Anche la Coop non viaggia in buone acque
PIOMBINO 15 dicembre 2013 — È la stessa UNICOOP Tirreno che lo dichiara: « ….L’esercizio 2012 del Gruppo si è chiuso con una perdita consolidata di 16 milioni e 448 mila euro (a fronte degli 11 milioni e 562 mila euro del precedente esercizio) ed un patrimonio netto consolidato di 241 milioni e 360 mila euro. Anche nel 2012 sono stati soprattutto gli Ipermercati, in particolare quelli della regione Campania, a soffrire le maggiori difficoltà evidenziando significative perdite gestionali..».
È vero che «.…a livello di gruppo…si può evidenziare che, sebbene la perdita 2012 risulti più elevata di quella dell’anno precedente, il risultato ordinario, ovvero la somma dei risultati delle gestioni operative (commerciali ed immobiliari da un lato, e finanziarie dall’altro) è positivo per 7,5 milioni, mentre risultò negativo per 4,9 milioni nel 2011…» (per leggere clicca qui) rimane però il fatto che in una fase di crisi UNICOOP Tirreno si trova.
«…Anche nel 2012 — è ancora l’UNICOOP a parlare, sono stati soprattutto gli Ipermercati, in particolare quelli della regione Campania, a soffrire le maggiori difficoltà evidenziando significative perdite gestionali.….Sul risultato economico 2012 hanno influito molto negativamente le rettifiche del valore di bilancio di alcune partecipazioni della Cooperativa. In primo luogo, la controllata Ipercoop Tirreno S.p.A. ha visto interamente confermato il disequilibrio economico presente da anni. Alle perdite di Ipercoop Tirreno si sono aggiunti in questo bilancio gli effetti contabili e finanziari delle difficoltà della Dico S.p.A., società di cui Unicoop Tirreno possedeva il 16% circa del capitale sociale. La criticità della situazione ha spinto Unicoop Tirreno e le altre cooperative del sistema proprietarie di DICO S.p.A. a cedere a terzi la società. La chiusura dell’operazione ha determinato l’obbligo di svalutare in questo bilancio la partecipazione della Cooperativa, poiché il prezzo di vendita delle azioni, fissato all’incirca al valore della corrispondente frazione di patrimonio netto della Dico S.p.A. al 31 dicembre precedente, è risultato inferiore di circa 14 milioni di euro al valore di carico di Unicoop. In conclusione le due partecipate Ipercoop Tirreno e Dico hanno comportato nel bilancio della Cooperativa svalutazioni per 14 milioni di euro ciascuna, con oneri complessivi su partecipazioni per 28 milioni di euro circa…».
Del resto anche le vendite non sono andate bene. Hanno avuto infatti un calo di circa l’1,9% sul 2011 anche se la diminuizione dei ricavi complessivi, superiore a venti milioni, è stato compensato da un analogo calo dei costi di gestione, lasciando quindi la differenza tra valori e costi della produzione sostanzialmente a livello dello scorso esercizio.
Altre crisi si sono avute precedentemente nel corso delle vicende che hanno portato alla nascita dell’ UNICOOOP Tirreno. Peraltro sono sempre state risolte con scelte, discusse e radicali allo stesso tempo, tese ad adeguare l’offerta e l’organizzazione alle esigenze del mercato.
Vediamo un po’ di storia di questa cooperativa che fa parte sicuramente dell’identità del territorio.
Il 26 febbraio 1945 a Piombino nacque la cooperativa La Proletaria. La città, dopo la liberazione, era ancora un cumulo di macerie e le acciaierie avevano da poco ricominciato a funzionare: proprio nello spaccio dell’ILVA la Proletaria ebbe il suo primo spaccio. Tra il 1945 e il 1950 La Proletaria assorbì alcune cooperative che erano sorte nel territorio comunale dopo la liberazione e iniziò a tessere dei legami con l’altra grande realtà siderurgica (la Magona) e con fornitori e aziende del territorio. Gli anni ’50 sono stati chiamati “Anni eroici”: La Proletaria si trovò infatti a resistere all’offensiva contro il movimento cooperativo e agli attacchi della dirigenza dell’ILVA che la “sfrattarono” dai propri locali; in questi stessi anni però la cooperativa modificò il proprio statuto per estendere la propria attività anche ai comuni vicini: la Proletaria iniziò quindi ad espandersi al di fuori della città di Piombino. Gli anni ’60 furono gli anni del “boom” economico e per la Proletaria si aprì una nuova sfida: erano infatti comparsi anche in Italia i primi supermercati e la cooperativa piombinese cominciò a ristrutturare la propria rete di vendita, chiudendo i piccoli spacci e aprendo moderni self service o superette; contemporaneamente la Proletaria continuò ad espandersi nel territorio della maremma, soprattutto nella provincia di Grosseto. Nel 1969 fu inaugurato il supermercato di via Gori a Piombino, il primo della cooperativa. Nel 1971 ci fu la fusione della Proletaria con la Fratellanza di Rosignano Solvay, una cooperativa che aveva assorbito diverse realtà nella provincia di Livorno: questo tuttavia generò una crisi che si unì alle enormi perdite derivate dai danni della distruzione del supermercato di via Gori causata da un incendio e dai problemi che incontrò nell’apertura del primo supermercato a Roma, quello di Largo Agosta. Tuttavia i problemi furono superati e si arrivò nel 1977 all’apertura del negozio La Rosa, a Livorno, la struttura più grande e remunerativa della cooperativa. Negli anni ’80 la cooperativa conobbe un periodo di grande ricchezza che si rispecchiò in bilanci molto floridi; contemporaneamente continuò ad espandersi e a stabilizzare le proprie conquiste nel Lazio. Nel 1991 la Proletaria cambiò il proprio nome in Toscana Lazio e approvò un nuovo statuto sociale dove si istituzionalizzarono le sezioni soci. In questo decennio la cooperativa si espanse anche in Campania con l’apertura nel 1998 dell’ipermercato di Afragola. Le ultime fusioni importanti sono state quelle di Coop Tevere nel 2003 e con Coop Unione Ribolla nel 2005, che portarono ad un nuovo cambiamento del nome, l’odierno Unicoop Tirreno.