Alberta Ticciati, nuovo sindaco o leader di partito?

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Nicola Bertini

CAMPIGLIA MARITTIMA 2 giug­no 2019 — Sap­pi­amo bene, legge elet­torale alla mano, che l’importante per avere una mag­gio­ran­za bul­gara, è pren­dere un voto in più. Chi ha vin­to ne è tan­to con­sapev­ole che attac­ca sem­pre e solo il Grup­po 2019 vis­to che la fram­men­tazione prodot­ta dal­l’al­tra lista ha spi­ana­to la stra­da al pri­mo gov­er­no di mino­ran­za del­la sto­ria campigliese. Alber­ta Tic­ciati si fer­ma al 44,3% e sarà bene ricor­dare che tra il 30% di astenu­ti, le schede bianche e nulle, dalle urne esce un sin­da­co che ha ottenu­to il con­sen­so del 29% degli aven­ti dirit­to al voto.
C’è poi un chiaro scol­la­men­to tra Campiglia e Ven­tu­ri­na. Nelle due sezioni di Campiglia preval­go­no i voti del Grup­po 2019 che però ha per­so in modo incon­tro­vert­ibile a Ven­tu­ri­na e Cafag­gio. Tut­tavia il Comune è per la pri­ma vol­ta divi­so anche nel­la geografia polit­i­ca. Ciò nonos­tante Campiglia Comune ottiene 11 con­siglieri, 3 Grup­po 2019, 2 Mar­coni Sin­da­co.
Se la polit­i­ca guar­da solo ai numeri dan­neg­gia la comu­nità, per­ché ai seg­gi non c’erano né numeri, né auto­mi, né cro­ci. C’erano i cit­ta­di­ni di Campiglia Marit­ti­ma, le loro sper­anze, le loro pau­re, le loro dis­il­lu­sioni, ordi­nata­mente in fila ad aspettare il pro­prio turno.
Se la polit­i­ca ha un sen­so e serve a qual­cosa, non si può igno­rare che il prin­ci­pio demo­c­ra­ti­co di rap­p­re­sen­tan­za impone oggi a chi gov­er­na, nonos­tante sia mino­ran­za, ben altro ascolto dei rap­p­re­sen­tan­ti delle oppo­sizioni rispet­to al pas­sato.  Solo così si trib­u­ta il mas­si­mo rispet­to a tut­ti col­oro che sono andati a votare e non si perde il sig­ni­fi­ca­to del­la democrazia, paro­la tan­to abusa­ta per colpire l’avversario, quan­to obli­a­ta nel­l’ori­entare la pro­pria con­dot­ta di gov­er­no.
Vedremo quali saran­no i pri­mi atti del­la nuo­va ammin­is­trazione. Purtrop­po le prime dichiarazioni del­la nuo­va sin­da­ca per tono e con­tenu­to sono più adat­te ad un can­dida­to o ad una leader di par­ti­to piut­tosto che ad una figu­ra isti­tuzionale che dovrebbe garan­tire tut­ti e rap­p­re­sentare l’intero cor­po elet­torale.
Non è obbli­ga­to­rio abban­donar­si al retori­co “sarò la sin­da­ca di tut­ti”, sebbene un sin­da­co elet­to con il 44% farebbe bene a dichiarar­lo, ma attac­care la mino­ran­za come pri­ma urgen­za del nuo­vo sin­da­co non è solo una cadu­ta di stile ma un sin­to­mo molto pre­oc­cu­pante di un’assenza di dis­tinzione tra isti­tuzioni e par­ti­to che questo ter­ri­to­rio farebbe bene a super­are.
Attac­care poi uno dei due can­di­dati sin­daci al bal­lot­tag­gio nel Comune di Piom­bi­no non solo è politi­ca­mente malde­stro ma isti­tuzional­mente molto scor­ret­to.
Prin­ci­pio sì gio­li­vo ben con­duce …

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