Dopo anni di ingiurie e fallimenti riparte l’arroganza

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PIOMBINO 11  set­tem­bre 2017 — Le inadem­pien­ze di Rebrab sono clam­orose, ma altret­tan­to clam­orose sono le respon­s­abil­ità di chi ha sot­to­scrit­to e dife­so per anni un piano indus­tri­ale pri­vo dei  fon­da­men­tali pre­sup­posti per essere cred­i­bile.
Non era cred­i­bile Rebrab che lo ha pro­pos­to per­ché pri­vo di  espe­rien­za in un set­tore com­p­lesso come quel­lo siderur­gi­co, dom­i­na­to da gran­di grup­pi multi­nazion­ali o da pro­dut­tori in gra­do di fornire prodot­ti e servizi di alta qual­ità. Req­ui­si­ti che Rebrab non ave­va. Sono state date per cred­i­bili garanzie finanziarie per gli inves­ti­men­ti anche quan­do in molti doc­u­men­ta­vano le dif­fi­coltà di Rebrab ad esportare cap­i­tali dall’Algeria. Più che anal­iz­zare la fon­datez­za del piano indus­tri­ale (che per­al­tro non è mai sta­to pre­sen­ta­to com­pi­u­ta­mente) si è prefer­i­to accusare il sis­tema ban­car­io ital­iano di non sostenere l’imprenditore che si pro­pone­va di rilan­cia­re la siderur­gia a Piom­bi­no. Evi­den­te­mente a cer­ti politi­ci non sono bas­ta­ti i dis­as­tri derivati dal­la com­mistione tra sis­tema ban­car­io e potere politi­co che ha gen­er­a­to crisi e fal­li­men­ti di tan­ti isti­tu­ti di cred­i­to pagati poi dai risparmi­a­tori e dai con­tribuen­ti.
Han­no fir­ma­to accor­di di pro­gram­ma pre­sen­tati sem­pre come salv­i­fi­ci e chi­unque si è azzarda­to ad esprimere giudizi crit­i­ci, o sem­plice­mente dub­bi, è sta­to accusato di dis­fat­tismo, di pop­ulis­mo, di “gufis­mo”. Anche gli impren­di­tori siderur­gi­ci ital­iani che han­no osato criti­care le val­u­tazioni del gov­er­no sul caso Piom­bi­no sono sta­ti redar­gui­ti e accusati di difend­ere inter­es­si pro­pri.
Chi ha agi­to con tan­ta spavalde­ria e pre­poten­za, asso­ci­a­ta purtrop­po anche all’incompetenza, dovrebbe avere l’umiltà di ammet­tere qualche errore e chiedere scusa per le ingiurie ver­so col­oro che ave­vano osato esprimere opin­ioni diverse dalle loro. E invece per­du­ra­no. Ora è la sot­toseg­re­taria all’ambiente Sil­via Velo (che con molti altri si è spe­sa per difend­ere il piano Afer­pi) che redar­guisce il pres­i­dente di Fed­er­ac­ciai Gozzi, reo di aver det­to cose sem­pli­cis­sime e, almeno per noi che le soste­ni­amo da tem­po, con­di­vis­i­bili. Ha det­to che il fal­li­men­to del piano Afer­pi era preved­i­bile e, dal momen­to che non ha rispet­ta­to nes­suno degli impeg­ni con­trat­tuali, deve ora essere rescis­so il con­trat­to di ven­di­ta nel­la sua interez­za per ripar­tire da zero con una gara pub­bli­ca traspar­ente alla quale chi­unque potrà parte­ci­pare.  La sot­toseg­re­taria ha rispos­to a Gozzi che non si deve pre­oc­cu­pare per­ché il gov­er­no segue con atten­zione la vicen­da di Piom­bi­no e rispet­ta le regole del gio­co.  Come il gov­er­no segue Piom­bi­no, in buona com­pag­nia di Regione e Comune, è doc­u­men­ta­to dai fat­ti: ha dato per buono un piano indus­tri­ale inesistente e incon­sis­tente, in 17 anni non è sta­to capace di bonifi­care nep­pure un metro quadra­to degli oltre 900 ettari di ter­reni inquinati del SIN, dal 2004 non è sta­to aggiun­to nep­pure un metro lin­eare alla SS 398 e il por­to, che dove­va essere pron­to nel 2013 per sman­tel­lare la Con­cor­dia, è anco­ra da ulti­mare e anco­ra inac­ces­si­bile.  Ci vor­rebbe umiltà, e invece si riparte con l’arroganza.

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