Capacità di ascolto per uscire dalla vacuità

Roberto Marini

PIOMBINO 20 gen­naio 2014 — Le prossime elezioni ammin­is­tra­tive pos­sono rap­p­re­sentare per Piom­bi­no e la Val di Cor­nia un pas­sag­gio cru­ciale per un nuo­vo per­cor­so nei rap­por­ti isti­tuzioni-cit­ta­di­ni e per una idea nuo­va del gov­er­no del ter­ri­to­rio e del­la cosa pub­bli­ca, una svol­ta che è pri­ma di tut­to cul­tur­ale e polit­i­ca. Se così non fos­se si aprireb­bero sce­nariche oltre ad aggravare la situ­azione, assai crit­i­ca, dell’economia, creereb­bero un dis­tac­co, già grave, ma sem­pre più mar­ca­to tra gov­er­no isti­tuzionale e reali bisog­ni del­la col­let­tiv­ità. Piom­bi­no e la Val di Cor­nia sono un ter­ri­to­rio in dif­fi­coltà, con la crisi del polo indus­tri­ale il ter­ri­to­rio rischia un proces­so di dis­gregazione, di riduzione delle risorse umane e ambi­en­tali ma anche e soprat­tut­to di cap­i­tale sociale. L’ho sem­pre det­to e lo rib­adis­co, nell’immediato è gius­to difend­ere la fab­bri­ca, attra­ver­so un proces­so di rin­no­va­men­to e bonifi­ca ambi­en­tale e mi auguro che gli ulti­mi seg­nali vadano in ques­ta direzione ma è nec­es­sario, direi indis­pens­abile, pen­sare ad uno sce­nario nuo­vo. L’inseguire una moder­nità stan­ca ricor­ren­do ad accor­di con pri­vati e a logiche di scam­bio, nonos­tante i quo­tid­i­ani annun­ci di svolte epocali, non ha por­ta­to e non porterà a niente. Qual­cosa si era fat­to nel cor­so degli anni ’90 con politiche di diver­si­fi­cazione eco­nom­i­ca (parchi, beni cul­tur­ali, agri­coltura tur­is­mo), cer­to l’occupazione indus­tri­ale si sta­va riducen­do, ma si sta­va forse imboc­can­do la stra­da di un nuo­vo equi­lib­rio, alla ricer­ca di una nuo­va iden­tità per la cit­tà-fab­bri­ca. La mia impres­sione è che negli ulti­mi anni si sia cam­bi­a­to rot­ta: alle politiche ter­ri­to­ri­ali e ad una prog­et­tual­ità sostenu­ta anche dai fon­di europei si è sos­ti­tui­ta una polit­i­ca di accor­di con il gov­er­no nazionale e con pri­vati, su prog­et­ti di forte impat­to ambi­en­tale e di dub­bia valen­za (fanghi di Bag­no­li, ten­ta­ta ven­di­ta a pri­vati del com­p­lesso urbano del­la cit­tà vec­chia, la vari­ante che con­sen­ti­va all’industria di costru­ire nuovi impianti vici­no alla cit­tà, infine gli accor­di con la SAT per trarre van­tag­gi inesisten­ti dal­la costruzione del­la autostra­da tir­reni­ca). Perfi­no il prog­et­to com­p­lessi­vo del sis­tema dei parchi, forse l’esempio più rius­ci­to di diver­si­fi­cazione eco­nom­i­ca gui­da­ta dalle politiche pub­bliche è oggi in dif­fi­coltà, per non dire fal­li­to, per scelte che ne han­no snat­u­ra­to il suo reale ruo­lo. Si potrebbe con­tin­uare con un elen­co impres­sio­n­ante di annun­ci faraoni­ci poi mis­era­mente fal­li­ti. Siamo di fronte ad una evi­dente crisi delle politiche di pro­gram­mazione e del­la sovra­co­mu­nal­ità inte­sa come gov­er­no di area delle prin­ci­pali prob­lem­atiche e servizi. C’è bisog­no oggi di una prog­et­tual­ità pro­pria rin­un­cian­do a logiche di scam­bio che ser­vono solo a nutrire la cat­ti­va polit­i­ca e rilan­cia­re una polit­i­ca di area fon­da­ta sul­la col­lab­o­razione tra autonomie locali e sul val­ore cos­ti­tuzionale del­la parte­ci­pazione demo­c­ra­t­i­ca. Par­tire dal­la soci­età, ecco questo è il vero prob­le­ma che dovrem­mo affrontare nei prossi­mi anni ed è questo il prin­ci­pale com­pi­to che spet­ta al nuo­vo sin­da­co, anche se le pri­marie che si stan­no, spero, per svol­gere a Piom­bi­no si muovono già in direzione con­traria. Par­tire dal­la soci­età deve essere il trat­to dis­tin­ti­vo dei gov­erni locali, ciò sig­nifi­ca che i bisog­ni sociali, i dirit­ti, le atti­tu­di­ni del­la soci­età locale, il cap­i­tale umano devono venire pri­ma dei mec­ca­n­is­mi eco­nomi­ci che ne sono invece la con­seguen­za, il mez­zo per far vivere meglio le per­sone e i ter­ri­tori. Se è vero che esiste una ques­tione gio­vanile, è vero anche che i nos­tri gio­vani pos­sono diventare i pro­tag­o­nisti di un prog­et­to di costruzione del loro futuro, e ciò è pos­si­bile se li coin­vol­giamo, gli offri­amo spazi reali di con­fron­to, li ascolti­amo. Ecco la capac­ità di ascolto, ter­mine inuti­liz­za­to negli ulti­mi anni dalle ammin­is­trazioni locali. E’ una grande sfi­da quel­la che ci accin­giamo ad affrontare, ma è l’unica pos­si­bile per uscire dal­la vacuità, dall’incertezza, dalle man­i­fes­tazioni di ego­cen­tris­mo a cui abbi­amo assis­ti­to fino ad oggi.

(Foto di Pino Bertel­li)

Una risposta a “Capacità di ascolto per uscire dalla vacuità”

  1. Giovanni Adriani says:

    Con­di­vi­do il con­tenu­to del­l’ar­ti­co­lo; l’anal­isi è cor­ret­ta. La rinasci­ta di Piom­bi­no deve par­tire dalle oppor­tu­nità, soprat­tut­to per i gio­vani che han­no più dirit­to degli altri a decidere del loro futuro. La polit­i­ca locale pare ormai fos­siliz­za­ta e ombra del potere cen­trale, da cui ven­gono calate le deci­sioni e i pro­tag­o­nisti, dal­la regione e dal gov­er­no, da cui dipen­dono le nos­tre sor­ti sen­za pren­dere atto delle aspet­ta­tive di una popo­lazione che ormai da trop­po tem­po aspet­ta quelle soluzioni da sem­pre promesse. Un tirare a cam­pare che ormai ha demor­al­iz­za­to e inar­id­i­to le energie del com­mer­cio e del­la pic­co­la impre­sa, tur­is­mo e agri­coltura las­ci­ate ad avven­tur­osi impren­di­tori sen­za alcun sosteg­no. Per non par­lar del­l’in­dus­tria che ormai ver­sa in una situ­azione dram­mat­i­ca. Il quadro esige un cam­bio di rot­ta e chi ha gov­er­na­to fino ad oggi Piom­bi­no non pare abbia inten­zione di eseguire, anche se con estem­po­ranei procla­mi si vor­rebbe con­vin­cere del con­trario. Gli impeg­ni già pre­si e cer­ti inter­es­si non pos­sono essere dis­at­te­si.

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