Buste paga ovvero l’ennesimo pasticcio

PIOMBINO 22 agos­to 2017 — Gov­er­no e Regione dovreb­bero ten­er pre­sente che, per Piom­bi­no e la Val di Cor­nia , oggi sono indis­pens­abili due cose:

  1. un piano ter­ri­to­ri­ale com­p­lessi­vo per lo svilup­po ( siderur­gia, por­to, via­bil­ità e altre infra­strut­ture, agri­coltura, tur­is­mo e altri set­tori indus­tri­ali e del terziario)
  2. la sal­va­guardia di una fonte di red­di­to per i lavo­ra­tori ex-Luc­chi­ni e per tut­ti i lavo­ra­tori che han­no per­so il lavoro (ad esem­pio nell’ indot­to siderur­gi­co) e che, con le loro famiglie, vivono in con­dizioni di povertà; un red­di­to nec­es­sario non solo a garan­tire la soprav­viven­za di migli­a­ia di famiglie, ma che rap­p­re­sen­ta anche una base eco­nom­i­ca di sosteg­no a tut­ta l’ econo­mia cit­tad­i­na, in atte­sa del­la ripresa delle attiv­ità pro­dut­tive.

Nes­suno cre­da che a lavo­ra­tori abit­uati a scam­biare il loro lavoro con un salario, fac­cia oggi piacere soprav­vi­vere di ammor­tiz­za­tori sociali! È una gravis­si­ma perdi­ta di dig­nità (oltre ad una con­sis­tente riduzione di red­di­to) a cui nes­suno si assogget­ta volen­tieri. Ma quan­do al dan­no si unisce anche la bef­fa, allo­ra la situ­azione diven­ta insosteni­bile!!
Ci era sta­to promes­so, con una dram­mat­i­ca tele­fona­ta nel cor­so di una man­i­fes­tazione numerosa e parte­ci­pa­ta, che il gov­er­no ave­va appronta­to uno stru­men­to che avrebbe las­ci­a­to le cose come in prece­den­za, sia in ter­mi­ni ret­ribu­tivi che nor­ma­tivi; ed invece…

  1. Si sono cre­ate tre tipolo­gie diverse di lavo­ra­tori, con tre dif­fer­en­ti sis­te­mi di paga­men­to: diret­ta­mente dall’azienda; esclu­si­va­mente dall’INPS; in parte dall’uno ed in parte dall’altro. Questo san­cisce le liste di pro­scrizione già volute dall’azienda (e accettate supina­mente dal sin­da­ca­to) fin dall’inizio, quan­do non vollero appli­care il prin­ci­pio del­la rotazione. Noi denun­ci­ammo il fat­to fin dall’inizio, inascoltati; ma anche da parte nos­tra c’è sta­ta trop­po poca insis­ten­za. Oggi l’obiettivo deve essere quel­lo di appli­care la rotazione alla ripresa del­la pro­duzione.
  2. Nonos­tante le promesse, anche la dura­ta del nuo­vo ammor­tiz­za­tore sociale, isti­tu­ito col decre­to min­is­te­ri­ale di fine giug­no, rimane non chiari­ta: non abbi­amo nes­suna garanzia sul pro­l­unga­men­to di ulte­ri­ori 14 mesi, il che sig­ni­ficherebbe che anche sul­la dura­ta i pat­ti non ven­gono rispet­tati.
  3. Il sis­tema di paga­men­to mes­so in essere dall’INPS è asso­lu­ta­mente far­ragi­noso ed incom­pren­si­bile dai lavo­ra­tori: dalle prime buste paga con­seg­nate risul­tano spes­so mon­tan­ti ret­ribu­tivi infe­ri­ori a quan­to promes­so di alcune decine, fino a qualche centi­naio, di euro in meno e solo tra un anno sarà pos­si­bile sapere se tut­to ver­rà recu­per­a­to O SE CI SARÀ UNULTERIORE, STRISCIANTE DECURTAZIONE DI SALARIO. Bene fa il sin­da­ca­to, come ha promes­so, a orga­niz­zare una assem­blea con esper­ti che pos­sano fornire infor­mazioni, ma ciò non annul­la la loro respon­s­abil­ità (e quel­la delle forze politiche che pote­vano chiedere mod­i­fiche al decre­to) per aver accetta­to il nuo­vo ammor­tiz­za­tore e soprat­tut­to che questo non venisse antic­i­pa­to dall’azienda (di fat­to a ciò indot­ta dal­la speci­fi­ca for­mu­lazione del­lo stes­so decre­to) arro­gan­dosi il dirit­to di decidere sen­za aver con­sul­ta­to i lavo­ra­tori in una assem­blea. Devono essere ripristi­nate pratiche che rispet­ti­no la democrazia sin­da­cale, chia­man­do i lavo­ra­tori a decidere del loro futuro

Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG

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