­amo fir­ma­to, in una posizione di atten­ti vig­ili dell’intero proces­so di rein­dus­tri­al­iz­zazione”.
Infine Giu­liani ha volu­to rin­no­vare la piena fidu­cia del­la sua ammin­is­trazione nel prog­et­to e nei piani di Afer­pi.
Non pro­prio sul­la stes­sa lin­ea del sin­da­co si è dichiara­ta Rifon­dazione comu­nista che ha scrit­to: “Se i vari rap­p­re­sen­tan­ti delle isti­tuzioni (sin­da­co, con­sigliere regionale, pres­i­dente del­la Regione) sono ras­si­cu­rati e fiduciosi  da tut­ti questi “potrebbe” e “dovrebbe”, da questi “impeg­no” e “volon­tà” sull’andamento dei lavori,  noi siamo invece parec­chio pre­oc­cu­pati per­ché ci chiedi­amo: quali lavori? Ad oggi non c’è anco­ra un man­age­ment pre­pos­to a fare acciaio, non ci sono ordi­na­tivi sia di mate­ri­ale che di acquiren­ti, non c’è  la data dell’acquisto del forno elet­tri­co anche per­ché  non c’è  un piano che speci­fichi quale  tipo di acciaio vogliamo fare, non c’è nes­sun piano urban­is­ti­co per la real­iz­zazione dell’agroindustriale, non c’è  un piano di boni­fiche. Le uniche certezze sono la man­can­za di lavoro, la nega­ta inte­grazione ai Cds, la Cig, l’assenza di risposte su un even­tuale rien­tro di altri lavo­ra­tori”.
Ed anche il grup­po di mino­ran­za Un’altra Piom­bi­no non lesina critiche: “Dob­bi­amo ormai dire che i tem­pi sono saltati; quel­li a suo tem­po indi­cati, per con­dizioni ogget­tive (prog­et­ti, autor­iz­zazioni, appalti) subi­ran­no allunga­men­ti con un dan­no per i lavo­ra­tori, per le loro famiglie e per l’intera comu­nità del­la zona”.
Nel sin­da­ca­to prevale pre­oc­cu­pazione per una situ­azione che comunque non può con­dizionare i piani che sono sta­ti da tem­po annun­ciati. Addirit­tura il cosid­det­to “grup­po di mino­ran­za sin­da­cale” ha prodot­to una let­tera aper­ta alla cit­tad­i­nan­za ed alle isti­tuzioni (la potete leg­gere, insieme agli altri doc­u­men­ti, nel­la rubri­ca del­la let­tere del nos­tro sito) nel­la quale ven­gono indi­cati cinque pun­ti essen­ziali per alle­viare la pesante situ­azione in cui ven­gono a trovar­si le famiglie dei lavo­ra­tori in cas­sa inte­grazione, in sol­i­da­ri­età o addirit­tura in assen­za di effi­ci­en­ti tutele come quel­li delle ditte dell’indotto e per agire rispet­tan­do i tem­pi per le boni­fiche e per le real­iz­zazioni in siderur­gia e nel polo agro ali­menta­re.

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