Bene l’Unione dei Comuni ma subito cosa si fa?

· Inserito in Teoria e pratica
Paolo Benesperi

PIOMBINO 15 novem­bre 2014 — Il Par­ti­to demo­c­ra­ti­co del­la Val di Cor­nia (stra­no e pre­oc­cu­pante che non ci fos­sero le analoghe strut­ture di par­ti­to del­la Val di Ceci­na ed i par­ti­ti che almeno in Val di Cor­nia gov­er­nano i Comu­ni insieme al Par­ti­to demo­c­ra­ti­co) ha ripro­pos­to la sua volon­tà di fare politiche coor­di­nate a liv­el­lo sovra­co­mu­nale e di impeg­nare in ques­ta direzione tut­ti i Comu­ni pre­sen­tan­do uffi­cial­mente il doc­u­men­to sulle politiche isti­tuzion­ali recen­te­mente approva­to, quel­lo che sarà tradot­to in ordi­ni del giorno da sot­to­porre all’ap­provazione dei Con­sigli Comu­nali. Ne abbi­amo già trat­ta­to in un prece­dente arti­co­lo (https://www.stileliberonews.org/svolta-nelle-politiche-istituzionali/), e ci sem­bra che la nos­tra inter­pre­tazione ne esca con­fer­ma­ta, ma sicu­ra­mente qualche frase pro­nun­ci­a­ta nel­la con­feren­za stam­pa chiarisce un po’ le cose. Non par­liamo tan­to del­la val­u­tazione se le attuali posizioni politiche cos­ti­tu­is­cono un’in­ver­sione di ten­den­za rispet­to al pas­sato: è così evi­dente che ieri si è con­tem­po­ranea­mente sman­tel­la­to ogni coor­di­na­men­to sovra­co­mu­nale in Val di Cor­nia e rot­to i rap­por­ti tra Comu­ni inseguen­do un improb­a­bile dis­eg­no uni­tario con la provin­cia di Gros­se­to men­tre oggi invece si dà pri­or­ità ad altro che non è nem­meno nec­es­sario dis­cuterne. Par­liamo del dis­eg­no com­p­lessi­vo che sostanzial­mente dice: “fac­ciamo subito l’U­nione dei Comu­ni del­la Val di Cor­nia, chiedi­amo subito alla Regione di mod­i­fi­care una sua legge per unifi­care in un un’u­ni­co ambito di ges­tione dei servizi anche la Val di Ceci­na, per­me­t­ti­amo ai Comu­ni di Suvere­to e Sas­set­ta obbli­gati a far­lo subito di andare a ges­tioni uni­tarie dei servizi con i Comu­ni del­la Val di Cor­nia, allarghi­amo l’ Unione di Comu­ni ai Comu­ni del­la Val di Ceci­na una vol­ta mod­i­fi­ca­ta la legge regionale”.
Ma è davvero acquisi­ta la com­pren­sione del­l’u­til­ità del­la sovra­co­mu­nal­ità? E poi un’al­tra doman­da: «Men­tre viene costru­i­ta l’U­nione dei Comu­ni con i tem­pi e le pro­ce­dure che com­por­ta cosa fan­no i Comu­ni? Riman­gono fer­mi e chiusi nei loro con­fi­ni?»
Sic­come un”idea è ver­i­fi­ca­ta pos­i­ti­va­mente se non è fal­si­fi­ca­ta dal­la sua real­iz­zazione e se c’è coeren­za tra idea e azione poni­amo alcu­ni prob­le­mi imme­diati dal­la soluzione dei quali si capirà se soltan­to di un’ idea si trat­ta o di qual­cosa di più. Ci ren­di­amo con­to che chi deve gov­ernare questo ter­ri­to­rio ha la neces­sità, pri­ma di tut­to, di sgom­brar­lo dalle tante mac­erie che gli ulti­mi dieci anni vi sono state deposi­tate ma chi vuole “col­lo­car­si den­tro pro­ces­si inno­v­a­tivi” (a propos­i­to di mac­erie c’è anche l’abu­so del­la retor­i­ca da elim­inare) non può non fare i con­ti con tut­ti gli aspet­ti del­la ques­tione.
Un pri­mo prob­le­ma riguar­da le conoscen­ze del ter­ri­to­rio. L’area di crisi indus­tri­ale com­p­lessa ed il futuro molto prob­lem­ati­co che si prospet­ta richiede una capac­ità di ideazione dei Comu­ni che non può che basar­si su un servizio den­tro i Comu­ni capace di met­tere in fila almeno i dati strut­turali di base (la demografia, i cam­bi­a­men­ti sociali, le strut­ture pro­dut­tive, i dati ambi­en­tali e così via). Non c’è bisog­no di affi­da­men­ti esterni e tut­to ciò che è sta­to prodot­to, com­pre­so l’ul­ti­mo stu­dio del San­t’An­na, serve a poco. È ques­ta una fun­zione che per definizione non può che essere dell’ Unione dei Comu­ni ma si può anche antic­i­pare e sen­za costi aggiun­tivi.
Un sec­on­do prob­le­ma riguar­da l’as­set­to del ter­ri­to­rio e degli stru­men­ti rel­a­tivi. In una situ­azione pro­fon­da­mente cam­bi­a­ta è chiaro che piani strut­turali e rego­la­men­ti urban­is­ti­ci deb­bono essere com­ple­ta­mente rielab­o­rati. È mate­ria squisi­ta­mente sovra­co­mu­nale e dunque com­pi­to del­la Unione dei Comu­ni. Ma è gius­to aspettare che ques­ta sia com­ple­ta­mente real­iz­za­ta e poi pas­sare alla revi­sione degli stru­men­ti urban­is­ti­ci o è gius­to invece iniziare la sta­gione del­la nuo­va prog­et­tazione sovra­co­mu­nale sul­la base di una sem­plice con­ven­zione tra Comu­ni e poi river­sare tutte le elab­o­razioni nel frat­tem­po approvate nel­la Unione comu­nale? Se si vuole la sovra­co­mu­nal­ità è pos­si­bile far­lo subito.
Un ter­zo prob­le­ma riguar­da i servizi sociosan­i­tari. Se l’ot­ti­ca alla quale guardare fin da ora è il ter­ri­to­rio del­la Val di Cor­nia e del­la Val di Ceci­na allo­ra l’ipote­si di un ospedale nuo­vo uni­co tra la Val di Cor­nia e le Colline met­al­lif­ere è del tut­to super­a­ta (d’al­tra parte era anche impos­si­bile). Lo si riconosca e si pen­si e si lavori ad una gius­ta inte­grazione di ruoli e fun­zioni tra i due ospedali di Ceci­na e Piom­bi­no da subito.
Tre esem­pi che dimostra­no che se si vuole la sovra­co­mu­nal­ità si può par­tire subito. Tre esem­pi che, real­iz­za­ti, sareb­bero la dimostrazione in cor­pore vili che non siamo di fronte anco­ra una vol­ta alle effer­ves­cen­ti inutil­ità, tan­to più effer­ves­cen­ti quan­to più dan­nose, del­la pas­sa­ta leg­is­latu­ra.
Ma come sem­pre è la pro­va dei fat­ti che decide e, come si sa, è la polit­i­ca che è chia­ma­ta a fornir­la.

(Foto di Pino Bertel­li)

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